04 luglio 2022

Mandello Lario e il Lido, appunti di storia tra manutenzioni, ampliamenti e divieti di balneazione



Siamo agli anni Sessanta, nella storia dei giardini di Mandello Lario a cura di Luciano Rossi. E a dominare la scena è il lido comunale, che va assumendo sempre più importanza nel contesto del rilancio della zona a lago del paese.

Eravamo al 1962 e alle preoccupazioni del sindaco Tagliaferri per il contegno di chi frequentava il nuovo lido. Tre anni dopo c’è un altro sindaco (Anselmo Zucchi, al suo quarto mandato), ma su questo punto della decenza e del comportamento la sensibilità è la stessa: coloro che desiderano godere del lago non devono “subire il disagio, talvolta insopportabile, di un contegno ineducato o, peggio, offensivo del loro senso morale”.

Come si vede, un tema che ricorre. Inoltre il lido sta diventando insufficiente ad accogliere sempre più gente e il sindaco si rivolge a Redaelli per chiedergli di cedere con “benevolenza e comprensione” un suo lotto di terreno adiacente.

Insomma, la finalità balneare per tutti ha raggiunto la sua più adeguata collocazione, in un’area riservata speculare al parco pubblico sull’altra sponda (escludendo l’escavazione in Poncia, che si concluderà più tardi).

E’ l’esito della lunga evoluzione che stiamo seguendo e una vera fortuna per Mandello. Pensiamoci un po’, la Gera in una quarantina d’anni - diciamo dal 1920 al ’60 - si è trasformata da estesa indifferenziata di alberi sassi e sabbia in giardino e lido, i due poli fondamentali per la fruizione pubblica, l’oasi di pace e lo spazio balneare-ricreativo, l’uno di fronte all’altro, con il torrente in mezzo, nel punto più panoramico del paese. Chi altri ce li ha?

Negli anni successivi il lido proseguirà sulla linea intrapresa, con qualche problema di manutenzione, ampliamento, divieti di balneazione.

Una manutenzione interessante, perché legata alla meteorologia, è quella della passerella di accesso. Dice l’assessore ai Lavori pubblici, Antonio Balbiani (sindaco è Mario Sforza), che il 3 settembre 1976 la passerella aveva subìto uno “spostamento del basamento delle due pile di sostegno” a causa della “violenza delle acque del Meria, determinata dagli enormi nubifragi di quei giorni e dall’altissimo dislivello con le acque del lago, scese a livello di massima magra per il lungo periodo di siccità” di quell’anno.

Siamo alla fine della stagione balneare e il problema viene rinviato, mentre si pensa anche alla sostituzione con un ponte vero e proprio. L’ipotesi verrà presto scartata per le consuete difficoltà finanziarie, che faranno optare per “un opportuno rinforzamento delle basi di sostegno” e una spesa totale, compresi gli studi e il collaudo, di poco meno di 8.000.000 di lire.

Ancora tre anni e, con sindaco Elio Panzeri, lido e campo sportivo si ampliano con l’acquisto di oltre 3.000 metri quadrati di terreno dalla fabbrica Redaelli. Di conseguenza il Comune dovrà costruire un nuovo muro divisorio con una spesa di 17.000.000 di lire, in questo caso quasi interamente coperta dai contributi dell’Aast di Lecco, l’Azienda autonoma soggiorno e turismo.

Intanto però scoppia la grana del divieto di balneazione a causa di un “inquinamento non di natura industriale ma organica”, accertato - come sottolinea il sindaco in risposta a un’interpellanza - “su iniziativa dell’Amministrazione”.

Il sindaco promette “per l’anno prossimo controlli in corrispondenza di tutti gli scarichi di fognature”. L’opposizione ha buon gioco a rimarcare che sarebbe meglio “controllare la qualità delle acque all’inizio della stagione turistica e non il 18 di agosto”... Nell’interpellanza è strano non si parli del depuratore, che pure era già in progetto e avrebbe risolto alla radice il problema.

Del 1980 è la delibera per una nuova gestione del lido e qui le polemiche sono tante. C’è chi parla dall’opposizione di “degradata situazione degli impianti”, di pericolosa apertura fino alle 24 “data l’attuale situazione dell’ordine pubblico”, di servizio bar carente, di presenze diminuite, di mancanza di idee chiare “su quello che del lido si vuol fare” e sul recente allargamento, di aver speso troppi soldi per la polisportiva e niente per il lido.

Alla fine, comunque, il Consiglio decide a maggioranza di separare la gestione del lido da quella del chiosco, a suo tempo affidati “a persona privata” (come sappiamo, era il “Berto” Lafranconi) per un canone annuo di 2.250.000 lire. La cifra sale ora a 4.000.000 come base d’appalto per il solo lido.

Il capitolato allegato ne prevede le condizioni: apertura dal 1° giugno al 15 settembre, orario 8-24, biglietto di 500 lire per gli adulti, gratis sotto i 14 anni. Poi presenza di un bagnino patentato, custodia degli spogliatoi e del guardaroba, possibilità di due feste danzanti e concerti alla settimana, “una delle due preferibilmente in giorno di sabato”, con l’uso degli altoparlanti fino alle 22. E “nel caso di impossibilità di balneazione per divieti sanitari”, riduzione del 50% del canone per il periodo relativo.

A questo punto sono già passati 15 anni dalla riconsegna del campo sportivo con tutto il resto da parte della Moto Guzzi al Comune. Allora era l’estate del ’65, alla scadenza della concessione trentennale. Insieme aveva chiesto se, “per ragioni di natura morale, vorrete mantenere al campo la denominazione Campo sportivo Moto Guzzi”. Il sindaco aveva risposto che su questo avrebbe deciso il consiglio comunale, ma non ci risulta che la richiesta abbia avuto un seguito.

Luciano Maria Rossi

Nessun commento:

Posta un commento