(C.Bott.) Il corteo da piazza Leonardo da Vinci al cimitero del capoluogo, la messa celebrata da monsignor Bruno Fasani, prefetto della Biblioteca capitolare di Verona nonché canonico della Cattedrale della stessa città veneta, quindi il discorso commemorativo del sindaco. Mandello Lario ha celebrato questa mattina l’ottantesimo anniversario della Liberazione.
All’omelìa il sacerdote, che oggi pomeriggio alle 17 presenterà in sala consiliare il suo libro “Quel prete è da fucilare”, ha da subito richiamato il senso della Pasqua appena celebrata. “Ci ritroviamo oggi a parlarne - ha premesso - in un luogo dove per chi non ha fede tutto finisce. Ma noi non dobbiamo ridurre la risurrezione di Gesù a un fatto storico e neppure semplicemente a un fatto religioso perché non sempre un rito corrisponde, da solo, al cuore delle persone e non sempre basta a raccontare la verità della fede”.
“Pasqua è invece un modo di pensare, di vivere - ha detto don Bruno - e se è vero che anche la fede conosce momenti di stanchezza proprio la Pasqua ci ricorda che la morte è una meta di vittoria. E perché una società risorga occorre sposare la logica del servizio, dell’amore e del perdono, valori che da sempre appartengono ai miei amati alpini”. Quindi una sollecitazione: “Il 25 aprile lasci il posto alla riconciliazione. Lo dico da cristiano e pensando al senso della Pasqua appena celebrata, perché una società non risorge per la potenza dell’economia e neppure delle armi”.
Introducendo la celebrazione eucaristica monsignor Fasani aveva rivolto un ideale saluto a tutti i defunti, “a chi è morto per cause naturali e a chi ha pagato con la propria vita la violenza di una guerra”. “E il Signore - aveva aggiunto - ci regali la pace e tempi di serenità”.
Poi la parte istituzionale della cerimonia commemorativa, la deposizione della corona di allora al monumento alla Resistenza da parte del sindaco Riccardo Fasoli e di Miriam Corti, sindaco del consiglio comunale dei ragazzi, e l’inno di Mameli intonato dal corpo musicale mandellese.
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