29 settembre 2022

L’Anpi: “Adriana rischiò le torture e la vita per portare cibo ai partigiani sulle nostre montagne”

Adriana Pasut (al centro) a una cerimonia a Mandello Lario del 25 Aprile.



I presidenti del comitato provinciale di Lecco dell’Anpi e della sezione “Lario orientale” della stessa associazione ricordano Adriana Pasut vedova Maggi, morta a Mandello Lario. Quella che segue è la loro testimonianza:

La sezione “Lario orientale” dell’Anpi, unitamente al comitato provinciale di Lecco dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia, si unisce al cordoglio di Eros e Nikos per la scomparsa della loro mamma Adriana Pasut vedova Maggi, iscritta da sempre a questa stessa sezione. 
 
Staffetta partigiana, sorella di Domenico, uno dei martiri della Resistenza fucilato dai fascisti a Fiumelatte, Adriana - che aveva 19 anni nel 1943, quando a Introzzo rischiava le torture e la vita per portare cibo ai partigiani sulle nostre montagne - ci ha lasciato un ricordo recentissimo quando, in occasione del 25 Aprile di quest’anno, mi chiese di accennare nel mio discorso alla manifestazione di Dervio un suo ricordo particolare: quello di avere abbracciato e perdonato la moglie di uno dei fascisti che uccisero suo fratello. Perché, mi disse Adriana, i partigiani non combatterono per spirito di vendetta, ma per ideali di libertà e di giustizia sociale.
 
 

 
Il Comitato provinciale di Lecco e la sezione “Lario orientale” saranno presenti alle esequie di Adriana, che si terranno venerdì 30 settembre alle 14.30 nella chiesa arcipretale di San Lorenzo a Mandello Lario. 
 
Ricorderemo Adriana con le nostre attività e le nostre lotte quotidiane, in nome di un antifascismo che, ancora in quest’ultima campagna elettorale, è stato troppo spesso trattato come un retaggio del passato.
 
La realtà è che non soltanto la democrazia è un bene mai acquisito per sempre, ma troppo spesso in Italia ritornano fantasmi di intolleranza verso chi è debole, diverso (per razza, religione, abilità fisica, tendenza sessuale e altro), non allineato a presunti valori “tipici” del popolo italiano. Tutti atteggiamenti che, la storia ci insegna, sono stati il presupposto culturale del fascismo. 
 
Vogliamo infine evidenziare come Adriana ben si inserisca in quel dibattito e in quegli studi, resi più vivaci in questi ultimi anni, sul ruolo delle donne della Resistenza, spesso dipinto come di mero supporto, quando invece, con una costante attività non sulle montagne ma nei paesi e nelle città, vicino agli invasori nazisti e ai traditori fascisti, rischiavano ben oltre la morte in battaglia. 
 
Enrico Avagnina (presidente del comitato provinciale di Lecco dell’Anpi) e Roberto Citterio (presidente della sezione “Lario orientale”)

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