07 gennaio 2024

8 gennaio 1945, sei partigiani uccisi a Fiumelatte. Stamattina cerimonia in località Montagnetta

Omaggio floreale alla lapide che ricorda Carlo Bonacina, Giuseppe Maggi e Virgilio Panzeri, lecchesi di Rancio, Ambrogio Inverni di Bellano, Domenico Pasut di Mandello Lario e Carlo Rusconi di Vendrogno

(C.Bott.) L’Anpi di Lecco, in collaborazione con i Circoli “Libero pensiero” e “San Pio X” di Rancio e con l’adesione delle amministrazioni comunali di Lecco, Bellano, Varenna e Mandello Lario, ricorda oggi il 79.mo anniversario della fucilazione - avvenuta in località Montagnetta di Fiumelatte - dei partigiani Carlo Bonacina, Giuseppe Maggi e Virgilio Panzeri, lecchesi di Rancio, Ambrogio Inverni di Bellano, Domenico Pasut di Mandello Lario e Carlo Rusconi di Vendrogno, di età compresa tra i 21 e i 31 anni.

Il programma prevede alle ore 10 la posa di un omaggio floreale alla lapide collocata sul luogo della fucilazione e gli interventi di un esponente istituzionale e di un rappresentante dell’Associazione partigiani.

Sono le 5.30 dell’8 gennaio 1945, un gruppo di brigatisti neri irrompe nella prigione di Bellano e si impadronisce di sei detenuti. Pochi minuti più tardi altri elementi delle Brigate nere simulano un attacco e in località Montagnetta di Fiumelatte bloccano il camion diretto a Como. I prigionieri vengono fatti scendere, posti contro la roccia a monte della strada e uccisi con raffiche di mitra.

Domenico Pasut, classe 1922.

L’avvocato Paolo Porta, comandante dell’XI Brigata nera “Cesare Rodini”, inquadra l’episodio in modo ben diverso: “Stamattina alle ore 6 un nostro camion trasportante prigionieri a questo Comando di Brigata è stato attaccato da ignoti nei pressi di Fiumelatte. L’attacco è stato respinto. Durante il conflitto vengono uccisi sei prigionieri. Da parte nostra un ferito leggero”.

Ricevuto in udienza da Benito Mussolini, Porta scagiona i suoi uomini e accredita la tesi dell’imboscata. La verità dei fatti viene ristabilita dal sottotenente Fortunato Garzola, comandante del plotone Gnr di Bellano, in un rapporto redatto tre giorni dopo l’eccidio: “…I sei sono stati fucilati da uomini della locale Brigata nera durante la loro traduzione a Como in seguito a una simulata aggressione da parte di altri elementi delle Brigate nere, ciò allo scopo di sopprimere i suddetti elementi ribelli prima di consegnarli all’Ufficio politico della Brigata di Como dalla quale si aveva la sensazione che sarebbero stati rimessi in libertà per ordine della Questura di Como che aveva già rilasciato ad alcuni la carta di libera circolazione”.

Adriana Pasut, scomparsa nel 2022, riceve dal colonnello Attisano la "croce" alla memoria del fratello Domenico.

 

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