17 gennaio 2021

Mandello e Como piangono Anita Polti. Fu volontaria nella missione di Bimengué

Partì nel 1969 al seguito di don Gianni Allievi. Nel suo diario dall’Africa scriveva: “Grazie, Signore, questa è l’avventura vera che cercavo”. Raccontò quell’esperienza in un libro scritto nel 2014 con la mandellese Fausta Arrigoni

Anita Polti Tettamanti


di Claudio Bottagisi

“Un lutto improvviso, la notizia più inattesa. Ci eravamo sentiti per telefono venerdì sera e le avevo chiesto: tu come stai? Lei prontamente mi aveva risposto: Bene, anche se non siamo più giovincelle… Già, ormai siamo vecchierelle, ma devo dirti che sto bene. Sabato mattina il figlio l’ha trovata morta nel suo letto. E’ un duro colpo, ancora di più proprio perché nessuno se l’aspettava, ma conoscendo la sua anima bella e la sua fede salda sono serena perché già la vedo con i suoi cari e con tanti amici nel regno del Padre”.

Fausta Arrigoni, mandellese, alle spalle quasi due decenni trascorsi in terra di missione, parla di Anita Polti Tettamanti, morta l’altra notte nella sua casa di Breccia, quartiere di Como.

Un lutto improvviso, come detto, che scuote la comunità comasca, quella mandellese e in generale quella lariana. Anita, classe 1941, si era infatti trasferita nella prima metà degli anni Sessanta da Onno di Oliveto Lario a Mandello. Era stata lei stessa a ricordarlo nelle prime pagine del libro Bimengué - Storia da raccontare… con la missione nel cuore dato alle stampe nel 2014 e scritto da lei e appunto da Fausta Arrigoni.

In quella pubblicazione era racchiusa l’esperienza di vita ultraventennale tra i “bulù”, la popolazione di quella terra del Camerun del Sud alla quale si lega a filo doppio anche il nome di don Gianni Allievi, morto nel 2015 a Bregnano, suo paese d’origine, per due anni - dal 1963 al 1965 - vicario della parrocchia mandellese del “Sacro Cuore” e successivamente missionario in Africa per ben 44 anni.

Anita Polti (a destra) in una foto che la ritrae con la mandellese Fausta Arrigoni.

 

“I miei genitori - scriveva Anita Polti nel libro - avevano preso questa decisione perché i miei due fratelli, dipendenti delle Ferrovie dello Stato, e soprattutto mio padre operaio alla Moto Guzzi avrebbero potuto recarsi facilmente al lavoro senza attraversare il lago con la barca, anche con il maltempo”.

“Era la fine di giugno del ’64 - raccontava sempre Anita - e la parrocchia di San Lorenzo festeggiava l’ordinazione sacerdotale di un suo figlio, don Dante Lafranconi. Conobbi un gruppo di ragazze indaffarate a raccogliere carta da rivendere per acquistare mucche per le donne rimaste vedove in India, perché quell’aiuto potesse essere un piccolo reddito per le loro famiglie”.

Poi l’incontro con Fausta, Antonia, Marisa e altre ragazze di Mandello. “Don Gianni Allievi - ricordava ancora Anita - portava in sé la passione missionaria e scopriva che Mandello era una cittadina ricca di vocazioni, con tante persone che avevano voglia di donare un po’ della loro giovinezza per aiutare i fratelli lontani. Iniziò così la mia avventura missionaria…”.

Anita con don Gianni Allievi, vicario a Mandello dal 1963 al 1965.


Aveva 27 anni, Anita Polti, quando comunicò ai genitori la sua decisione di partire per il Camerun. “Loro non si opposero - ricordava Anita nel libro - anche se si preoccuparono per la grande lontananza. Capirono che quello era il mio desiderio”.

E ancora: “Dissi loro che donavo la mia “dote” che avevo preparato come si usava a quei tempi - era il 1969 - a mia sorella perché a me non interessava più. Poi partii, con altri quattro, per l’Africa”.

In un altro capitolo del libro Anita scriveva: “Quando dissi a mia mamma che con un gruppo di Mandello stavamo progettando di partire per il Camerun del Sud lei mi disse: Tu hai spirito di avventura come mio nonno Maurizio, che nei suoi anni giovanili partì in nave per l’Argentina, terra allora ignota al di là dell’Oceano, per cercare lavoro. E quando dissi alla direttrice della scuola di taglio e cucito che volevo prendere il diploma perché mi serviva per partire come volontaria per l’Africa lei mi guardò come se fossi un’aliena. Viste però le mie capacità, mi fece fare in un solo anno i due anni previsti per ottenere il diploma. Al termine, mi offrì il posto di lavoro presso la sua scuola e cercò in tutte le maniere di farmi cambiare idea ma non ci riuscì”.

Anita Polti (prima a sinistra) a Mandello negli anni Sessanta.


Quindi la partenza, i primi mesi di ambientamento in terra africana (dove sarebbe rimasta per tre anni, per poi tornarvi nel 1986 per un periodo di alcune settimane) e sul suo diario Anita così descriveva l’incontro con alcune bambine della missione dentro la chiesa di Bimengué: “La più coraggiosa sfiora le mie braccia bianche, si accorge che sono di carne e ossa come le sue. E’ fatta! Altre fanno lo stesso, io sorrido e anch’io accarezzo le loro braccia, accarezzo il loro volto di “cioccolata”, i capelli crespi. I miei occhi si riempiono di lacrime di commozione mentre sento che il catechista intona in lingua locale un canto che conosco. Sì, lo riconosco dalla melodia: Noi siamo il tuo popolo… Grazie, Signore! Questa è certamente l’avventura vera che cercavo”.

Un’avventura di fede, ha scritto in queste ore don Alberto Pini, direttore del Centro missionario diocesano, “che ha segnato la nostra storia e la vita di molti che dopo Anita, e come lei, generosamente hanno regalato tempo e soprattutto cuore per la missione”.

“A lei che ora è totalmente in Dio - aggiunge don Alberto - vogliamo chiedere che dal Cielo aiuti la nostra comunità diocesana a tener vivi l’amore e la disponibilità per la missione con una dedizione verso l’altro che parte sempre da un passo fatto incontro a loro. Un passo in punta di piedi, mosso da tanto rispetto e dal desiderio di porsi innanzitutto in ascolto, come ci ricorda la nuova Quaresima missionaria e come Anita ha vissuto”.

I funerali di Anita Polti, madre di tre figli (Maurizio, Daniele e Silvano), si terranno martedì 19 gennaio alle ore 10 a Breccia.

Novembre 2014, a Bregnano. Da sinistra don Gianni Allievi, Anita Polti e Fausta Arrigoni.

Fausta Arrigoni con Anita Polti a Bregnano.

Una foto degli anni Sessanta. Un gruppo di ragazze dell'Oratorio San Lorenzo di Mandello.

Anita Polti con monsignor Teresio Ferraroni, che fu vescovo di Como.

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