La mandellese Porazik è tornata sul Lario dopo aver vissuto nella capitale con Riccardo Manzini l’indimenticabile esperienza dell’evento giubilare dedicato ai giovani. In un ideale diario di viaggio le sue riflessioni
![]() |
| Il "Cabuca team" con il vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni. |
Chiara Porazik e Riccardo Manzini, i due mandellesi che hanno partecipato al Giubileo dei giovani, sono rientrati sul Lario con il loro carico di emozioni e con la gioia di aver vissuto un’esperienza che rimarrà per sempre impressa nei loro occhi e nei loro cuori. Quella che segue è la significativa riflessione di Chiara, il suo bellissimo diario di viaggio:
“Aspirate a cose grandi, alla santità, ovunque siate. Non accontentatevi di meno. Allora vedrete crescere ogni giorno, in voi e attorno a voi, la luce del Vangelo” (Leone XIV).
Torniamo a casa stanchi, un po’ sporchi e… selvatici ma con un grande tesoro: le parole che abbiamo ascoltato, le persone che abbiamo conosciuto, quelle che ci hanno accolto, la fatica che abbiamo fatto. Tutto questo e molto altro mi porto a casa da questo Giubileo della speranza. Speranza perché sono partita con il cuore colmo di emozione e sto tornando ricca di sogni vissuti a occhi aperti.
Prime fra tutte le parole di Leone XIV. La sua commozione, le sue smorfie allo schermo, il suo desiderio di parlare ai giovani nelle loro lingue d’origine hanno riacceso in me la speranza. Questo Papa ama i giovani con tutto il cuore e avendolo visto posso affermare che ha il carisma di Giovanni Paolo II. Sento ancora i cori che gridano esultanti il suo nome…
Trovo meraviglioso che il nostro viaggio non sia stato soltanto un incontro spirituale a Roma, ma ci abbia acculturato mostrandoci il cuore pulsante di città come Ravenna, Gubbio e Assisi. Gli organizzatori ci hanno permesso di respirare un po’ di ciascuna di queste città.
Sono tornata a Mandello consapevole di aver lasciato due pezzi del mio cuore nel mezzo del cammino: uno a Gubbio, l’altro al gruppo “Cabuca”. A Gubbio ho trovato persone incredibili che si sono spese per noi, ad esempio accompagnandomi in auto quando ho avuto difficoltà a fare il cammino tra Valfabbrica e Assisi. Volontari che si sono svegliati alle 5 del mattino per prepararci la colazione. L’ultima sera, oltretutto, ci hanno organizzato una serata animata in giro per Gubbio mostrandoci le loro tradizioni: gli sbandieratori, la rievocazione pasquale con le “battistrangole”, la fontana del Bargello e la “patente del matto”, la compagnia teatrale che ci mostrato San Francesco che accoglieva il sacco di juta come simbolo di povertà, il vescovo Sant’Ubaldo che salvò la città da Federico Barbarossa nel 1155 e le coraggiose ballerine che hanno sfidato il freddo per ballare nella piazza grande, la piazza sospesa più grande d’Europa.
Il gruppo “Cabuca” merita un ringraziamento speciale. Hanno accolto me e Riccardo come se ci conoscessero da una vita (si sono affezionati pure al coniglio di peluche che abbiamo portato come mascotte). Con don Alessio e i suoi ragazzi abbiamo condiviso preghiere, risate, riflessioni e la fatica del viaggio. Ritengo questo incontro una di quelle vere amicizie che si costruiscono lungo il percorso. La cosa incredibile è che distruggerli a biliardo (viva la potenza dei mandellesi!) li abbia portati ad affezionarsi a noi.
La fatica ha avuto il volto del dormire per terra nelle palestre, condividere tre bagni in 53 o 153, aspettare il proprio turno per la doccia ghiacciata (perché l’acqua calda era finita) anche per un’ora, beccarsi alle 2 di notte la pioggia a Tor Vergata. Eppure io la ritengo ben ripagata, perché ti permette di aprire il cuore, di diffondere la speranza.
A Tor Vergata i canti e i concerti hanno accompagnato la giornata fino alla veglia del sabato sera. The Sun, i Reale e Alfio Russo sono alcuni degli artisti che hanno fatto testimonianza della fede attraverso la musica.
Un tema che ha già iniziato a diffondersi sui social sono i video dei cartoni e del cibo che è stato distribuito dai volontari abbandonato per strada. Su questo non posso proprio chiudere un occhio… Purtroppo è vero che molto del cibo ricevuto dalle associazioni benefiche è andato sprecato. Forse è un problema della nostra generazione. Troppo abituati al cibo, al comfort, dare per scontato di ricevere un piatto caldo fino al punto di potersi permettere di buttarlo via!
Lunedì mattina il vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni, ci ha fatto pervenire questa riflessione: “È presto per tracciare un bilancio di questi giorni così intensi, impegnativi, ricchi di esperienze. Mi sembra però di poter dire che i nostri giovani erano tutti raggianti di gioia. Felici di aver avuto un incontro personale con Cristo e desiderosi di fare qualcosa di bello per lui, in piena unità con altri amici che lo riconoscono anch’essi sorgente della loro speranza. Come ha detto papa Leone, ora è tempo di annunciare questa gioia e questa speranza. Buon cammino!”.
Forse ha ragione: chiudere entrambi gli occhi davanti ai difetti non è la soluzione, ma lasciar sedimentare in noi tutto quello che abbiamo vissuto ci permetterà di essere adulti migliori, sotto ogni aspetto.
Vorrei concludere questi miei pensieri con il brano Buon viaggio di Cesare Cremonini, che in pullman abbiamo cantato spesso: “L’incanto è godersi un po’ la strada… e per quanta strada ancora c’è da fare, amerai il finale”.
Chiara Porazik
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
.jpg)
Nessun commento:
Posta un commento