29 marzo 2024

Il vescovo e il Venerdì santo: “Il Crocifisso ci dice: O uomo, dove sei finito, dove stai andando?”

Il cardinale Oscar Cantoni al termine della processione per le vie del capoluogo lariano: “Il silenzio è più utile e più fecondo delle parole, ci obbliga a fermarci e a riflettere. Tacere mette paura perché ci fa sorgere domande scomode, che però ci aiutano ad affrontare la situazione che l’umanità sta attraversando”

(C.Bott.) “Mi pare che il Crocifisso possa dirci: O uomo, dove sei finito? Dove stai andando? Dove sono i tuoi progetti per rendere migliore il mondo e la terra più abitabile?  Invece di procedere verso un futuro di prosperità e di pace, sei retrocesso. Tu, uomo, sei al centro della creazione di Dio, con la mia morte e risurrezione ti ho ridato piena dignità. Tu, invece, sei tornato ostinatamente indietro. Hai preferito usufruire dei tuoi soliti mezzi forti, che a prima vista sembrano risolutivi, perché più sbrigativi e immediati, ma che producono solo fallimento e morte: con tanta ferocia, barbarie, violenza, avidità”.

Al termine della processione del Venerdì santo per le vie di Como con il Santissimo Crocifisso, il vescovo Oscar Cantoni ha tenuto oggi pomeriggio un’omelìa carica di significati e di spunti di riflessione. E invitato “a stare un po’ in silenzio, non più tanto di moda e tuttavia necessario in un ambiente fondato sulla fretta e sulla superficialità, dal momento che tante notizie dal mondo ci turbano e ci sconvolgono”.

“Il silenzio è più utile e più fecondo delle nostre parole - ha detto il prelato - ci obbliga a fermarci e a riflettere. Tacere, fare silenzio mette paura, perché ci fa sorgere domande scomode, che però ci aiutano ad affrontare consapevolmente la situazione che l’umanità sta attraversando. Se poi facciamo silenzio sotto lo sguardo mite e compassionevole del Crocifisso, allora è Lui che prende la parola”.

Il cardinale Cantoni ha aggiunto: “Quanti fiumi di sangue versato, quante lacrime provocate dalla ferocia umana, quanti dissidi ti ostini a produrre con tanta violenza, quanto dolore stai provocando, quante morti stai accatastando, privando le persone di legami e di affetti indispensabili per una vita piena e felice! E non solo nei luoghi di guerra dichiarata, ma anche negli spazi delle nostre case, nei nostri ambienti, dove facciamo fatica ad accoglierci, a sentire le altrui ragioni, dove pretendiamo di avere il sopravvento, dove ci facciamo del male a vicenda con tanta facilità. E le nostre parole a volte sono dure e taglienti come pietre e feriscono più delle armi”.

Eppure Dio - ammonisce il vescovo - non si stanca, non si scoraggia. Viene in nostro soccorso se noi lo cerchiamo, se lo vogliamo, se gli diamo spazio, se lo ascoltiamo. Certo non rimette le cose a posto con un tocco di bacchetta magica. Il nostro Dio è rispettoso della libertà che ci ha affidato, ci fa responsabili delle nostre azioni e ci coinvolge nella conduzione del mondo e della storia.


“Se il rumore delle armi, se l’odio e la violenza sembrano prevalere - ha detto ancora il vescovo Oscar - Dio è più forte delle nostre ostinazioni, ci viene incontro a braccia aperte e ci rigetta di nuovo l’ancora di salvezza. Dio è più forte del male e nella sua disarmante benevolenza ci chiede di tornare a Lui, di essere accolto e creduto. Non permetterà che la violenza abbia l’ultima parola”.

Quindi l’invocazione al Cristo Crocifisso e risorto “perché sciolga la nostra durezza di cuore, le nostre ostinazioni, pieghi le nostre volontà ribelli, perché possiamo diventare costruttori di pace, impegnandoci per trovare soluzioni giuste e perché la pace torni a regnare tra noi, costruttori di una cultura fondata sul rispetto e sulla valorizzazione di ogni uomo e di ogni popolo”.

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