26 aprile 2022

Mandello Lario. Anni Trenta, dopo la colonia elioterapica arriva anche il campo sportivo

La squadra degli impiegati della Moto Guzzi ritratta al campo sportivo.


Nella sua interessante storia riguardante la zona a lago di Mandello Lario questa volta Luciano Rossi si sofferma sulla costruzione del campo sportivo. Siamo ancora negli anni Trenta e quella che segue è la sua ricostruzione.

Dopo la colonia elioterapica “Carlo Comini” il secondo grande intervento degli anni Trenta sulla sponda destra della Gera è la costruzione del campo sportivo da parte della Moto Guzzi.

Il calcio era uno sport relativamente recente, che dall’Inghilterra, dov’era nato nell’Ottocento, si era ampiamente diffuso anche in Italia con la realizzazione di numerosi campi, tra l’altro incentivati dalla propaganda fascista che sul calcio puntava molto per il proprio consenso (l’Italia vinse in quel periodo due campionati mondiali, nel ’34 e nel ’38). E a Mandello Lario?

Scrive il commissario prefettizio Dell’Oro proprio nel 1934, un mese dopo quella prima vittoria internazionale: “Premesso che questo Comune, per ragioni economiche, non ha potuto realizzare la costruzione di un campo sportivo più volte richiesto dalle autorità superiori e tanto necessario alle organizzazioni locali…”.

Sono le prime tre righe della delibera con cui il Comune concede alla Guzzi, che ne aveva fatto richiesta, “l’uso di un appezzamento di terreno posto in località Gera per costruirvi un campo sportivo”.

La Moto Guzzi, azienda giovane e dinamica, era molto sensibile al rapporto con i dipendenti e i familiari, dei quali promuoveva in ogni ambito necessità ed esigenze.

Qui è il calcio, ma ci fu tantissimo altro. Per farcene un’idea basta leggere, in versione integrale o ridotta, il bel libro Guzzi - L’idea che ha cambiato Mandello, a cura dell’Archivio comunale della memoria locale.

Ma perché, fra tutti i terreni di Mandello, fu scelto proprio quello? La risposta migliore la dà l’anno dopo, nel giugno ’35, il nuovo commissario prefettizio Bruschetti, spiegando alla prefettura che controllava i conti del Comune: perché è un appezzamento “che non dà nessun frutto essendo un ‘incolto sterile’ e soggetto alle alluvioni del torrente”. In altre parole, è l’unico terreno che non serve a niente e non ci costa niente.

La convenzione definitiva tra il Comune e la Guzzi era stata firmata il mese precedente: da Bruschetti in rappresentanza del Comune, e da Angelo Parodi, consigliere delegato e nipote del fondatore-finanziatore della Guzzi, per l’azienda.

Le clausole prevedevano che la concessione del terreno durasse trent’anni, dopo di che sarebbe tornato al Comune insieme alle opere costruite.

La Guzzi, inoltre, doveva sostenere tutte le spese e tenere in efficienza il campo, pagare un canone annuo di 1 lira, che fu effettivamente versata, e permettere l’uso del campo, oltre che alle proprie organizzazioni, anche a quelle fasciste: Sportiva Mandello, Balilla, Premilitari e Milizia, ma soltanto nei giorni festivi dalle 8 alle 10, nonché, secondo le disponibilità, al Dopolavoro comunale (distinto da quello aziendale) per gli allenamenti della squadra di tamburello.

E la situazione di potenziale pericolo del Meria, che passava lì accanto? Il testo dice esattamente che a est l’area confina con “il letto del torrente Meria e linea di paletti di ferro”. Cosa indicheranno? E comunque, se davvero il terreno concesso era “soggetto alle alluvioni”, bisognava pur provvedere in qualche modo. E le arginature di cui tanto si era parlato negli anni ’20? Alla fine si era fatto qualcosa?

Siamo indotti a pensare che, come per la colonia, anche la Guzzi, con il gran lavoro necessario per trasformare un “incolto sterile” in un campo da gioco, si sarà pur premunita di non lasciarlo rovinare dalla prossima invasione delle acque.

Per fortuna abbiamo un documento del ’37 che chiarisce senza più dubbi la situazione. Ricordate Redaelli e la sua richiesta del ’21 di avere appezzamenti di terreno comunale in cambio della costruzione di un argine sulla sponda destra e di un contributo per il ponte dei Mulini? Era la richiesta cui in seguito si era associato Falck per l’arginatura della sponda sinistra in cambio, contestatissimo, del giardinetto.

Ebbene, dopo sedici anni siamo esattamente allo stesso punto e viene nominato un apposito commissario prefettizio che stipuli, al posto del podestà, una convenzione tra il Comune e Redaelli “per la cessione di due lotti di terreno”.

La convenzione ripercorre tutta la vicenda dall’inizio, riportando con scrupolo gli accordi del ’21 e precisando poi “che l’allora Amministrazione non provvedeva a stipulare l’atto necessario per cause dipendenti alla mancata costruzione del ponte ed alla mancata sistemazione della sponda sinistra del torrente”, quella appunto assegnata a Falck. Ma questa volta almeno per la sponda destra ci siamo.

Luciano Maria Rossi

1 commento:

  1. Chi sono i giovanotti della foto ? Uno è l'ingegner Carcano. Accanto a lui sulla destra mio papà Cesarino Lanfranconi, rosso di capelli...

    RispondiElimina