04 febbraio 2022

“Giornata dei calzini spaiati”. Adriana Lafranconi: “Ma la diversità ha ben altre esigenze”



La data è quella del primo venerdì di ogni febbraio e la scelta di non individuare un giorno fisso del calendario si lega alla possibilità di consentire agli alunni di ogni scuola di potervi aderire tutti gli anni.

Il riferimento è alla “Giornata dei calzini spaiati” nata una decina d’anni fa dall’idea di un’insegnante di scuola primaria della provincia di Udine allo scopo di accrescere la sensibilità nei confronti delle diversità, per una scuola più  inclusiva.

Ma perché i calzini spaiati? Perché due calzini, anche se diversi tra loro per forma e colore, assolvono perfettamente alla loro funzione.

La “ricorrenza” offre lo spunto alla mandellese Adriana Lafranconi, cultrice di pedagogia, ex insegnante e ex dirigente scolastico, per proporre le riflessioni che di seguito pubblichiamo.

Nella giornata  odierna si celebra la nona edizione della “Giornata dei calzini spaiati”. Il Corriere della Sera titola un pezzo di Chiara Barison “La Giornata dei calzini spaiati 2022: un omaggio alla diversità”, ripreso e più o meno parafrasato da fonti diverse, che invita a indossare calzini spaiati a scuola ma anche a casa e al lavoro, appunto come inno alla diversità e alla solidarietà. Mi viene spontaneo condividere con i lettori di questo blog qualche considerazione.

Ieri ho avuto un gradevole incontro in Meet con una studentessa universitaria di un’altra provincia, gradevole perché ho potuto cogliere la responsabilità educativa di questa studentessa/insegnante supplente nei confronti degli alunni della propria classe: 17, di cui 12 stranieri. I 5 italiani iscritti appartengono nella generalità a famiglie con qualche difficoltà socio-economico-culturale.

Tutti gli altri “indigeni”, di ceto sociale più elevato, frequentano un altro istituto del paese, dove il flusso migratorio è sostanzialmente sconosciuto.

Tra le difficoltà che quotidianamente vive, questa studentessa mi sottolineava l’atteggiamento di diverse sue colleghe, poco propense a interrogarsi sui bisogni formativi di questa e di altre classi simili e meno ancora disponibili a modificare prassi didattiche consolidate per cercare soluzioni più capaci di intercettare  le potenzialità di questi bambini.

Mi ero accordata con questa insegnante perché mi mandasse le sue osservazioni sulla conduzione delle varie attività come occasione di confronto e questa mattina, puntualmente, lei mi ha fatto un aggiornamento relativamente ad attività proprio relative alla  “Giornata dei calzini spaiati”. Attività condivise, queste sì, fra tutte le docenti della scuola: un inno alla diversità che si affianca alla non considerazione delle esigenze della diversità, denunciata ieri sera.

Poco dopo, nel gruppo Facebook “Normativa inclusione”, leggo l’intervento disperato della mamma di una bambina di scuola dell’infanzia, con una rara sindrome progressiva, spesso costretta a correre a scuola a cambiare il pannolino alla sua bimba perché l’assistente che svolge questa mansione è presente soltanto due ore al giorno. Eppure la normativa perché la scuola assolva in ogni caso a bisogni di questo tipo c’è ed è precisa.

Conclusione. Lasciamo perdere la “Giornata dei calzini spaiati”, se deve  risolversi nell’ennesima kermesse-parentesi in un’esperienza scolastica che nella quotidianità mostra di non concretizzare i valori che celebra in varie giornate speciali: quella dei nonni, quella dell’albero, quella della gentilezza, quella dei diritti dell’infanzia, quella dell’acqua, quella della promozione della lettura, quella del risparmio energetico…

Mi fermo qui, per non correre il rischio di coprire un’ampia fetta dei 200 giorni del calendario scolastico. Ovviamente, rifuggendo da improprie e scorrette generalizzazioni.

Adriana Lafranconi

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