31 ottobre 2023

“I giardini di Mandello Lario, la flessibilità dell’intelligenza e il senso profondo della democrazia”


Storia della Gera e dei giardini di Mandello Lario atto secondo. Quella che segue è appunto la seconda e ultima parte della sintesi redatta da Luciano Maria Rossi.

Dicevamo della sollevazione dei cittadini nel 1928 contro l’accordo tra il podestà Garcea e Falck, che avrebbe privatizzato l’area del giardinetto pubblico. Abbiamo quattro documenti di protesta con tutte le firme: uno del segretario locale del fascio (contro il podestà), uno di mandellesi comuni, un terzo di frontisti e l’ultimo di imprenditori.

Andrebbero letti per intero, tanta è la loro intensità, ma qui basta ricordarne, anche per la loro modernità, alcune frasi: “Non è da trascurare l’affettività che la popolazione porta a dette aree”, oppure “mentre poi tutti i Comuni cercano ogni mezzo per ampliare le aree pubbliche, è un assurdo che proprio in questo si vogliano ridurre le stesse con evidente danno pel Comune”, o anche “…il danno che deriverebbe a questo paese di villeggiatura dalla soppressione dell’unica area a verde di pubblico accesso”.

La reazione popolare ha successo. Garcea e Falck un po’ tergiversano, poi capiscono che la situazione è pesante e che conviene fare un passo indietro. Il giardinetto è salvo e può guardare al futuro, mentre l’argine sulla sponda sinistra del Meria aspetterà.

Comincia così l’espansione dei giardini. Nel 1937 dovevano già essere qualcosa di importante, perché ne abbiamo una descrizione dal sapore quasi poetico: “Corona Mandello, in riva al lago, un largo prato ombreggiato a fresco, recentemente sistemato a giardino, adibito a posto di riposo e di svago dei cittadini, essendo contornato da panchette ed intramezzato da viali ombrosi. E’ continuamente frequentato di giorno fino a sera inoltrata dalle mamme con i loro bambini”.

In realtà a scrivere sono padri e madri di famiglia che contestano il lido costruito tre anni prima proprio lì a fianco, sulla riva della Poncia allora pochissimo sporgente. La contestazione riguarda i costumi succinti dei bagnanti e la pericolosità delle acque.

Quel lido, comunque, durerà poco. Subito dopo la guerra passerà sull’altra sponda, dov’è adesso, prima affiancando la colonia elioterapica che esisteva dal 1930 poi, intorno al ’60, sostituendola completamente. Cambiavano i bisogni nella società e la Gera ne coglieva l’evoluzione.

Intanto i giardini inizieranno con il boom economico-edilizio il loro periodo d’oro, grazie ad amministratori e giardinieri avveduti. Saranno riorganizzati e arricchiti, ben tenuti e curati in ogni dettaglio. Una gioia per mandellesi e turisti. Mancava però la Poncia, che nel frattempo si allungava con lo scarico a lago dei materiali provenienti dagli scavi, consuetudine che fece anche una vittima, il giovane Gianola finito con il suo camion nell’acqua, in quel tratto molto profonda.

Nel ‘93 si pose fine all’estrazione di sabbia e sassi, rumorosa e polverosa, e i nostri bei giardini poterono dopo quasi un secolo raggiungere il Meria, loro meta naturale, su cui si affacciano dirimpetto al lido, con il fiume in mezzo. Che felice collaborazione tra natura e opera dell’uomo!

Un’ultima cosa resta da dire sulla sponda destra, dove accanto al lido che qui ha trovato la sua collocazione ottimale troviamo anche il campo da calcio. Come mai proprio lì, su un’area oggi ambita per altre destinazioni? Semplice: perché nel 1935, quando fu costruito dalla Moto Guzzi per dipendenti e familiari, quel terreno non valeva niente, “un incolto sterile soggetto alle alluvioni del torrente”. Il Meria, anzi, fino a non molti anni prima, nel suo vecchio corso, vi scorreva addirittura nel mezzo. Il campo, secondo gli accordi, restò per trent’anni in concessione alla Guzzi al prezzo simbolico di una lira all’anno, poi passò al Comune.

Ora siamo nel Duemila e alcune cose in Gera sono cambiate: area parcheggio-feste-mercato, dune e pista per skate, sala polifunzionale per citare soltanto le principali. Ma l’impostazione di fondo, almeno fino a tre anni fa, era su per giù la stessa: giardini pubblici su una sponda, lido sull’altra. Rispondono a bisogni diversi ma complementari. Il lido tra l’altro ha ampi margini di sviluppo, con tutta l’area dismessa dal vellutificio (più eventualmente quella del campo sportivo) in attesa di un saggio utilizzo, anche balneare-ricreativo.

Restano i problemi da affrontare: la transizione verde richiesta dai cambiamenti climatici e l’aumentato numero dei gitanti nei fine settimana. Dobbiamo scegliere al meglio, con la flessibilità dell’intelligenza e il senso profondo della democrazia, e tenere insieme le esigenze primarie della comunità mandellese, vera “proprietaria” dei giardini, e quelle di chi viene a visitarci. Non possono essere le transenne, o altre barriere, a escluderci da quello che è nostro!

Dal sogno del 1902 i giardini sono sempre stati un’oasi pubblica di pace e bellezza. Continuiamo a voler loro bene, con la cura e l’attenzione di un tempo, spazio dell’anima per noi ed eccezionale richiamo per quel turismo di qualità che desideriamo. Facciamo crescere bene la nostra piccola storia.

Luciano Maria Rossi

Nessun commento:

Posta un commento