10 aprile 2022

Anni Venti, il progetto di arginatura del Meria e il primo giardinetto pubblico di Mandello

Il giardinetto di Mandello conteso negli anni Venti del secolo scorso.

 

Altri appunti per far conoscere la storia dei giardini pubblici di Mandello Lario. E un’altra puntata, questa volta “localizzata” agli inizi del Novecento, a firma di Luciano Rossi:

Riprendiamo la nostra storia con il nuovo secolo, che si apre nella zona a lago con le due operazioni importanti di cui si diceva l’ultima volta: all’Imbarcadero, nel borgo, una bella piazza al posto del vecchio porticciolo, e in Gera il molo rifatto.

Ma il resto della Gera resta quello di una volta, una zona pubblica di sassi, sabbia, alberi e cespugli attorno alla foce del fiume e tra i pochissimi documenti che troviamo alcuni, del 1904, riguardano ancora un suo consueto duplice utilizzo: il deposito materiali edili per lo più provenienti via lago e l’escavazione.

Sul primo abbiamo un invito del sindaco Giuseppe Micheli a quattro cittadini a recarsi in municipio “per regolarizzare in modo definitivo l’occupazione del tratto di spazi pubblici in Gera per deposito materiali convenuto”, ma anche un richiamo allo sgombero immediato per chi non rispettava le regole, ad esempio occupando illegalmente “con materiale il tratto alla spiaggia di Gera destinato ad essere libero pel pubblico”.

Simile l’atteggiamento per l’estrazione di sabbia e sassi. Un grande “Avviso” comunale informa che “chi desidera scavare materiali in Gera deve prima ottenerne permesso dall’autorità competente” e che inoltre “è vietato qualsiasi scavo fuori della zona delineata dai pali appositamente infissi lungo il tratto ove può permettersi l’estrazione di materiali”. Evidentemente anche in questo potevano esserci abusi che andavano repressi.

Del 1907 è un documento su un’altra importante e redditizia attività del tempo, che mi piace collegare alla Gera (ricordate le sue piante di gelso, del resto diffuse in tutto il paese?) e forse anche all’area mercato, che negli anni successivi troveremo corrispondere all’attuale piazza Garibaldi.

Si tratta della delibera per l’istituzione in paese di un mercato annuale dei bozzoli, “nell’intento di favorire il commercio locale, tutelando in pari tempo l’interesse dei produttori e quello dei compratori”, tanto più che “già da diversi anni la raccolta dei bozzoli di tutti i Comuni limitrofi viene fatta in Mandello per la quasi totalità”.

Di questi anni però, fino al 1920 - e sono anche gli anni della grande guerra - non abbiamo trovato altri documenti riguardanti la Gera.

Ad esempio in un faldone che raccoglie in sintesi le delibere comunali anno per anno si passa dal 1910 al 1921. In verità su altri argomenti si trovano informazioni anche numerose, come sui profughi che dalle valli vicine al fronte di guerra, specialmente del Veneto, trovavano temporaneo riparo e accoglienza in zone meno esposte come Mandello, o anche un manifesto del sindaco per la celebrazione del primo anno di guerra, il 24 maggio 1916, in cui si rivolge ai cittadini chiamandoli per due volte, ma forse è solo un doppio refuso, “mandellinesi”.

Il manifesto del 1916 con cui il sindaco si rivolge ai "mandellinesi".


Ma tutto cambia a partire dal 1921, quando i documenti riprendono ad abbondare e anzi comincia la lunga vicenda che forse è il cuore di tutta la nostra storia. E’ quella con cui avevamo iniziato la ricerca: il progetto di arginatura del Meria, gli accordi con Redaelli e Falck, le proteste dei cittadini per conservare il loro giardino.

Ripercorriamola un momento. E’ appunto negli anni Venti che in Gera nasce il primo giardinetto pubblico di Mandello, quello che dalla piazza del Mercato si affacciava sulle case del borgo nella parte bassa di via Manzoni. Aveva un prato, delle aiuole, alberi inizialmente di robinie, un paio di sentieri di attraversamento, poi qualche panchina e una fontanella, la colonna votiva che ricordava forse la fine di una peste lontana, e fu subito importante per i mandellesi che lì trovavano almeno uno spicchio di una dimensione nuova della vita.

Ci piacerebbe poter rileggere la delibera che ne sancì l’istituzione, ricordarne il giorno e onorarne i promotori, come si fa con la Moto Guzzi. Anche per questo giardinetto è passato un secolo: e se lo celebrassimo con una festa? Dopotutto è da lì (anche se ormai ce ne resta, insieme all’alto cedro, quasi solo il ricordo) che sono nati i nostri splendidi giardini pubblici.

Una conferma dell’attenzione verso il giardinetto sarà la richiesta, nel ’34, da parte di uno dei Pini, Galdino, di portare a sue spese “un contributo all’abbellimento della località” di proprietà comunale posta davanti a casa sua, “rimovendo i vecchi alberi di robinia e collocando in vece altre piante ornamentali” (che sia stato lui a piantare il cedro?). Il podestà ringraziò vivamente e gli inviò “cordialissimi saluti fascisti”.

Siamo così entrati negli anni Trenta, che ci riservano altre cose interessanti.

Luciano Maria Rossi

1 commento:

  1. Nuovamente grazie prof Rossi. Ottima l'idea del centenario dei giardini!!!

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