17 novembre 2023

Torresan: “Roberto Colaninno, la Casa dell’Aquila e l’eredità che la sua gestione ha lasciato ai guzzisti”

Roberto Colaninno (1943-2023)

Responsabile ufficio stampa e relazioni esterne della Moto Guzzi dal 2006 al 2014, ha conservato un legame “speciale” con la Casa dell’Aquila. E ora Daniele Torresan ha affidato alla testata "Bicilindrica", la rivista dei guzzisti, questo suo “ritratto” di Roberto Colaninno, presidente e amministratore delegato della Piaggio, morto lo scorso agosto all’età di 80 anni.

La storia tra Roberto Colaninno e la Moto Guzzi non è stata certo un colpo di fulmine paragonabile a quello vissuto con Ivano Beggio. Tra le province dell’Impero Piaggio, Mandello Lario è stata per anni quella più a margine, sebbene tra i 4 stabilimenti del gruppo sia quello più vicino al centro del potere della famiglia Colaninno, ovvero il centro direzionale BO.MA di Mantova.

Fin da subito apparve chiaro che le motociclette non erano il principale interesse del finanziere e imprenditore mantovano. In effetti, dopo la famosa privatizzazione di Telecom, Colaninno aveva messo nel mirino la FIAT e fu costretto a desistere solo di fronte al generoso rilancio della General Motors. La Piaggio rappresentò quindi il piano B per investire le generose plusvalenze generate dalla privatizzazione di Telecom e rientrare nel settore automotive, dove per anni è stato protagonista fondando la FIAAM, un’azienda di successo nel settore dei filtri per auto. Per struttura, dimensioni e importanza, la Piaggio aveva le carte in regola per chi, come Roberto Colaninno, aveva gestito colossi come Olivetti e Telecom.

Ma andiamo per ordine: nel 2003 Colaninno rileva il pacchetto di maggioranza della Piaggio dal fondo di investimento Mgpe (Morgan Grenfell Private Equity) appartenente alla Deutsche Bank. Il piano di Colaninno è chiaro: quotare la Piaggio in borsa entro il 2006.

Il sistema bancario che lo sostiene lo convince a prendersi in carico anche di Aprilia e Moto Guzzi, sommerse dall’indebitamento accumulato nella gestione Beggio. Questo complica la collocazione del titolo, tuttavia l’eredità di Beggio porta in dote anche una gamma di modelli nuovi, sia per l’Aprilia, con i modelli Dorsoduro e Mana, sia per Moto Guzzi con la serie Breva 1100 e Griso e questo, per gli investitori, rappresenta un asset importante.

Nei primi anni, le sue presenze a Mandello sono sporadiche, tanto che la prima vera visita ufficiale in Guzzi  risale a ottobre 2006, alla presentazione della  1200 Sport, nella famosa “Sala delle Coppe”. A Mandello, già nel 2005, ha inviato un suo uomo di fiducia, Daniele Bandiera, supportato da una squadra di dirigenti che gli forniscono le informazioni necessarie sull’andamento dell’azienda.

Il manager torinese, ex amministratore delegato dell’Alfa Romeo, annuncia di triplicare la produzione e i profitti, centrando però solo il primo dei due obiettivi. Infatti, delle oltre 10.000 moto prodotte nel 2006, la maggior parte rimase dietro le vetrine o nei depositi dei concessionari per anni, prima di trovare un cliente. Complice anche la crisi del mercato del 2008, la Moto Guzzi ritorna alla produzione dei tempi bui, tra le 3.000 e 4.000 unità annue.

Daniele Torresan

Il problema viene affrontato con una dolorosa ristrutturazione industriale: Moto Guzzi viene incorporata in Piaggio. In gergo tecnico viene effettuata una fusione per incorporazione, ma chi ha vissuto quel periodo sa che in pratica la Moto Guzzi, come tutti la conoscevamo, smette di esistere. Il reparto esperienza, la direzione tecnica, il commerciale, il marketing e tutte le funzioni non strettamente legate alla produzione vengono spalmate tra le varie sedi Piaggio di Noale, Milano e Pontedera. 

La comunità locale, gli appassionati, i dipendenti, le R.S.U. e anche il sindaco di Mandello Riccardo Mariani, preoccupati per il possibile trasferimento anche della produzione della Guzzi si uniscono in un movimento di contestazione, battezzato “Moto di protesta” il cui logo è un’Aquila visibilmente infuriata.

L’energia del movimento arriva su tutti i tavoli su cui è attivo l’imprenditore mantovano, da Mantova a Milano, da Pontedera a Roma: Roberto Colaninno è noto per essere persona molto riservata e non ama certo le manifestazioni di piazza e gli scontri sindacali. Preoccupato per una possibile deriva inizia a dare segnali per rassicurare quanti temono per il futuro della Guzzi. Nel 2009 lascia carta bianca a Pierre Terblanche di creare tre prototipi Moto Guzzi, realizzati in meno di tre mesi. L’anno successivo, all’assemblea degli azionisti comunica un investimento di 25 milioni per nuovi modelli Guzzi, dai quali nacquero la California 1400, la nuova gamma V7 (Stone, Classic, Racer), la Stelvio e Norge 8V.

Le vendite iniziano a ripartire, soprattutto grazie alla V7, e anche la sua presenza  a Mandello si fa più frequente. Partecipa alle “GMG” dei 90 anni della Moto Guzzi  e annuncia più volte masterplan per lo stabilimento di Mandello, sebbene la maggior parte degli stabilimenti del gruppo siano in eccesso di capacità produttiva.

Nella seconda meta del 2010, nonostante i primi problemi di salute, non fa mancare la sua presenza alle principali presentazioni Moto Guzzi. Nel frattempo l’azienda continua ad azzeccare modell, e con la V85 ottiene un successo inatteso quanto meritato. Per i 100 anni del marchio arriva anche la nuova piattaforma V100 che porta in dote un nuovo motore, mettendo fine a un’attesa durata mezzo secolo. Per ultimo l’attesa ristrutturazione dello stabilimento proposta dall´architetto americano Greg Lynn, che pare sia definitivamente partita.

Va quindi dato atto a Roberto Colaninno come Moto Guzzi stia vivendo il periodo di stabilita più lungo degli ultimi 50 anni, anche se al prezzo di perdere la sua identità di fabbrica indipendente. Tuttavia, come avrebbe fatto lui stesso, lasciamo che siano i numeri a parlare: nel 2004 la Guzzi produceva 4.000 moto all’anno, oggi supera ampiamente le 16.000 unità con una gamma di modelli moderni e coerenti con la tradizione del marchio. Tra i marchi italiani, nessuno ha saputo far meglio negli ultimi 20 anni. Questa è l’eredità che la gestione di Roberto Colaninno ha lasciato a tutti i guzzisti.

Daniele Torresan


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