20 dicembre 2021

Mandello e l’addio a Cantoni. “Caro Enrico, come stai? Io sto preparando la casa per Natale…”

La tenera lettera della moglie “Nini” al marito, che ha legato il nome alle pagine più gloriose della storia centenaria della Moto Guzzi



(C.Bott.) L’ultima “voce” che ha ascoltato è stato il rombo di alcune vecchie motociclette Guzzi ferme davanti all’ingresso della chiesa parrocchiale di Sant’Eufemia. Un suono per lunghi anni familiare a Enrico Cantoni, il cui nome si lega alla storia centenaria della Casa dell’Aquila.

L’ultima “voce”, allora, poteva essere soltanto quella. Poi, spenti i motori e prima che il feretro lasciasse il sagrato, un applauso e l’ideale “grazie” di Mandello Lario e di Olcio, la “sua” frazione, a un signore d’altri tempi che con Giulio Cesare Carcano e Umberto Todero ha scritto alcune tra le più significative pagine della storia guzzista.

E’ il giorno dell’addio, il giorno più triste. Lo ricorda, don Mario Tamola, introducendo la sua omelìa. E lo dice rivolgendosi direttamente ai familiari: “Oggi siete nel lutto e nel dolore, ma sappiate che il Signore vi è vicino e vi vuol bene e la presenza di tutti noi in questa chiesa esprime la nostra fede e ci ricorda che siamo in cammino verso la vita eterna, quando Gesù trasfigurerà il nostro misero corpo in un corpo glorioso per farci condividere con lui la sua luce”.

“Il nostro cuore è inquieto finché non riposerà in lui - aggiunge il sacerdote - ma noi abbiamo la certezza che un giorno ci ritroveremo”.



Al termine del rito funebre è il figlio Luca a prendere la parola. “Non è facile condensare i 95 anni vissuti dal papà - premette - ma quel che è certo è che ci ha insegnato tantissimo. Non è stata una vita facile, la sua. Aveva soltanto 7 anni quando perse suo padre, poi il 7 gennaio 1941 il suo ingresso in Guzzi. Si presentò davanti ai cancelli della fabbrica alle 7 dopo essere partito a piedi da Olcio”. “Sì, ci lascia un grande insegnamento - aggiunge - e ha saputo trasmetterci valori importanti in cui credere”.

Poi lo sguardo va a sua madre “Nini”, seduta ai primi banchi della parrocchiale. Avevano festeggiato lo scorso agosto i settant’anni di nozze, i coniugi Cantoni. “Soltanto venerdì scorso, il giorno prima che il papà mancasse - dice Luca - la mamma gli aveva scritto una lettera che gli era stata fatta recapitare in ospedale”. E’ Mariacarla, l’altra figlia di Cantoni, a leggerla. “Caro Enrico, come stai? Mi raccomando, fai tutto quello che ti dicono, così ti riprendi presto… Io sto discretamente e sto preparando la casa per Natale”.

Le ultime preghiere, l’ultimo canto, poi la bara viene portata a spalle fuori dalla chiesa per ricevere l’ultimo applauso. E per far sentire a Cantoni la “voce” a lui più familiare, quella delle vecchie Guzzi.






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