20 febbraio 2022

Bellano e “Il bello dell’Orrido”. “Via col vento”, il 26 febbraio incontro con Mariarosa Mancuso

Sabato 26 marzo spazio al giornalismo che racconta la cronaca, dunque il Paese in cui viviamo. Ospite della rassegna sarà Carlo Verdelli



(C.Bott.) Continua a Bellano la rassegna “Il bello dell’Orrido”. Negli ultimi anni il paese ha intrapreso un percorso di rinnovamento che lo ha trasformato in un polo culturale del Lago di Como, richiamando non soltanto escursionisti e turisti ma anche appassionati della cultura e dell’arte.

Accanto al riconoscimento come uno dei “borghi più belli d’Italia” e all’attribuzione della bandiera arancione del Touring, Bellano ha infatti ottenuto anche la qualifica di “Città che legge” dal ministero per i Beni e le attività culturali proprio per le politiche territoriali di promozione della lettura come valore condiviso.

In questo solco, dunque, proseguono gli appuntamenti a cadenza mensile - ideati da Armando Besio in collaborazione con il Comune - che collegano il senso di stupore e meraviglia suscitato dalle spelonche create dal fiume Pioverna a quello del “sublime”. Così, prima del prossimo incontro in calendario per sabato 26 febbraio, sarà possibile prenotarsi per una visita guidata ai siti culturali del paese e alle mostre in corso.

Titolo dell’incontro di sabato 26 è “Via col vento - Dal libro al film: una storia politicamente scorretta” e punto di partenza è il capolavoro letterario con cui Margareth Mitchell vinse il Pulitzer nel 1937 e da cui fu tratto nel 1939 l’omonimo film diretto da Victor Fleming, vincitore di 8 premi Oscar, con Vivien Leigh e Clark Gable.

Mariarosa Mancuso, scrittrice e giornalista (da anni l’uscita sul Foglio della pagina “Nuovo cinema Mancuso” a sua firma è letta da appassionati di cinema e non, firma la prefazione della nuova edizione Neri Pozza ed evidenzia l’attacco polemico che si è scatenato negli Usa nel giugno 2020, quando la HBO lo ha cancellato dalla library dei film in streaming sulla piattaforma poiché “sarebbe irresponsabile mantenerlo così, senza denunciarne il razzismo”.

Mariarosa Mancuso, scrittrice e giornalista.


Il film è “colpevole” di dare visioni troppo stereotipate dei personaggi di colore e di celebrare il modello schiavista degli Stati dell’America del Sud. La censura è rientrata e il film è riapparso qualche tempo dopo con una spiegazione iniziale, un  inquadramento sul suo contesto storico (le circostanze in cui fu girato, Hollywood e l’America nel 1939 erano ancora razziste) e un invito ad approfondire il movimento “Black Lives Matter” prima della visione del film.

Anche la nuova traduzione della recente edizione di Neri Pozza di Annamaria Biavasco e Valentina Guani è diversa da quella del 1937: le traduttrici hanno lasciato in originale i nomi di personaggi, istituzioni e toponimi, hanno svecchiato il linguaggio e introdotto un cambiamento radicale riguardo agli schiavi neri.

L’atteggiamento è cambiato - non soltanto negli Usa - così come le parole con cui se ne parla: nella nuova traduzione l’evoluzione linguistica e la sensibilità odierna sono rispettate.

Certo è che Margaret Mitchell ha saputo raccontare quel mondo del Sud al tramonto, con gli abiti meravigliosi, le feste, l’onore, le contraddizioni, la frustrazione della sconfitta subita dai nordisti e la tragedia della guerra civile.

Il suo è un racconto storico e corale, oltre che un intreccio perfetto di personaggi indimenticabili, mentre - come sottolinea la Mancuso - “il film ha una eroina-protagonista e ha gli occhi verdi di Vivien Leigh”. Certo è difficile leggere il romanzo senza pensare alla versione cinematografica, assai più centrata sulla figura di Scarlett, della quale nel film emergono soprattutto la cocciutaggine, lo spirito ribelle, l’amore per la terra. Il film è certamente indimenticabile, ma il romanzo è un capolavoro.

Sabato 26 marzo ci sarà invece spazio per il giornalismo che racconta, ricostruendo personaggi, storie e fatti, la cronaca e dunque il Paese in cui viviamo. Ospite della rassegna bellanese sarà in quella data Carlo Verdelli, neodirettore del settimanale Oggi. Editorialista del Corriere della Sera, è stato il primo direttore editoriale per l’offerta informativa nella storia della Rai.

Inoltre vicedirettore di Epoca e del Corriere della Sera e ha diretto Sette, Vanity fair, la Gazzetta dello Sport e, fino al 2020, La Repubblica.

Ha pubblicato vari libri e il più recente è “Acido. Cronache italiane anche brutali” (Feltrinelli, 2021), in cui vengono raccontate 40 storie che hanno appassionato l’Italia: da Enzo Tortora a Rosa Bazzi e Olindo Romano, da Alex Zanardi a Vallanzasca, da Patrick Zaki alla coppia dell’acido della Milano bene.

Una serata dedicata al giornalismo, dunque, che cerca, rovista, butta per aria le verità ufficiali senza trascurare alcun dettaglio, anche a costo di essere appunto brutale.

Una suggestiva veduta aerea di Bellano (foto Carlo Borlenghi).


Sabato 23 aprile il dialogo di Armando Besio sarà poi con Alessandro Zaccuri e prenderà spunto dal recentissimo romanzo, già candidato al Premio Strega, “Poco a me stesso” (Marsilio, 2022).

Narratore e saggista, Zaccuri è stato recentemente nominato direttore della domunicazione dell’Università Cattolica, dopo essere stato a lungo giornalista per il quotidiano Avvenire.

Dopo “Lo spregio”, vincitore del Premio Comisso e del Premio Mondello nel 2017, Zaccuri prosegue l’opera di reinvenzione dell’Ottocento italiano in questo romanzo con il racconto della vita ipotetica, esatta e mentita di Alessandro Manzoni. La storia, infatti, si svolge tra il palazzo di Giulia Beccaria e il Bottonuto, il più malfamato tra i quartieri della Milano ottocentesca: una fantasmagoria condotta sul filo dell’inverosimiglianza e sorretta da una libertà espressiva che reinventa, rendendola attuale, la lingua italiana di due secoli fa.

L’incontro di sabato 28 maggio sarà con Marco Balzano. Partito dagli anni Cinquanta e Sessanta con “L’ultimo arrivato” (Sellerio, 2014), romanzo sulla migrazione minorile del secondo dopoguerra che gli valse il Campiello, lo scrittore-insegnante approderà a Bellano con “Quando tornerò” (Einaudi, 2021) in cui racconta un altro tipo di migrazione, quello delle badanti dell’Est Europa.

Con sguardo lucido e insieme partecipe Balzano abbraccia con la narrazione quelle vite segnate che, se non ci fosse qualcuno a raccoglierle, resterebbero impigliate nel silenzio. La protagonista è Daniela, una donna rumena che lascia marito e figli per raggiungere l’Italia, un posto pieno di promesse dove i sogni sembrano più vicini. Si trasferisce a Milano, dove trova diverse occupazioni.

Sua è la voce narrante, che si alterna con quella dei due figli. Ne esce un mosaico di affetti in cui le tessere che si sono sparpagliate sono sempre più difficili da ricomporre. Balzano si conferma un grande narratore di partenze, di abbandoni, di strappi dolorosi, di ritorni e del mondo, spesso poco raccontato, degli ultimi.

Sabato 25 giugno sarà infine l’occasione per fare qualche riflessione sulla qualità della vita dei borghi che, come quello di Bellano, hanno ricevuto il riconoscimento di “borgo più bello d’Italia”.

Paola Dubini, docente di Management all’Università Bocconi di Milano, studia e scrive da anni sull’editoria e sul valore economico degli investimenti culturali. Nel suo saggio “Con la cultura non si mangia. Falso!” (Laterza, 2018) espone cifre, argomenti e fatti che dimostrano il contrario. Il nostro patrimonio artistico e storico consente di costruire altre vie di sviluppo e crescita del territorio. Anche a Bellano.

Tornando al prossimo appuntamento del 26 febbraio va detto che prima dell’incontro con Mariarosa Mancuso (ore 18.30, cinema di Bellano) sarà possibile prenotare la visita guidata alla chiesa di San Rocco (che ospita due pale d’altare di Giancarlo Vitali) e alla chiesa di San Nazaro e Celso. Seguirà la visita alle due mostre “L’Italia è un giardino”, allestita nello spazio Circolo, e “Le forme del tempo” di Giancarlo Vitali, nello spazio adiacente la sede degli “ArchiviVitali”.

L’incontro sarà a ingresso gratuito, con prenotazione obbligatoria e super green pass. Per parteciparvi si deve inviare una e-mail all’indirizzo archivivitali@gmail.org (per informazioni, www.archivivitali.org).

Nessun commento:

Posta un commento