| Roberto Sorgato, a destra, in una foto che lo ritrae con Giorgio Redaelli. |
(C.Bott.) Quel 2 marzo del 2022 c’era anche lui a dare l’ultimo saluto a Giorgio Redaelli nella chiesa parrocchiale del Sacro Cuore a Mandello Lario. Era partito da Belluno all’alba pur di non mancare ai funerali del “re del Civetta”, uno tra i più grandi alpinisti degli anni Cinquanta e Sessanta, guida alpina e accademico del Cai, morto il 27 febbraio all’età di 86 anni. Nei giorni scorsi il mondo della montagna ha dato l’addio anche a Roberto Sorgato, classe 1937, uno tra i maggiori esponenti dell’alpinismo bellunese.
Affermatosi a livello internazionale a partire dagli anni Sessanta, aveva iniziato ad arrampicare sulle montagne di casa, aprendo una serie di itinerari sulla Schiara, una montagna delle Dolomiti meridionali di Zoldo, ed effettuando numerose ripetizioni di severe vie dolomitiche, tra cui la Andrich-Faé alla Punta Civetta. Membro del Club alpino accademico italiano già nel 1957, a soli vent’anni, si impose successivamente per alcune importanti prime invernali, dando prova di un coraggio e di una determinazione non comuni.
Nel 1962 Sorgato fu protagonista con Giorgio Redaelli e Giorgio Ronchi della prima salita invernale del diedro Livanos-Gabriel alla Cima Su Alto al Civetta e nell’inverno dell’anno successivo insieme a Natale Menegus e Marcello Bonafede salì la Solleder-Lettenbauer sulla parete nord-ovest del Civetta, sbucando in cima poche ore dopo la “prima” di Ignazio Piussi, Giorgio Redaelli e Toni Hiebeler, ai quali non aveva potuto unirsi per una brutta influenza. Quella salita costituì un grande passo avanti nella storia dell’alpinismo invernale.
All’amicizia con Sorgato Giorgio Redaelli dedicò un capitolo del suo libro “Momenti di vita” pubblicato nel 2004, descrivendo in ogni dettaglio i loro incontri e le ascensioni effettuate con lui. “Roberto ha dimostrato di essere veramente un grande - si legge in un passaggio - Un vero capo, il primo di tutti innanzitutto come alpinista poi come uomo… Dimostra un’intelligenza e un altruismo che gli fanno onore”.
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| Hiebeler, Redaelli, Piussi e Sorgato. |


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