05 agosto 2023

Mandello Lario. Arte e sostenibilità nella mostra di Francesco Penci allestita al Lido comunale

Potrà essere visitata nella sala polifunzionale fino al 12 agosto. Curatrice della rassegna espositiva è Erica Rompani


Nella sala polifunzionale del Lido comunale di Mandello Lario dallo scorso 29 luglio e fino al prossimo 12 agosto è allestita la mostra “Francesco Penci - Ciò che ci lasciamo alle spalle”, visitabile dal venerdì al lunedì dalle 10 alle 18 (negli altri giorni su appuntamento telefonando al 338-29.24.006).

La mostra nasce dall’idea della curatrice, Erica Rompani, di combinare l’arte con la sostenibilità. Infatti insieme alle opere esposte vi sono reperti di archeologia contemporanea rinvenuti nelle giornate di “Save the lake”, ossia due oggetti degli anni Settanta: una lattina di Coca Cola databile per via della presenza dello strappo e un flacone di schiuma da barba la cui scritta pubblicitaria risale appunto agli anni Settanta del secolo scorso.

Esporre questi reperti ha come scopo quello di far riflettere che tutte le nostre azioni hanno ripercussioni a lungo sull’ambiente. Lo spazio in cui è collocata la mostra, inoltre, mette in contatto i visitatori con il lago e la natura.


Francesco Penci, nato a Lecco nel 1988, dopo il Liceo artistico “Medardo Rosso” ha frequentato l’Accademia di Belle arti di Bergamo e, a seguire, quella di Carrara per sperimentare altri materiali, in particolare il legno. E’ un artista interdisciplinare, la cui ricerca riguarda la condizione umana connessa alla situazione ambientale.

“In tutte le sue opere - spiega Erica Rompani - si evidenzia la discussione con l’ambiente. Nell“Albero a tre teste” del 2009 vediamo tre teste impilate volte in direzioni diverse, avviluppate in un vortice fino a creare un movimento a spirale. Quest’opera è collocata in modo da essere in dialogo con l’esterno, cioè il lago, e l’interno, ossia il locale. L’artista in esse cercava la perfezione che però, come si sa, è irraggiungibile e infatti le teste si afflosciano”.

“C’è poi l’opera del 2019 “Donna di cera” - aggiunge la curatrice - che oscilla tra scultura e quadro prendendo le mosse da una figura umana. Dopo essere stato modellato, il corpo femminile è stato esposto ai raggi del sole che, sciogliendo le cere e la paraffina, hanno modificato la forma in maniera casuale. Il risultato è una figura ancora antropomorfa, ma privata di una solida struttura”.

Penci si avvale di fattori esterni prima di ottenere l’opera finita e, in questo modo, non controlla direttamente tutto il processo artistico.

 

La curatrice sottolinea che “questo modus operandi è una metafora del cambiamento climatico che sfugge al controllo dell’uomo e, anzi, proprio a causa del comportamento umano rende sempre più incerto e incontrollabile il futuro”.

Un aspetto ricorrente di questo artista è anche la modularità, come in “Cubi” del 2019. Ogni cubo è stato creato a partire dal calco di un corpo umano che è poi stato compresso forzatamente in uno spazio delimitato.

Va altresì menzionata l’opera del 2023 “Senza titolo”, dove Penci si avvale del lavoro delle api e il legame con l’ambiente si rafforza ulteriormente. Con le api ha realizzato anche un commovente crocifisso.

“E’ una mostra singolare e interessante che consiglio di visitare - osserva Doriana Pachera, assessore comunale alla Cultura - Sarà per tutti una piacevole sorpresa, molto suggestiva. Le opere non sono molte ma evidenziano il percorso di Francesco Penci. In alcune si percepisce la sofferenza, ma denominatore comune è la ricerca di interscambio con l’ambiente rappresentato dal calore del sole o addirittura dall’operosità delle api”.

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