Scrive Luciano Maria Rossi: “Abbiamo una casa di riposo, ci mancano invece un “nucleo Alzheimer” e una “Rsa aperta”. So che ci stanno pensando e spero si faccia presto”
Il mandellese Luciano Maria Rossi ci invia la testimonianza che di seguito pubblichiamo:
Purtroppo ho conosciuto anch’io da vicino la malattia di Alzheimer. È una malattia terribile, che passo dopo passo, ma talora con picchi furiosi, devasta la persona e i rapporti d’affetto.
Non è uguale per tutti. C’è chi è tranquillo, perde un po’ alla volta la memoria e arriva a non sapere più chi è e chi sei tu che lo guardi e se ne sta lì con gli occhi persi seduto in poltrona. Ed è una pena indicibile. Poi c’è chi all’improvviso diventa il contrario di quello che è sempre stato e se era mite e gentile diventa aggressivo, ti insulta, cerca di picchiarti, urla che lo vuoi ammazzare e suona di notte i campanelli dei vicini. Dopo qualche ora torna “normale” e ti riparla con voce tranquilla e affettuosa e non ricorda niente di quello che è successo: due persone opposte che vivono a turno nello stesso corpo e non si conoscono. Sei tu che lo sai e ti prende l’angoscia.
Sappiamo anche che non esiste una cura, bensì dei medicinali che cercano di attenuare i sintomi. Ma anche questi spesso non si riesce a darli a chi rifiuta di prenderli. Anche in questo i familiari hanno bisogno di aiuto.
Cosa si può fare? Ricoverare questi poveri malati? E dove? Ci vogliono i “nuclei Alzheimer”, sparsi qua e là sul territorio nelle Rsa con lunghe liste d’attesa e prezzi fino a 3.000 euro al mese. Ma è giusto rinchiudere lontano dal proprio paese, dove non vedranno più nessuno che conoscono, persone che hanno ancora delle capacità, pur limitate, di azione e relazione? Non significa “ucciderli” prima del tempo? A Mandello un tale nucleo non c’è. So che ci stanno pensando e auspico che lo realizzino al più presto, ma intanto chi ha assoluta necessità di un ricovero deve rivolgersi altrove.
Però tutti dicono che l’ideale sarebbe che i malati possano continuare a vivere, fin che è possibile, nella propria casa, accanto ai propri cari, nelle piccole attività quotidiane, nella rete consueta delle amicizie e rapporti. Per questo è sorto un nuovo servizio, chiamato “Rsa aperta”, per sostenere a domicilio, nelle varie necessità, il malato e i familiari che lo assistono e che da soli non ce la farebbero. A Bellano ad esempio l’hanno istituito, a Mandello non ancora.
È questo il mio richiamo e il senso del mio sfogo. L’Alzheimer e le malattie simili sono oggi troppo diffuse e distruttive di persone e di rapporti perché ci limitiamo ad allargare le braccia. A Mandello attualmente facciamo fatica a tenere a casa i nostri cari colpiti dal male perché non c’è un adeguato sostegno e insieme non possiamo ricoverarli quando la situazione diventa ingestibile perché non c’è un apposito nucleo.
La vita è spesso difficile. Nell’esperienza mia e di tanti altri nelle mie condizioni lo è ancora di più. Sentiamo di aver bisogno che si faccia presto qualcosa. A Mandello abbiamo una casa di riposo. Ci mancano invece un “nucleo Alzheimer” e una “Rsa aperta”.
Luciano Maria Rossi (Mandello Lario)
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