29 gennaio 2021

“Michy”, la malattia e il chirurgo che lo operò. “Guardando lui, rivedevo me stesso da bambino”

A Radio24 la toccante testimonianza del dottor Paolo Scanagatta, il medico che conobbe e curò il ragazzino di Abbadia Lariana morto il 26 novembre 2015. “Quando lui se n’è andato, io non ho potuto fare altro che soffrire disperatamente”


Michele Barra

di Claudio Bottagisi

La storia è quella di un chirurgo e di un suo piccolo paziente. Una storia toccante, che fa riflettere. E che soprattutto fa capire a cosa può arrivare l’immedesimazione tra il medico e il malato e cosa può accadere quando il rapporto tra i due va oltre l’empatia. Una storia vera, la storia di Michele Barra e del dottor Paolo Scanagatta.

Michele, per tutti “Michy”, abitava ad Abbadia Lariana e all’età di 9 anni gli venne diagnosticato un tumore toracico raro e aggressivo. Combatté con tutte le sue forze per vincere quella terribile battaglia (non a caso suo padre Stefano ha sempre definito suo figlio “il mio grande guerriero”). Sembrava avercela fatta, poi - cinque mesi dopo essere stato operato - ecco la recidiva del tumore a livello osseo, le ulteriori cure e la chemioterapia. E, il 26 novembre 2015, la sua morte.

Il dottor Scanagatta è dirigente medico presso la Struttura complessa di chirurgia toracica dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano. Ed è il chirurgo che operò “Michy”, che un giorno gli regalò un suo disegno. C’era lui in sala operatoria e, in alto sul foglio, una dedica: “Per il mio amico chirurgo dottor Paolo Scanagatta”.

E’ passato qualche anno, da quel triste giorno di novembre del 2015, ad Abbadia è stata costituita l’associazione “Michy… sempre con noi” e i contatti tra i genitori di Michele - mamma Paola e, come detto, papà Stefano - e l’Istituto dei tumori non si sono mai interrotti e in più di un’occasione si sono tradotti in donazioni nel nome e nel ricordo appunto di “Michy”.

Il dottor Paolo Scanagatta


Poi un giorno - è cronaca di qualche tempo fa - mamma Paola riceve dal dottor Scanagatta un report da lui scritto per una rivista scientifica americana in cui raccontava cos’era accaduto tra lui e quel suo assistito e dell’immedesimazione scaturita tra chirurgo e paziente, con il risultato che quando quel ragazzino simpatico, amante del mondo dei rally e determinato è mancato “è stato come - sono parole del medico - se una parte di me morisse con Michele”.

La madre di “Michy” è solita ascoltare Radio24, l’emittente radiofonica del Sole 24 Ore, una tra le radio nazionali più seguite. All’interno della programmazione vi è Linee d’ombra, trasmissione giornaliera (va in onda dal lunedì al venerdì, ogni volta alle 15) condotta da Matteo Caccia. Mamma Paola gli invia per e-mail quel report, scritto in lingua inglese. E dopo qualche tempo riceve la notizia che il programma si occuperà del “caso” di “Micky” e del suo amico chirurgo.

La puntata è quella del 22 gennaio scorso, intitolata “Mio sempre amato figlio” e presentata così sul sito di Radio24: “Quando in redazione è arrivata l’e-mail di Paola non abbiamo capito subito che enorme regalo ci stava facendo. Poche righe che non raccontavano granché e un allegato in inglese che conteneva un lavoro pubblicato su una rivista scientifica americana. Traducendolo e leggendolo, siamo stati travolti dalla storia del piccolo Michele e di Paolo, il suo amico chirurgo pediatrico, autore della pubblicazione”.

E ancora: “Il suo dottore ha voluto raccontare del rapporto speciale che si era instaurato con il suo paziente, un rapporto che è andato oltre l’empatia, fino all’immedesimazione… In questa storia dolorosa c’è tantissimo amore: quello di un medico e uomo sensibile e quello della mamma di Michele, che ha voluto condividere tutto ciò”.

Il disegno che "Michy" Barra donò al dottor Scanagatta.


A introdurre la puntata (che è possibile riascoltare al link  https://www.radio24.ilsole24ore.com/programmi/linee-ombra/puntata/mio-sempre-amato-figlio-150521-ADFHl7EB) è l’inizio di un monologo dell’attore teatrale, regista e scrittore Ascanio Celestini in cui un figlio scrive alla propria madre. Poi via alla testimonianza del medico, che parlando di Michele spiega: “Guardando lui, ho rivisto me stesso da bambino. I suoi desideri, le sue speranze e le sue paure erano le mie e quando lui se n’è andato io non ho potuto fare altro che soffrire disperatamente”.

 Quindi una serie di ricordi: “Quando gli venne diagnosticato un tumore toracico il suo mondo si capovolse ma lui non smise di sorridere… Sapeva interpretare le immagini della TAC e pochi giorni prima di essere operato mi spiegò che aveva fatto ricerche su vari siti Internet e che voleva guarire per diventare lui stesso un chirurgo, magari proprio un chirurgo toracico. Rimasi catturato da quel ragazzino di 9 anni come non mi era mai capitato nella mia carriera. Lo guardai e fu come rivedere me stesso…”.

"Michy" gioca a calcio balilla con il dottor Paolo Scanagatta, secondo da sinistra.


“Voleva che lo portassi con me in sala operatoria - ha raccontato sempre il dottor Scanagatta a Radio24 - ma quel suo sogno purtroppo non si è potuto avverare. Michele si è aggravato, fino a quel giorno di novembre del 2015. Aveva 10 anni e sette mesi. Io ne fui travolto! Mi aveva talmente coinvolto nel suo percorso che vivevo la sua scomparsa come se fosse morta una parte di me”.

Quindi un riferimento al loro ultimo incontro, una decina di giorni prima che mancasse. “Era sotto morfina per i forti dolori - ha spiegato il medico - ma era in piedi, con un sorriso coraggioso sul viso. Gli toccai il braccio e lui fece subito una smorfia di dolore, che però svanì velocemente. “Ehi, dottore, ricordati che nel braccio ho l’ago sottocutaneo”, mi disse. “Scusami”, gli risposi. E lui: “Nessun problema! Ricordati però che mi devi portare in sala operatoria con te”. E si mise a ridere… Capii che Michele mi aveva dato una grande lezione, che io avevo imparato. La lezione era questa: a volte ti ritrovi coinvolto nella dinamica di immedesimazione tra medico e paziente e semplicemente non puoi farci niente”.



E ancora: “Michele, il mio amico bambino, il me stesso allo specchio nella macchina del tempo, se n’è andato e io non riesco a superare quel dolore, semplicemente perché non voglio. Ma da allora, come lui voleva, Michele è in sala operatoria con me, ogni volta”.

Dopo la testimonianza del chirurgo, quella della madre di “Michy”. “Si fa finta di vivere - dice Paola in trasmissione rispondendo alla domanda su come sia possibile dare un senso a quanto accaduto - in ricordo del proprio figlio, facendo un po’ di volontariato, creando un’associazione a suo nome e cercando di raccogliere un po’ di fondi da destinare in particolare all’Istituto dei tumori di Milano, dove siamo stati proprio coccolati. La pediatria era diventata la nostra seconda casa, magari non per il nostro “Michy” ma per me e per Stefano sì…”.

Poi qualche altra breve riflessione per concludere una storia tanto triste quanto coinvolgente e di speranza. La storia d’amore di una madre e di un padre per il loro figlio unico, la storia di un chirurgo che non ha potuto non immedesimarsi in quel ragazzino forte e intelligente. Semplicemente, la storia di Michele Barra e del dottor Paolo Scanagatta.

"Michy" e i rally, la sua grande passione.

Michele Barra in una foto che lo ritrae con il commissario tecnico della Nazionale italiana di calcio, Roberto Mancini.

1 commento:

  1. Davvero commovente ... grazie Claudio di questo bellissimo articolo da cui traspare la storia di una grandezza umana unica ...

    RispondiElimina