12 marzo 2025

Mandello Lario. I 102 anni di Michele Zucchi, nel 1943 scampò all’eccidio della divisione “Acqui”

Michele Zucchi, oggi al taguardo dei 102 anni.

(C.Bott.) Scampato nell’autunno del ‘43 all’eccidio della divisione “Acqui” a Cefalonia, a lui l’associazione che riunisce superstiti, reduci e famiglie dei caduti di quella stessa divisione aveva consegnato nel 2019 due croci al merito di guerra. La cerimonia si era tenuta in sala consiliare a Mandello Lario. Due croci attribuitegli dal Comando militare esercito “Lombardia”: una per la campagna 1940-43, l’altra per quella che va dal ’43 al ‘45. Due riconoscimenti giunti a distanza di oltre 70 anni dagli eventi che ebbero per protagonista proprio l’artigliere mandellese.

Oggi Michele Zucchi, mandellese, compie 102 anni. E’ nato infatti il 12 marzo 1923 da Ambrogina e Gerolamo Zucchi. La sua era una famiglia contadina, lui il maggiore di sei figli, rimasto orfano di madre all’età di 15 anni. Partito per il servizio militare, Michele fu inviato a Cefalonia con la Divisione “Acqui”. Dopo l’8 settembre del ‘43 visse i momenti più tragici della Divisione: il rifiuto dell’umiliazione di una resa ai tedeschi, i bombardamenti aerei e i giorni di resistenza, quindi la resa. Portato in Russia, lui e altri militari italiani si ritrovarono prigionieri a fasi alterne prima dei tedeschi poi dei russi.

Fu tra i prigionieri ad Argostoli, venne a sapere della fucilazione degli ufficiali alla “casetta rossa” e fu tra i soldati deportati su due navi, una delle quali venne affondata (dei 1.300 militari italiani imbarcati se ne salvarono 306). Lui cadde in mare, ma fu salvato dall’equipaggio della seconda nave che trasportava altri prigionieri italiani.

Il 20 ottobre 1943 dal Pireo giunse in treno ad Atene, dove venne lasciato con gli altri compagni per otto giorni senza acqua né cibo. I sopravvissuti furono deportati in treno a Lublino, nella Polonia orientale. Il 6 gennaio 1944 vennero trasferiti vicino a Minsk, poi in Ucraina. A fine 1944 fu destinato a Königsberg (cittadina situata nella Prussia orientale), a quel tempo sul fronte russo-tedesco. A fine gennaio del ‘45 venne catturato due volte dai russi e altrettante dai tedeschi, che lo inviarono a Danzica a lavorare nelle trincee.

Liberato il 9 marzo dai russi, fu portato a Sluch, a sud di Minsk, in un campo di concentramento. Il 12 settembre, sempre del ’45, partì per l’Italia e giunse a Mandello il 3 ottobre.

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