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| Luigi Mainetti, il "Pizioli", classe 1918. |
(C.Bott.) “Come Gruppo alpini di Mandello Lario abbiamo voluto rendere onore alla memoria del sergente Luigi Mainetti, detto “Pizioli”, uno dei reduci della campagna di Russia. Durante la drammatica ritirata si distinse per gesti di eroismo estremo, che meritano di essere ricordati con profonda gratitudine”. Con queste parole il capogruppo delle penne nere mandellesi, Claudio Bianchi, ha ufficializzato ai soci alpini la presentazione della candidatura di Luigi Mainetti, il “Pizioli”, per il conferimento della civica benemerenza “Grigna d’oro”.
“Abbiamo inoltrato al Comune la richiesta di conferirgli alla memoria la benemerenza - scrive Bianchi - quale segno tangibile di riconoscenza della comunità mandellese verso un proprio figlio che ha incarnato fino in fondo lo spirito di sacrificio e di solidarietà alpina”. Ad accompagnare la richiesta una ricca documentazione che ripercorre la vita e l’operato di Mainetti e che testimonia le ragioni della proposta formulata dal Gruppo alpini.
Premesso che “Pizioli” faceva parte di quella categoria di uomini ai quali si lega il ricordo delle tristi giornate passate prima sul fronte occidentale poi in Albania, per continuare in Grecia e infine con la campagna di Russia e la disastrosa ritirata da quel suolo, le penne nere ricordano che Luigi Mainetti - morto nel 2003 - era nato il 1° aprile 1918 a Las Rosas, in Argentina, figlio di Onorato e Maria Galbiati, emigrati come tanti altri italiani verso il suolo sudamericano.
Del caporal maggiore Luigi Mainetti, capopezzo del 3° pezzo d’artiglieria della 33.ma batteria del Gruppo Bergamo, vengono ricordati alcuni episodi fedelmente riportati nel libro “Tutti i vivi all’assalto” di Alfio Caruso e “Nikolajewka c’ero anch’io” di Giulio Bedeschi. L’impresa, però, che lo collocherà nell’albo degli eroi fu raccolta da Luigi Conato e riportata in due articoli apparsi sul periodico trimestrale della sezione Ana di Lecco.
Mainetti si presenta alla visita di leva al distretto di Como il 10 maggio 1938. Dichiarato abile, viene collocato in congedo illimitato in attesa della chiamata alle armi che avverrà il 4 aprile 1919 con l’assegnazione alla 32.ma batteria del 2° Reggimento artiglieria alpina, Gruppo Bergamo, di stanza a Merano. Il 20 maggio dello stesso anno viene nominato “soldato scelto” e il 20 agosto promosso caporale.
Trattenuto alle armi perché la nazione era in stato di guerra, viene aggregato alla 28.ma compagnia del Battaglione “Valcamonica” e mobilitato in zona di guerra sul fronte occidentale. Il 22 giugno 1940 il battaglione è schierato al Colle del Longet. Assieme al Battaglione “Val d’Intelvi” scende in fondo alla Vallée de l’Ubaye, raggiungendo tre giorni dopo gli obiettivi assegnati in territorio francese.
Il 31 ottobre 1940, cessate le ostilità con la Francia, il Battaglione “Valcamonica” viene sciolto e Mainetti rientra nei ranghi del Gruppo Bergamo del 2° Reggimento artiglieria da montagna e assegnato alla 33.ma batteria. Il 19 novembre 1940 il Gruppo Bergamo si imbarca a Brindisi destinazione l’Albania. L’11 dicembre la 33.ma batteria agevola la conquista da parte del Battaglione “Edolo” del famigerato monte Varr i Lamit.
Il 4 luglio 1941 si imbarca per l’Italia, raggiungendo il giorno successivo il porto di Bari. Il 15 marzo 1942 viene promosso caporal maggiore e inviato in licenza straordinaria di 30 giorni. Il 26 luglio del ‘42 il Gruppo Bergamo parte per la campagna di Russia: le artiglierie vengono schierate sul fronte del Don. Il 1° novembre Luigi Mainetti viene nominato comandante di squadra, ovvero capopezzo del 3° pezzo della 33.ma Batteria, un obice Skoda del 1915. Le sue qualità di puntatore vengono subito messe in evidenza: invitato da un suo superiore a direzionare i tiri su alcuni bersagli avversari, ignorerà le coordinate assegnategli e, agendo con il proprio istinto, riuscirà a centrare gli obiettivi preposti, meritandosi contemporaneamente una punizione e una lode.
Iniziato il ripiegamento, le batterie del Gruppo Bergamo vengono impegnate nelle battaglie di Scheljakino, Nikitowka e Arnautowo, perdendo uomini e pezzi ma riuscendo comunque a conservare integro e funzionante il 3° pezzo, risultato determinante nella battaglia del gennaio 1943 a Nikolajewka.
Rientrato in Italia, il 16 luglio 1943 “Pizioli” viene promosso sergente. L’armistizio dell’8 settembre trova Mainetti nella sua abitazione a Mandello in licenza di convalescenza di 40 giorni. Non essendo intenzionato, per sua scelta, a proseguire le ostilità a fianco dei nazifascisti, si dà alla macchia sulle montagne del territorio, sfuggendo più volte ai rastrellamenti delle squadre naziste.
Il 1° febbraio del ‘44 entra ufficialmente a far parte delle forze di resistenza partigiana alla 89.ma Brigata Poletti con le mansioni di caposquadra e il grado di maresciallo, partecipando a parecchie azioni militari e al recupero di armi e materiali paracadutati dagli alleati. Il 1° giugno 1944 viene nominato comandante di battaglione con il grado di tenente, ruolo che manterrà fino alla liberazione del 25 aprile 1945. Terminate le ostilità belliche, verrà collocato in congedo illimitato il 15 ottobre 1945.
Luigi Mainetti verrà decorato con doppia croce “al merito di guerra” assegnategli in data 2 febbraio 1983 rispettivamente per la campagna di Albania-Grecia e per la campagna di Russia. Riceverà anche il diploma d’onore al combattente per la libertà d’Italia rilasciato il 30 giugno 1985 a firma del presidente della Repubblica Sandro Pertini, recapitato con le felicitazioni dell’allora ministro della Difesa Giovanni Spadolini. Rifiuterà invece la nomina al grado di capitano proposta per lui dalle Unità combattenti partigiane ritenendo di aver chiuso con ogni esperienza di tipo militare.
Luigi Mainetti ha lavorato alla “Carcano” e dedicato gran parte del proprio tempo libero alla chiesetta di Prada, partecipando nei primi anni Sessanta alla realizzazione del piccolo edificio religioso e successivamente alla sua conservazione. Il consiglio direttivo del Gruppo alpini di Mandello nel marzo 1998 lo nomina presidente onorario.

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