24 luglio 2025

Alla Milano-Taranto all’età di 93 anni con il figlio su un sidecar Guzzi. “A me piace la velocità”

Silvana Visentin, casa a Segrate, si racconta al “Corriere della Sera”: “Siamo partiti a mezzanotte del 6 luglio da Milano sotto un uragano”

(C.Bott.) Ha 93 anni (li ha compiuti in febbraio) e con il figlio ha attraversato l’Italia su un sidecar Guzzi. E’ la storia, decisamente singolare, di Silvana Visentin, casa a Segrate, nel Milanese, che quest’anno (meglio sarebbe dire, anche quest’anno) ha disputato la Milano-Taranto, rievocazione storica a tappe della leggendaria corsa motociclistica che per Mandello Lario e per i piloti della Casa dell’Aquila si lega al nome dell’indimenticato Duilio Agostini, che quella mitica gara di “endurance” di 1.400 chilometri, su strade all’epoca non tutte asfaltate, la vinse nel giugno 1953 in sella alla sua “500 Dondolino”.

Intervistata dal Corriere della Sera, Silvana Visentin - sarta fin da quando aveva 12 anni - parla proprio della sua ultima impresa vissuta accanto al figlio Fulvio. “Siamo partiti a mezzanotte del 6 luglio da Milano sotto un uragano - dice alla giornalista Elvira Serra - Io, che pure indossavo la tuta impermeabile, sono arrivata a Bologna a mezzogiorno bagnata fradicia. Infatti mi è venuta la tosse… Ma quando mio figlio mi ha proposto di proseguire la tappa in pullman per la pioggia, mi sono rifiutata”.

Da Bologna a Perugia, da Perugia a Fiuggi, da Fiuggi a Paestum, da Paestum a Matera, da Matera a Taranto, il viaggio si è chiuso così una settimana dopo. “Ho cominciato a fare questa gara quando avevo 85 anni - racconta sempre la ultranovantenne - e l’ho saltata soltanto nei due anni del Covid. Mio padre, Domingo Visentin, fabbricava le moto MAS. Quando i miei due figli hanno cominciato a fare la Milano-Taranto, li ho supplicati di esaudire l’ultimo desiderio della loro povera mamma: portare anche me. Così ho regalato loro un sidecar e ora a turno mi portano a spasso”.

Qualche considerazione sui “segreti” della sua longevità (“Quando ho fame mangio, quando non ho fame non mangio e bevo volentieri anche il Campari, se viene un amico a trovarmi”) e sulla sua passione per le motociclette (“a me piace la velocità”), poi Silvana Visentin, nata e cresciuta a Milano in zona Porta Romana, racconta al Corriere i suoi ricordi di guerra. “Quando è cominciata la guerra d’Africa avevo 4 anni - dice - e non posso cancellare l’immagine dei ragazzi affacciati ai finestrini del treno mentre salutavano i parenti: io ero andata alla stazione con mia mamma per accompagnare mio padre, che partiva come volontario sulla tradotta”.

Rievoca anche i bombardamenti, la corsa nei rifugi, le fucilazioni vicino alla loro casa di ringhiera negli anni della seconda guerra mondiale e ammette di non darsi pace per le guerre di oggi: “Quei morti non ci hanno insegnato niente?”. Infine una simpatica ammissione: “Da piccolina mi chiamavano la musona perché non parlavo mai. Ma dopo i 40 ho cominciato e non ho più smesso”.

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