27 febbraio 2022

Natalia Nagorna e la guerra in Ucraina. “Assurdo vedere la gente della mia terra soffrire e morire”

La musicista e docente, a Lecco dal 2019 dopo aver vissuto a Mandello Lario, è tornata in Italia con sua madre lo scorso 14 febbraio

Natalia Nagorna e sua madre Valentina.


di Claudio Bottagisi

Da suo padre Eugenio ha ereditato la passione per il canto lirico, dalla madre Valentina quella per il pianoforte. Insieme, i suoi genitori l’hanno avvicinata al mondo della musica, portandola all’età di 24 anni a diplomarsi in pianoforte principale e didattica al Conservatorio di Kiev.

Nel corso degli anni Natalia Nagorna, anche autrice di colonne sonore per film, si è esibita in vari Paesi: tra gli altri in Italia, in Russia, nella Repubblica Ceca, in Germania, in Svizzera e naturalmente nella “sua” Ucraina.

Il canto lirico e suo padre, si è detto. Un legame forte, fortissimo, spezzato soltanto dal Covid, che nell’agosto dello scorso anno lo ha strappato ai suoi affetti più cari. E appunto alla musica, a cui aveva dedicato gran parte della sua vita insegnando al Liceo musicale di Poltava, città universitaria dell’Ucraina centrale con una popolazione di poco inferiore ai 300.000 abitanti, 300 chilometri distante dalla capitale Kiev.

Con lui, in quel Liceo fino al 2021 insegnava anche sua moglie. Insieme nella vita di ogni giorno. E insieme nel lungo quanto appassionante cammino dell’insegnamento, seguito poi anche dalla loro figlia Natalia, oggi docente di pianoforte alla Project Rock School, la scuola comunale di musica di Mandello Lario, dove lei ha vissuto dal 2014 al 2019, anno del suo trasferimento a Lecco, dove risiede attualmente.

Natalia e i suoi genitori. Natalia e l’Ucraina. Natalia e, appunto, la musica. Natalia e quei legami destinati a durare nel tempo, sempre e comunque. Ora la sua terra d’origine è sconvolta dal conflitto bellico seguito all’invasione della Russia e lei, come tutti, è preoccupata e impaurita. “Che brutta, la guerra - dice - e quanta gente innocente fa soffrire!”.

Non trova una ragione plausibile (forse perché non c’è), Natalia Nagorna, per giustificare quanto sta accadendo in Ucraina. “Far morire tanti civili e buttare soldi nella guerra è assurdo - aggiunge - eppure è proprio questo lo scenario a cui stiamo assistendo”. Già, assurdo.

Natalia Nagorna, musicista e docente.


In Ucraina la musicista e docente quarantaseienne c’era stata proprio questo mese in compagnia di sua madre, 79 anni, a sua volta in Italia dopo la morte del marito. Erano partiti il 7 febbraio, un lunedì, e sarebbero dovuti rientrare mercoledì 16. Quattro giorni prima, però, il Governo italiano aveva invitato i nostri connazionali a lasciare l’Ucraina “in via precauzionale, con i mezzi commerciali disponibili”. Una sollecitazione, quella dell’Unità di crisi della Farnesina, dettata dal rischio che la situazione in atto potesse sfociare in un’invasione da parte della Russia.

“Quell’invito così esplicito ci aveva stupito - spiega Natalia - perché in Ucraina nulla faceva ancora presagire che la situazione fosse sul punto di precipitare. Lo stesso presidente Zelenskij aveva chiesto in particolare agli americani di non continuare a lanciare segnali di allarme sul pericolo di un imminente attacco della Russia e in effetti nel Paese la vita era quella di sempre. Le scuole erano regolarmente aperte e niente faceva pensare al peggio”.

Poi le prime avvisaglie. “I biglietti aerei che avevamo acquistato tramite un’agenzia non ci venivano confermati - spiega sempre Natalia - e in più abbiamo saputo che il volo di mercoledì 16 previsto con Ryanair era stato cancellato. Con l’aiuto di mio fratello maggiore, che vive a Poltava, siamo allora riusciti a prenotare l’unico aereo disponibile per raggiungere l’Italia. Fissato per il 14 febbraio, il volo aveva come destinazione Venezia, ma a quel punto la città di atterraggio era diventata un dettaglio trascurabile. Ciò che contava era soltanto riuscire a ripartire e appunto fare rientro con mia mamma a Lecco”.

“All’aeroporto di Kiev - dice ancora la musicista, da alcuni anni vicepresidente dell’Associazione culturale “Lago di Como in musica” - c’erano in effetti segnali di una certa preoccupazione, anche se non era immaginabile quel che poi sarebbe successo”.

Adesso dal Lario, sua terra di adozione, Natalia Nagorna guarda alla “sua” Ucraina. E spera che il buon senso abbia a prevalere, che le armi possano tornare a tacere e che nel mondo si possa udire soltanto la voce della musica.

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