07 gennaio 2024

I partigiani fucilati in località Montagnetta di Fiumelatte. “Senza la pace nessuna rinascita è possibile”

Roberto Citterio dell’Anpi: “Senza una volontà di trattare, necessariamente con il proprio nemico, la risposta diventa la guerra”. Il sindaco di Varenna: “La memoria non è un monumento di bronzo, una lapide di marmo, ma vive nel rito comunitario di un popolo che in essa si riconosce”

(fotoservizio Roberto Brembilla)
 

Si è tenuta oggi in località Montagnetta di Fiumelatte la commemorazione dei sei partigiani fucilati l’8 gennaio 1945 dai fascisti delle Brigate nere di Colico, che simularono un attacco partigiano poi smentito dalle relazioni ufficiali della stessa Guardia nazionale repubblicana di Bellano. I loro nomi: Carlo Rusconi (nato nel 1920 a Vendrogno), Ambrogio “Lupo” Inverni (classe 1914, originario di Bellano), Domenico Pasut (nato nel 1922 a Mandello Lario), Giuseppe “Beppe” Maggi (nato nel 1924 a Lecco), Virgilio “Ciccio” Panzeri (nato nel 1924 a Lecco) e Carlo Bonacina (classe l921, a sua volta lecchese).

Presenti le bandiere e i labari del gruppo Ana di Varenna e di alcune sezioni Anpi della provincia, alla cerimonia hanno partecipato i sindaci di Bellano, Antonio Rusconi, Mandello Lario, Riccardo Fasoli, e Varenna, Mauro Manzoni. Con loro il presidente provinciale dell’Anpi, Enrico Avagnina, e per il Comune di Lecco Alberto Anghileri.


Nel suo intervento il presidente della sezione “Lario orientale” dell’Associazione partigiani, Roberto Citterio, ha ricordato quei tragici eventi e sottolineato come la commemorazione faccia ripensare a quel triste periodo della nostra storia. “La dittatura fascista, basata sulla violenza e sulla repressione della libertà di opinione, la violenza che durante la guerra di Liberazione diventò ferocia nei confronti dei partigiani - ha detto - deve farci riflettere sul grande debito di riconoscenza che tutti noi abbiamo nei confronti di chi ha sacrificato la propria vita per consentirci di vivere in una società libera”.

Ai nomi dei fucilati quest’anno si è aggiunto quello della mandellese Adriana Pasut, sorella di Domenico, deceduta nel settembre 2022 all’età di 98 anni, alla quale il Comune di Mandello ha attribuito la civica benemerenza. “Adriana - ha sottolineato Citterio - ha rappresentato quella parte di popolazione che pur senza imbracciare le armi svolse un prezioso lavoro di supporto ai partigiani combattenti, nascondendoli, fornendo loro cibo e trasportando armi e messaggi. Un’attività poco visibile ma non per questo meno pericolosa e troppo spesso sottaciuta, soprattutto considerando che fu svolta in massima parte da donne, che rischiarono non soltanto la vita ma anche l’oltraggio di ignobili violenze sessuali”.

Il rappresentante dell’Anpi ha poi ricordato come commemorare significhi condividere una memoria. “Cosa condividiamo con questi patrioti? - ha affermato - Soprattutto il loro lascito, cioè la Costituzione e la volontà di pace costruita su un’Europa unita. Davanti a noi si è riaperto il conflitto tra le due anime dell’Europa politica moderna: quella dei nazionalismi, con il suo carico di odi, pregiudizi e muri, e quella dell’integrazione fondata sulla pace. Ora sembra che la parola pace venga associata a un cedimento politico o, peggio, etico e morale. Ma senza la pace nessuna rinascita è possibile. Senza una volontà di trattare, necessariamente con il proprio nemico, la risposta quasi per inerzia diventa la guerra. Ha detto in questi giorni il presidente Mattarella: “Il mondo in questi decenni è cambiato, ma l’esito dei conflitti non gli recherebbe mai un ordine più rispettoso e più giusto”. Pensiamo che il destino dell’Europa viva qui”.

“Ma se pensiamo che democrazia, laicità, il dialogo tra le religioni e la convivenza tra popoli diversi non debbano venire affondati per un tempo infinito - ha continuato - allora l’Europa va rifondata su questo terreno, perché in una storia che sdogana la guerra come arbitro dei conflitti anche la giustizia sociale, i diritti nel lavoro, le libertà individuali e il ruolo degli Stati perdono la loro forza. E queste considerazioni collegano la lotta per la pace e la nostra Costituzione”.

Roberto Citterio ha quindi fatto cenno al confronto politico sul premierato elettivo. “In questa prospettiva - ha detto in proposito - vale la pena porsi una domanda: può una riforma di contenuto soltanto elettorale avere conseguenze sulle grandi emergenze del Paese, cioè sulla capacità di contrastare le disuguaglianze e di perseguire uno sviluppo inclusivo? Taluno ipotizza che il sovraccarico di domande che investe le società moderne debba essere affrontato con un maggior potere che rafforzi la governabilità. Nelle democrazie maggioritarie cresce la personalizzazione politica, che a sua volta indebolisce, anziché favorire, la partecipazione e, con essa, la capacità di prendere decisioni appropriate per contrastare le disuguaglianze con una redistribuzione efficace. Dopo un po’ di tempo, però, se le risposte non arrivano gli elettori se ne vanno e così si assiste alla crescita dell’astensionismo, con un ulteriore indebolimento della democrazia”.

“In un tempo segnato da molteplici crisi - ha continuato l’esponente dell’Anpi - riemerge oggi, soprattutto dal basso, il desiderio di scelte e di politiche che parlino di solidarietà, di responsabilità collettiva, di uguaglianza. C’è ancora e sempre ci sarà qualcosa di più grande degli individui singolarmente presi: il sociale come spazio di conflitti collettivi da affrontare e di pratiche di solidarietà, spazio che è possibile modellare attraverso più partecipazione e, quindi, più politica. Ecco, far vivere ancora la Costituzione nel 2024 significa anche questo: in poche parole pace, Europa unita e solidale, più partecipazione e più uguaglianza sociale”.

“La memoria non è un monumento di bronzo, una lapide di marmo - queste invece le parole del sindaco di Varenna, Mauro Manzoni - ma vive nel rito comunitario di un popolo che in essa si riconosce. Una memoria che è innanzitutto conoscenza del passato, necessaria per trarre insegnamento e capire l’oggi, una memoria che è testimonianza, cura, costanza e dedizione, che vanno di pari passo con la capacità della sua trasmissione alle nuove generazioni per perpetuare i valori della Resistenza, successivamente messi per scritto nella nostra Carta costituzionale. L’impegno per ognuno di noi è consegnare ai giovani d’oggi la testimonianza di questa lotta dell’umano contro il disumano, di questi eventi atroci e spaventosi vissuti da altri, che siano sempre vivi nel risvegliare le coscienze di ciascuno contro l’insensatezza della guerra”.








 

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