19 gennaio 2021

L’ultimo saluto a Gilardi. “Mi hai fatto capire come salire i sentieri più ripidi della vita”

Così il figlio Stefano al rito funebre celebrato oggi pomeriggio a Mandello. Il parroco: “Carlo era non solo uno sportivo ma anche una persona simpatica e aperta”



(C.Bott.) L’ultimo saluto è stato quello del figlio. “Mi hai insegnato tutto a partire dai primi passi e mi hai fatto capire come salire i sentieri più ripidi. Non soltanto quelli delle tue montagne, ma anche quelli che la vita ci riserva”, ha detto Stefano, che poi ha aggiunto, sempre rivolgendosi idealmente a suo padre: “Non ti sei fatto fermare da niente. Eri e rimarrai sempre il migliore. Ti voglio bene”.

Poi un invito ai tanti amici riuniti dentro la chiesa del Sacro Cuore: “Vi chiedo un grande applauso, perché è quello che lui ora vorrebbe sentire”. E l’applauso non si è fatto attendere.

Per Mandello oggi è il giorno dell’addio a Carlo Gilardi, stroncato da un attacco cardiaco pochi minuti dopo le 6 di domenica 17 gennaio mentre con un amico si era appena incamminato lungo il sentiero che sale da Crebbio per affrontare un’escursione che gli avrebbe fatto certamente vivere un’altra giornata spensierata e gioiosa, tra l’altro in condizioni climatiche più che favorevoli.

A celebrare il rito funebre don Giuliano Zanotta, parroco della comunità pastorale di Mandello, che introducendo la cerimonia aveva detto: “Siamo qui per esprimere la nostra fede e per salutare Carlo. L’avevo incontrato non più tardi di un mese fa, avevamo chiacchierato un po’ e ne avevo ricavato l’impressione di una persona simpatica e aperta”.



All’omelìa altre parole di stima nei riguardi di Gilardi. “So che era sportivo e intraprendente - ha detto il sacerdote - e mi piace pensarlo ancora di corsa sulle vette delle montagne che amava”.

I suoi monti, certo, ma anche il suo lago. “Mi aveva molto incuriosito - ha affermato don Giuliano - aver saputo del tuffo di Capodanno, idea che era stato proprio lui a lanciare e che poi aveva richiamato anno dopo anno sempre più appassionati”.

Poi un altro riferimento al lago, con la metafora dell’àncora che trattiene la barca. “Ma quella più sicura e salda per ogni cristiano è l’àncora del Signore - ha aggiunto il celebrante - e dobbiamo avere la certezza che tutti noi un giorno saremo con Lui nel suo santuario”.

Alla Comunione l’organo diffonde le note del Signore delle cime. L’aspersione e l’incensazione del feretro concludono il rito funebre. E dentro la parrocchiale sale un altro applauso.

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