01 maggio 2023

Festival del libro per ragazzi. La vita dei bambini negli ambienti digitali, Alberto Rossetti a Bellano

Lo psicologo e psicoterapeuta dialogherà in sala civica con l’avvocato Grazia Scurria. L’incontro è all’interno della programmazione di “Yeah! Festival del libro per ragazzi”

 
All’interno della programmazione di “Yeah! Festival del libro per ragazzi” domani, martedì 2 maggio, presso la sala civica in via Marinai d’Italia a Bellano (inizio alle ore 21) si terrà un incontro con Alberto Rossetti, psicologo e psicoterapeuta, il quale parlerà del suo ultimo libro dal titolo La vita dei bambini negli ambienti digitali (edizioni Gruppo Abele). A condurre l’incontro sarà l’avvocato Grazia Scurria.
Una recente indagine condotta da Kaspersky, azienda specializzata nella produzione di software progettati per la sicurezza informatica, ha evidenziato come il 55% dei bambini dai 5 ai 10 anni disponga di un dispositivo personale. Il 74% ne utilizza uno anche mentre si trova in compagnia di amici e coetanei.
Un uso ampio che però non è scevro dai rischi considerato che il 36% dei più piccoli in quella fascia d’età ha già ricevuto messaggi da sconosciuti o inviti a giochi pericolosi, mentre il 40% sarebbe disponibile anche a fornire informazioni personali ad amici conosciuti soltanto virtualmente.
Le tecnologie e i dispositivi digitali fanno parte delle nostre vite, anche di quelle dei bambini. Ed è bene che sia così: l’utilizzo della rete e delle opportunità di conoscenza che ne derivano, purché in contesti controllati e privi di rischi, è un diritto a cui tutti dovrebbero avere accesso.
A partire da questa premessa si svilupperà la riflessione proposta da Alberto Rossetti, il quale afferma che la relazione tra bambini e bambine, da un lato, e l’uso dei dispositivi tecnologici dall’altro non ha ragione di essere demonizzata. Occorre indagare in che modo i più piccoli vi hanno accesso nelle loro vite, quali significati sono in grado di attribuirvi e quali no, e con quali conseguenze sul mondo delle relazioni e sullo sviluppo.
Ma i bambini sono sempre più spesso anche i protagonisti del racconto che i loro genitori portano quotidianamente in scena sui social network. Fino a che punto è corretto che gli adulti condividano pubblicamente contenuti riferiti ai figli? In questa pratica, nota con il nome di sharenting, il bisogno di raccontare l’esperienza di genitorialità si piega alla logica dei like, delle visualizzazioni, dunque del mercato. E i figli rischiano di diventare un contenuto come tanti, che scorre sulle bacheche di tutti noi, perfetti sconosciuti.

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