Monsignor Bruno Fasani |
(C.Bott.) A Mandello Lario il settimo Festival della letteratura è alle porte e questa settimana vivrà la sua anteprima con il ritorno in paese di monsignor Bruno Fasani, la cui presenza rientra anche nelle celebrazioni dell’80° anniversario della Liberazione.
Nato nel 1947 in provincia di Verona, dopo la maturità monsignor Fasani assolve l’obbligo militare tra gli alpini. Nel ‘74 viene ordinato sacerdote e destinato in popolose parrocchie della provincia veneta. A partire dagli anni Ottanta inizia la collaborazione con varie testate giornalistiche e televisive.
Giornalista professionista, nel 1995 viene eletto vicepresidente nazionale dei settimanali cattolici. Già direttore responsabile del mensile L’Alpino, organo di stampa ufficiale dell’Ana, è prefetto della Biblioteca capitolare di Verona, nonché Canonico della Cattedrale di Verona e dal 2019 presidente della Fondazione Biblioteca capitolare.
Opinionista televisivo, collabora con varie testate giornalistiche. Attualmente è in distribuzione nelle librerie italiane il suo ultimo romanzo “Quel prete è da fucilare”, che verrà appunto presentato a Mandello venerdì 25 aprile in sala consiliare con inizio alle ore 17.
Monsignor Fasani era stato sul Lario lo scorso ottobre su invito del gruppo Ana proprio per presentare la sua ultima fatica letteraria. I “suoi” alpini lo avevano peraltro ospitato in paese già a fine gennaio 2015 in occasione della Giornata della memoria e ancora prima, nel giugno 2014, al teatro San Lorenzo”, dove aveva ricordato Nikolajewka e la terribile battaglia combattuta durante la seconda guerra mondiale. All’inizio del 2024, poi, don Bruno era tornato a Mandello per una triste circostanza: celebrare le esequie di Massimo Scotti, suo compagno di naja alla Scuola militare alpina di Aosta.
Questa la vicenda descritta nel romanzo “Quel prete è da fucilare”: siamo nell’autunno del ’44 nel territorio della montagna veronese. I fascisti vanno ad arrestare Luigi. Messo in carcere e torturato, colpevole soltanto di essere il fratello di don Antonio, anch’egli arrestato e portato davanti al plotone di esecuzione. E questo perché aveva voluto mettere al sicuro, in un convento di suore, la figlia di un noto partigiano di cui i nazifascisti volevano servirsi per obbligare il padre alla resa.
Nel libro la potenza del linguaggio accompagna lo snodarsi degli episodi sin dall’inizio, dando spessore ai personaggi e al loro ambiente.
Nessun commento:
Posta un commento