A Mandello Lario le penne nere si sono ritrovate ieri sera al monumento in piazza Garibaldi e hanno letto il messaggio del presidente nazionale dell’Ana, Sebastiano Favero
(C.Bott.) La tradizione si è rinnovata anche quest’anno. E così ieri sera alle 19 le penne nere del gruppo Ana di Mandello Lario si sono ritrovate al monumento ai caduti in piazza Garibaldi per leggere (e ascoltare) il messaggio del presidente nazionale Sebastiano Favero scritto in occasione della ricorrenza del IV Novembre e per ricordare chi ha sacrificato la propria vita per la patria e la libertà. Una trentina gli alpini presenti e tra loro anche Rina Compagnoni Molteni, madrina del gruppo Ana.
“Cari alpini - era la premessa del presidente - 107 anni sono trascorsi dalla fine della prima guerra mondiale. Per onorare quanti sacrificarono la loro vita sui confini della patria, ci ritroviamo ancora, saldi nei nostri ideali, davanti ai monumenti che ricordano i nostri caduti e la nostra storia”.
Poi subito un riferimento alla situazione attuale: “Le gravissime tensioni internazionali non accennano a diminuire. Sembra quasi che il mondo sia sordo alle richieste di pace e di civile convivenza che vengono dalle genti: ma è proprio per questo che il nostro appuntamento si carica di maggiori e importanti significati. Il IV novembre è la Giornata delle forze armate e dell’unità nazionale e noi, in primo luogo, vogliamo ribadire il nostro fermo attaccamento ai valori di solidarietà, servizio, spirito di sacrificio e amore per la pace che hanno fatto e fanno grande la nostra associazione”.
Quindi altri riferimenti di Favero al ruolo prezioso da sempre svolto dalle penne nere: “In questi anni abbiamo celebrato traguardi importanti come, nel 2022, il 150.mo di fondazione del Corpo degli alpini e nel 2019 il secolo di vita dell’Ana. Abbiamo anche affrontato impreviste e gravissime difficoltà, come la pandemia di Covid 19: tanti nostri “veci” hanno risposto “presente” e sono scesi in campo senza timori accanto ai nostri fratelli in divisa, realizzando in una settimana anche il “miracolo” dell’ospedale alla Fiera di Bergamo, basato sul nostro ospedale da campo che proprio in questi giorni ha “celebrato” i suoi 40 anni di vita”.
Infine altri accenni all’attualità e un appello: “Purtroppo la storia ci presenta ogni giorno situazioni che contrastano con le logiche di umanità che dovrebbero ispirare alla convivenza fraterna. Cosa possiamo fare noi, allora? Innanzitutto continuare con il nostro impegno, sulle tracce dei nostri padri, tenendo vivo il ricordo di quanti sono caduti per offrire a chi sarebbe venuto dopo di loro un futuro migliore. Lo dobbiamo soprattutto ai giovani, troppo spesso disorientati e bisognosi proprio di tutti quei valori che reggono il nostro operare”.
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