25 maggio 2023

Addio Carlo Poli. I figli: “Ci ha insegnato che per raggiungere un obiettivo occorre lavorare duramente”

Carlo Poli
 
(C.Bott.) E’ il giorno dell’ultimo saluto, il giorno dell’addio di Mandello Lario a Carlo Poli, per lunghi anni titolare dell’Autoscuola Grigna, da lui aperta in paese nel settembre 1968. Aveva 77 anni e il rito funebre si è svolto oggi pomeriggio nella chiesa prepositurale del “Sacro Cuore”.

“Non è facile descrivere mio padre - dice di lui suo figlio Paolo - I pensieri sono tanti e confusi, ma parlando in questi giorni con le persone che lo hanno conosciuto ho constatato quanto fosse stimato e benvoluto. Per molti il ricordo si lega inevitabilmente agli anni della patente di guida. Non a caso tutti coloro i quali hanno superato i 40 anni e a Mandello o nei paesi vicini hanno preso la patente lo hanno avuto al loro fianco”.
La patente, già. La si fa una sola volta nella vita, ma poi con quella si va in auto al lavoro, a fare la spesa, in vacanza, ovunque. “Mi hanno raccontato in tanti dei loro esami di guida - afferma Paolo - chi a Lecco, chi a Como, alcuni persino nella Bergamasca prima che mio padre aprisse a Mandello l’autoscuola. Lui si appoggiava infatti all’autoscuola di suo fratello a Nembro, nella bassa Val Seriana. C’è anche chi ricorda simpaticamente quando mio padre durante le lezioni di guida sostava per andare in banca, alle Poste o dove lo portavano le varie faccende da sbrigare. Lui lasciava in auto l’allievo di turno, il tempo, così gli diceva, di imparare… a far la sosta”.
Poi c’erano i consigli che lui era solito dispensare: come affrontare al meglio l’esame, come comportarsi alla guida e sull’importanza di tenere il tacco per terra. “Ricordo che quando stavo imparando il mestiere che ho ereditato da lui - dice sempre il figlio - lui, seduto sul sedile posteriore, sgridò una ragazza proprio per come teneva i piedi. Io gli dissi: Ma quasi non li vedo io, i piedi di chi sta guidando, che sono seduto al suo fianco, come fai a vederli tu da dietro, che tra l’altro stai guardando fuori dal finestrino? “Eh, io capisco”, mi rispose semplicemente. E aveva ragione”.
Poi la descrizione dei tratti salienti del suo carattere e del suo modo di comportarsi. “Gli occhiali da sole erano una sua caratteristica - ricorda Paolo - Li metteva sempre, sul lavoro anche di notte. Soltanto poco tempo fa me ne svelò il motivo. Perché così le persone - mi disse - non vedevano che stavo dormendo. A volte lavorava sette giorni su sette. Iniziava al mattino presto, magari anche prima delle 6. Alle 20.30 terminava le lezioni e cominciava le guide dei mezzi pesanti, sul piazzale a Lecco, spesso fin oltre la mezzanotte”.
Un’altra caratteristica che contraddistingueva Carlo Poli era il suo umorismo, che si traduceva in allegria, in una innata voglia di ridere e di scherzare. Aveva sempre la battuta pronta, su tutto e per tutti. “Questo fino alla fine - ricorda ancora il figlio - No, neppure nei suoi ultimi giorni di vita mio padre ha perso la sua ironia. Aveva questo grande dono di saperti strappare ogni volta un sorriso…”.
A ricordare suo padre con parole di stima e sincero affetto è anche Pamela, l’altra figlia di Poli. “Papà era disponibile con chiunque necessitasse di un aiuto - afferma - e amava moltissimo Mandello e il suo lago. Ricordo quando allestiva i carri per la sfilata della vigilia di Natale, quando la domenica andava al campo sportivo a vedere le partite del Mandello, le camminate con il Cai. Da piccola ero così fiera di essere sua figlia perché tutti lo fermavano per due chiacchiere, per un’informazione o magari semplicemente per una barzelletta. Per me papà era una persona importante e mi sembrava di essere la figlia di una star”.
“Ha sempre lavorato tanto - conclude Pamela - forse troppo. Ma questo è uno dei valori che mi ha insegnato: lo spirito di sacrificio e appunto lavorare duramente per arrivare a raggiungere un obiettivo”.

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