La sua famiglia di origini ucraine vive sul Lario da quattro anni. Dal parroco don Aldo in dono una candela, il volto di Cristo e la corona del rosario
(C.Bott.) La benedizione del fuoco e l’accensione del cero pasquale testimonianza di Cristo “luce del mondo”. Poi la liturgia della parola e quella battesimale, le litanie dei santi e la liturgia eucaristica. E nella notte della “madre di tutte le veglie” il battesimo di Matteo Roman, sul Lario da quattro anni con la sua famiglia di origini ucraine. Accanto a lui - seduti al primo banco - mamma Oksana e papà Svyatoslav. E la madrina e il padrino.
La comunità pastorale di Abbadia Lariana ha vissuto ieri sera una veglia pasquale particolarmente significativa, tanto più carica di suggestioni perché quest’anno la Pasqua dei cattolici coincide con quella degli ortodossi, celebrate entrambe appunto il 20 aprile.
A Matteo Roman il parroco, don Aldo Milani, si è rivolto più volte nel corso della cerimonia. “Adesso sei diventato cristiano”, gli ha detto in particolare portandolo al centro della navata per ricevere l’applauso dei fedeli. Lui, 9 anni, ha sorriso timidamente. E sorridendo lo hanno guardato, comprensibilmente emozionati, i suoi genitori.
Al momento del Padre nostro don Aldo ha chiamato il battezzato, mamma e papà, madrina e padrino accanto a sé all’altare per recitare con loro, mano nella mano, la più conosciuta tra le preghiere cristiane. E al termine della solenne celebrazione il parroco ha consegnato a Matteo Roman una candela, una collana ciondolo con il volto di Cristo e la corona del rosario. Suo padre Svyatoslav ha detto in ucraino “buona Pasqua” e tutti hanno applaudito.
Il parroco don Aldo con Matteo Roman.
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