01 febbraio 2022

Mandello, pagine di storia. L’arginatura del Meria e il progetto di costruzione del porto

La "corografia" della Gera e dintorni datata 1857.


Un’altra “tappa” nell’interessante cammino di ricostruzione della storia dei giardini pubblici e, più in generale, della zona a lago di Mandello Lario intrapreso da Luciano Rossi. In questa "puntata" si parla in particolare dei progetti di arginatura del Meria e di costruzione del porto.

Riprendiamo la nostra storia, a cui in questo periodo ho continuato a lavorare. Sapete che sto cercando i documenti sulla Gera all’archivio storico del Comune: ne ho trovati parecchi riguardanti l’Ottocento che mi sembrano interessanti e mi spiacerebbe trascurare. Vorrei perciò ripartire di lì, dopo le ultime puntate sugli anni Venti del ‘900.

L’Ottocento, dunque. Ricordate? Il Comune dava in concessione a privati la piantagione in Gera, finché alla fine se ne prese la piena gestione. Ma la Gera non era solo questo. C’è il Meria con il suo incerto percorso da regolare e c’è uno spazio vicino al borgo che si presta bene per un porto che ricoveri le tante barche. Due cose cui appunto a più riprese si pensa e in parte si provvede. E che voglio raccontare.

A dire il vero c’è anche un’altra attività da tempo praticata in Gera che merita di essere citata: l’escavazione dei sassi e della sabbia depositati in continuazione alla foce del Meria. In primo luogo una necessità per impedire eccessivi accumuli, ma anche una risorsa per la vendita di materiale edile. A fine ʼ800, ad esempio, mentre era in costruzione la ferrovia c’era un’impresa venuta da Firenze a operare in concessione alla Punta di Gera, come veniva chiamata. Anche a questo faremo un cenno più avanti.

Cominciamo allora dal progetto (non realizzato) sull’arginatura del Meria, cui seguirà quello sul porto.

Il Meria, dicevamo, nel suo regime di torrente aveva alla foce un percorso instabile, che in relazione alla quantità di precipitazioni poteva lentamente disperdersi in numerosi rivoli, o al contrario esondare con furia compiendo danni e arrivando a minacciare il borgo. Si faceva perciò sentire, tra i frequenti interventi di manutenzione, anche l’esigenza di una regolazione più duratura del torrente, con studi e progetti relativi a opere di arginatura, che peraltro non sembrano mai arrivare al dunque.

Al riguardo un documento molto bello graficamente è del 1857: una mappa, o meglio una “corografia” com’è definita nel titolo, della Gera e dintorni, disegnata e colorata nello studio dell’ingegner Pietro Luzzani di Como.

La mappa presenta anche, con due righe rosse diritte, le opere da eseguirsi, che vengono poi descritte accuratamente a parte. Si tratta di prolungare verso la foce - per 310,40 metri - l’arginatura già esistente, che si fermava poco sotto il ponte della Madonna del Fiume, cioè di via ai Mulini, dove il torrente deviava verso destra andando ad occupare, tra gli altri, gli spazi oggi riservati al Lido e al campo sportivo.

Per gli appassionati di costruzioni edili, traggo dal titolo che la sistemazione doveva avvenire “mediante argini di terra, ed armatura di riggolone”.

La mappa è dipinta con bravura, come una foto scattata dall’alto, e ha una sola singolare dimenticanza: manca l’indicazione della casa che oggi chiamiamo Pini, l’unica a lago appena fuori del borgo. In verità non c’è traccia neppure del porto adiacente, che però era in via di rifacimento e ampliamento proprio in quegli anni.

Per il resto penso che possiamo divertirci a ripercorrerne i vari dettagli: i rami dell’ampio delta del Meria, che coprivano una vasta zona della Gera sia sulla sponda destra sia su quella sinistra, la zona ghiaiosa tutt’attorno, più all’esterno le alberature colorate in verde e i tratti di campagna coltivata, poi le case tutte concentrate nel borgo o all’interno dell’odierna proprietà Falck-Colombo, le due chiese, le vie e le piazze che non c’erano ancora e quelle invece su cui camminiamo ancor oggi, da  via Manzoni al borgo, al confine dei Mulini…

L’opera progettata, però, non fu mai realizzata. Dopo un anno non era ancora iniziata. Ne abbiamo una testimonianza precisa: una descrizione di tutto il corso del Meria che, nel passo finale riguardante il tratto a valle del ponte della Madonna, conferma: “Dall’estremo della tratta sistemata con muri di sponda fino al Lago, l’alveo del Torrente è escavato dalle acque che scorrono liberamente il letto del Torrente stesso in fondo di ghiaie nude”. In pratica, il letto del Meria era regolato in tutta la zona abitata, da Molina al ponte dei Mulini, poi basta fino alla foce.

Ancora più esplicito un documento di sette anni dopo, dunque del 1865 (attenti: ora c’è il Regno d’Italia). E’ il verbale di una seduta straordinaria del consiglio comunale avente per oggetto: “Domanda di un sussidio Governativo per opere idrauliche”, e si riferisce ancora alla nostra arginatura. Ne parleremo la prossima volta, perché l’argomento richiede qualche riflessione.

Luciano Rossi

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