01 agosto 2021

I giardini pubblici di Mandello. Quell’atto di vendita del 1895, entra in scena il Comune…


 

Altri anni, altri “passaggi”, altre vicissitudini. E la storia dei giardini pubblici di Mandello Lario scrive un altro capitolo grazie all’interessante lavoro di ricerca svolto da Luciano Maria Rossi, che ci invia questo suo nuovo intervento:

Siamo al 1852 e al passaggio della concessione in Gera da Provasi a Cesare Bianchi, che qui risulta già proprietario anche della famosa vigna (l’attuale area Falck). Il documento si apre con “Regno Lombardo Veneto” e subito dopo: “Regnando S.M. l’imperatore e re Francesco Giuseppe Primo”.

Ma siamo ormai nel cuore del Risorgimento, cui partecipano numerosi mandellesi, e tutto questo sta per finire. Anche il notaio che redige l’atto ha ideali patriottici e garibaldini, anzi a Mandello ne è uno dei più attivi sostenitori. E’ Giuseppe Pini, i cui giovani figli combattono con Garibaldi. A loro il Comune dedicherà una via, “Fratelli Pini” appunto, e l’Archivio della memoria una targa. E’ tutta da leggere e la si trova a Tonzanico, all’angolo della farmacia Spataro.

Il notaio abitava lì in zona, come attesta lui stesso a conclusione del rogito, quando afferma di averlo letto ai convenuti “con chiara e intelligibile voce nello studio al piano terreno della mia casa d’abitazione in Tonzanico Comune di Rongio”, unitamente agli allegati A - B - C - D. Allegati che meritano una parola, in quanto decisivi per la nostra “indagine”.

Pini, oltre che patriota, doveva essere un tipo scrupoloso e da bravo notaio vuole essere sicuro che questo diritto di fare piantagioni risalga “agli originari possessori di tali esclusivi diritti”, cioè gli Airoldi. Così si mette alla ricerca di tutti i documenti che hanno segnato passo passo la vicenda, li fa copiare (non c’erano le fotocopie), li controfirma e li allega all’atto.

Dobbiamo aspettare ancora quasi mezzo secolo perché entri in scena il Comune e, a essere sinceri, con il passo sbagliato. E l’atto di vendita del 1895. All’inizio ora c’è scritto: “Regnando Sua Maestà Umberto I, per grazia di Dio e per volontà della Nazione, Re d’Italia”, e il notaio è ancora un Pini, il dottor Gionfrino, lo stesso nome di uno dei garibaldini. Si saranno realizzati i loro ideali?

Ma torniamo al Comune: cosa ha combinato? Semplice: si era messo a piantare abusivamente, a proprio vantaggio, degli alberi in Gera, presso il Meria, la zona più spoglia, senza chiedere il permesso ai legittimi concessionari. Ma ora ci sono gli eredi Bianchi, tre fratelli probabilmente più agguerriti, e il Comune teme una richiesta di indennizzo. In più forse comincia a capire che, a ben vedere, la Gera rende.

Giunta e Consiglio si mobilitano, si contattano i Bianchi, si avviano trattative e alla fine si conclude il patto. I Bianchi rinunciano in favore del Comune a ogni “eventuale quistione per tale abusiva piantagione”. Inoltre vendono i loro diritti in Gera, dal lago al “muro di cinta della vigna Bertarelli” (gli ultimi proprietari prima dei Falck?) e, insieme, tutte le piante esistenti: gelsi come sempre, più noci, pioppi e robinie, e tutto “pel corrispettivo di lire mille”.

E’ stato un affare? L’ingegner Andrea Gaddi di Somana, incaricato di fare una stima, diceva in una precedente riunione del Consiglio riportata in allegato: “Il prezzo è assai conveniente pel Comune, solo in riguardo alla vendita che dalla foglia dei gelsi e dal taglio delle altre piante si potrà ricavare”.

Allora è vero: la Gera rendeva e il Comune finalmente, oltre che proprietario, ne è anche pienamente gestore. Lo farà bene, nell’interesse di tutti? E fino a quando durerà la convenienza? E’ allora che, in cambio, nasceranno i nostri splendidi giardini? E per merito di chi?

Ci manca il Novecento e dei documenti con su scritto “Repubblica Italiana”. Ma mi piacerebbe che questa storia la scrivessimo tutti insieme, noi di Mandello. A dire il vero, mi piacerebbe che insieme potessimo scrivere anche il futuro…

Luciano Maria Rossi

3 commenti:

  1. Grazie dr.Rossi: rispetto alla sua chiosa finale, stia sicuro che il finale verrà scritto assieme ai cittadini di Mandello. I giardini sono, come si dice negli ultimi anni, un bene comune, non un affare da mettere a profitto (di pochi). Parlandone in questi ultimi mesi in giro per il paese, è il pensiero di sempre più mandellesi.

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    1. Fiore.
      Sig. Citterio, la sua speranza è quella del prof Rossi si potranno realizzare solo se gli attuali amministratori faranno partecipare (come di diritto) i MANDELLESI ad una serie di riunioni e di confronti aperti a tutti.
      Attualmente le decisioni vengono imposte senza nessuna consultazione dei cittadini, con i risultati che tutti ben conosciamo.
      Ex piazza Garibaldi docet.

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