27 marzo 2023

Spi Cgil, in più di 100 in visita al Memoriale della Shoah. “Indispensabile vincere l’indifferenza”

 
Preservare la memoria è un valore fondamentale perché ci consente di conservare e tramandare la conoscenza, l’esperienza e la storia delle generazioni passate. Queste ci aiutano a comprendere il mondo in cui viviamo e a costruire un futuro migliore. Per questa ragione lo Spi Cgil di Lecco ha organizzato una visita al Memoriale della Shoah a Milano, nella zona sottostante il piano dei binari della Stazione Centrale.

Un luogo di commemorazione, uno spazio per costruire il futuro e favorire la convivenza civile, ma anche un luogo di conoscenza, che tiene accesa la luce sul degrado raggiunto dall’umanità, affinché non possa ripetersi mai più.
Tra il 1943 e il 1945 il Binario 21 fu il luogo in cui migliaia di ebrei e oppositori politici vennero caricati su vagoni merci e carri bestiame, destinati ai campi di concentramento nazisti.
Il 6 dicembre del 1943 partì il primo convoglio di prigionieri ebrei, il 30 gennaio 1944 il secondo, entrambi diretti ad Auschwitz-Birkenau. Soltanto 27 persone su 774 fecero ritorno.

 
Tra tutti i luoghi che in Europa sono stati teatro delle deportazioni, il Memoriale è il solo a essere rimasto intatto. Rende omaggio alle vittime dello sterminio e rappresenta un contesto vivo e dialettico in cui rielaborare attivamente la tragedia della Shoah.
110 iscritti allo Spi lecchese, 25 dei quali da Mandello Lario, hanno partecipato alla visita. Forte la commozione: l’idea che milioni di persone siano state perseguitate, imprigionate, torturate e uccise a causa della loro razza, religione o orientamento sessuale è qualcosa di difficile da accettare e comprendere.
Ha fatto riflettere la parola “indifferenza” scolpita sul muro che accoglie i visitatori all’ingresso del Memoriale. “Proprio l’indifferenza - ricordano i responsabili dello Spi - è stata una tra le cause principali della Shoah, l’indifferenza delle persone comuni, delle istituzioni e dei governi di fronte a queste atrocità ha permesso che il genocidio avvenisse e ancora oggi ci spinge a interrogarci sulla nostra responsabilità come individui e come società di fronte alle ingiustizie”.
 

 

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