Sono 1.270 i fedeli partiti oggi alla volta della capitale. Tra loro quelli dei vicariati di Mandello Lario e Colico. La sosta a Orvieto e la messa in Cattedrale
Sono 1.270 i fedeli della diocesi di Como che stanno vivendo il pellegrinaggio giubilare, da oggi a domenica 21 settembre, guidato dal vescovo cardinale Oscar Cantoni. Tanti i vicariati presenti, tra i quali quelli di Mandello Lario e Colico.
“I fedeli della nostra diocesi - afferma don Cesare Bianchi, delegato diocesano per il Giubileo - avranno modo di vivere un’intensa esperienza di fede e di comunione: parteciperanno all’Eucaristia, vivranno un momento di adorazione, invocheranno Maria e attraverseranno la Porta Santa”.
Partiti nelle prime ore del mattino, i pellegrini si sono radunati a Orvieto, dove nella Cattedrale è conservato il Sacro lino legato al miracolo eucaristico che portò all’istituzione della solennità del Corpus Domini. Qui il vescovo Oscar ha presieduto la messa di apertura del pellegrinaggio. Al termine della celebrazione, i pellegrini si sono rimessi in viaggio in direzione Roma.
Domani, venerdì 19 settembre, i fedeli vivranno un’intensa giornata di spiritualità a San Paolo fuori le mura. Sabato 20, al mattino, sono in programma il rosario e la messa a Santa Maria Maggiore e domenica 21 i pellegrini attraverseranno la Porta Santa di San Pietro e, nella Basilica Vaticana, assisteranno alla messa. Il pellegrinaggio si concluderà con la recita dell’Angelus con papa Leone.
All’omelìa pronunciata nella Cattedrale di Orvieto il cardinale Oscar Cantoni ha dapprima ringraziato “quanti hanno organizzato con molta cura questo pellegrinaggio”. “In questi tempi parliamo tanto di sinodalità - ha detto - ora la stiamo sperimentando, giacché viviamo un’avventura spirituale profondamente umana e fraterna, che ci fa sentire tutti discepoli appassionati del Signore, ma anche costruttori di una comunione fraterna, responsabili gli uni degli altri, testimoni e messaggeri della speranza cristiana”.
“Ci siamo messi in cammino non come semplici turisti ma come pellegrini - ha aggiunto il prelato - cioè come persone inquiete, con la sete del cuore, desiderosi di una vita più piena, insieme alla Chiesa universale, davanti alle grandi domande che ci costringono a osare, grati per la strada aperta da chi ci ha preceduto, ma desiderosi del nuovo che la vita ci sollecita giorno per giorno”.
“Il nostro pellegrinaggio - ha osservato il vescovo - si propone quindi come occasione di conversione, di guarigione dalle ferite dell’io, della redenzione dalla nostra difficoltà di comunicare con gli altri, dal ricupero delle nostre capacità di relazione. È un tempo di grazia quello che ci è offerto, perché è momento di incontro vivo, personale e comunitario, con il Signore, porta di salvezza”.
“Ricolmi di Lui e del suo santo spirito - ha concluso il cardinale - raccoglieremo il frutto del Giubileo, quello di portare speranza dove la vita è ferita, nei fallimenti che frantumano il cuore, nella solitudine amara di chi si sente confitto, nei tanti luoghi profanati dalla violenza e dalla guerra. Siamo nella situazione più favorevole che mai per disporci a ricevere Cristo e lasciarci trasformare da Lui in uomini e donne di speranza”.
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