05 novembre 2023

E' la giornata dell’unità nazionale. “Mandello Lario è un libro aperto che ci racconta la storia”

Al monumento ai caduti il discorso del sindaco, Riccardo Fasoli, e in “San Lorenzo” gli appelli alla pace da parte degli alunni dell’Istituto scolastico “Santa Giovanna Antida”


(C.Bott.) Libertà. E pace. Due valori mai come oggi così in discussione. E così in pericolo. Libertà e pace, due valori da salvaguardare, ricordando anche coloro i quali hanno dato la vita per un ideale di patria e di attaccamento al dovere.

A Mandello Lario le cerimonie del IV Novembre si sono svolte oggi nel segno di quei due princìpi irrinunciabili. A farsene interpreti non soltanto le istituzioni ma anche gli alunni dell’Istituto scolastico “Santa Giovanna Antida”, presenti alla celebrazione eucaristica che si è tenuta nell’arcipretale di San Lorenzo e alla successiva commemorazione davanti al monumento ai caduti.

“Nel mondo ancora troppi popoli non hanno una patria sicura”, hanno detto durante la messa, invitando alla preghiera affinché non abbia a prevalere l’egoismo e perché “il Signore ci aiuti a essere operatori di pace”.

Al termine della cerimonia religiosa, quattro di loro hanno salito i gradini che conducono all’altare e rivolti verso i fedeli hanno srotolato ciascuno una “pergamena”. Su ognuna vi era riportata una lettera, fino a formare la parola “pace”.

Quindi altri messaggi di tolleranza e di concordia, poi tutti in corteo fino al monumento ai caduti, accompagnati dalle note del corpo musicale mandellese.

 

La benedizione impartita da don Giuliano Zanotta, l’inno di Mameli, la deposizione della corona di alloro e il discorso commemorativo del sindaco. Cosa ci rimane del sacrificio dei nostri soldati caduti per difendere la patria? Cosa ci rimane di quel tempo e di quei valori? “Sul nostro territorio - ha premesso Riccardo Fasoli - innanzitutto alcuni segni significativi: i due monumenti ai giardini pubblici e in piazza della Vittoria, il parco delle Rimembranze presso il cimitero di Olcio, il monumento a Somana, le lapidi di Molina, di Olcio e in piazza Giovanni XXIII. Poi le numerose vie riconducibili alla “grande guerra” fino a fare di Mandello Lario un libro aperto che ci racconta la storia”.

Il primo cittadino ha citato via XXIV Maggio, via Monte Rosso, via Monte Sabotino in zona Villaggio Guzzi, via Monte Santo e via Montello a Molina. Poi via Piave a Olcio, strada Monte Grappa, salita San Michele del Carso, via Vittorio Veneto a Maggiana e piazza IV Novembre a Molina.

“Terminata la guerra - ha detto ancora il sindaco - non mancarono le intitolazioni alla vittoria. Una è piazzetta della Vittoria a Somana, l’altra quella in zona Motteno,  insieme al monumento del comune di Rongio, a viale Combattenti e a viale Rimembranze, oggi via degli Alpini. Non mancano le doverose intitolazioni a due capi di stato maggiore impegnati nella guerra: Luigi Cadorna, con la piccola via in fregio alla chiesa di Sant’Eufemia a Olcio, e Armando Diaz. Sono poi ricordati due patrioti speciali: Nazario Sauro, ufficiale della Marina militare austriaca nato a Capodistria che, allo scoppio della guerra, si arruolò con gli italiani, e Cesare Battisti, nato a Trento, allora in territorio austro-ungarico, parlamentare a Vienna, arruolatosi negli alpini italiani”.


Quindi un pensiero per gli 87 mandellesi, cui ne vanno aggiunti altri quattro, morti nel primo conflitto mondiale. “Giovani figli di un piccolo paese prevalentemente di contadini - ha specificato - che dell’Italia unita sapevano poco. Al contrario di oggi, all’epoca la società dava meno valore alla vita del singolo, all’io. Si era nelle mani di Dio e della provvidenza. Non che la vita non contasse, ma non vi erano differenze tra il valore della propria e quella degli altri. Oggi cosa possiamo dire? Abbiamo gli stessi valori? Abbiamo le stesse visioni? In una società sempre più slegata, i valori cristiani, da sempre fondamento della nostra cultura, sembrano essere passati di moda: troppo impegnativi, troppo antichi. Mi domando e vi domando: siamo però stati in grado di soppiantarli con qualcosa di altrettanto valore? Quali diversi insegnamenti ed esempi concreti di abnegazione, altruismo, rispetto e impegno riusciamo a trasmettere ai nostri figli o ai nostri nipoti?”.


Infine altri richiami al mondo di oggi. “La società si sta disgregando - ha ammonito Fasoli - lasciando i nostri giovani senza quella strada maestra che, a volte mal digerita o criticata, tutti noi abbiamo avuto davanti. Quella nostra società ha lasciato spazio alla sola invadenza, fatta di sistemi informatici per essere più vicini ma che in realtà ci allontanano. Ci siamo trasformati in persone sempre pronte a giudicare ma sempre meno a fare la nostra parte per un mondo giusto ed equo”.

“La differenza non la può fare una singola persona e neppure un gruppo soltanto con azioni eclatanti e grandi proposte - ha concluso il sindaco - La differenza non la fanno gli altri ma noi, in prima persona, nelle piccole cose. In casa, con i figli, con gli amici, con i conoscenti e con gli sconosciuti. Ogni giorno siamo artefici del futuro nostro e dei nostri cari”.

Poi il congedo, con l’esecuzione da parte della banda della canzone del Piave.












 

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