06 ottobre 2020

Quando ai Resinelli don Prandi disse: “Mi mandarono qui per dissuadermi dall’entrare in seminario”

Il sacerdote mandellese scomparso l’altra notte aveva celebrato i funerali dell’alpinista e Ragno della Grignetta Gigi Alippi, suo cugino

Don Luigi Prandi il giorno dei funerali di Gigi Alippi. A sinistra, don Mario Conconi.

 

(C.Bott.) Era il marzo 2016 e ai Piani Resinelli si celebravano i funerali di Gigi Alippi, Ragno della Grignetta, morto all’età di 80 anni. A presiedere il rito vi era monsignor Luigi Prandi, cugino del grande alpinista. Con lui, all’altare, l’allora parroco di Abbadia Lariana, don Vittorio Bianchi, don Marco Conconi, parroco di Crebbio scomparso nel 2017, e don Agostino Frasson, responsabile della “Casa don Guanella” di Lecco.

Era l’episodio della trasfigurazione, il brano di Vangelo del rito eucaristico. E da lì iniziò don Luigi per ricordare all’omelia Gigi, guida alpina e “maglione rosso” dal 1966. “Quella che precedette la trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor fu una cordata mistica”, disse il sacerdote.

Le montagne, già, quelle che Alippi tanto amava, “dove arriva il primo raggio di sole e dove l’ultimo indugia alla fine della giornata”.

Il celebrante aveva ricordato gli anni in cui, giovanissimo, d’estate saliva ai Resinelli. “Mi mandavano qui a fare il barista - affermò - e per dissuadermi dall’entrare in seminario. Avevo 20 anni e da Gigi ho imparato ad andare per boschi e il rispetto per la natura”.

“Mi portava a caccia con lui - aggiunse - anche se in verità la montagna non mi ha mai attratto particolarmente. Ma lui insisteva e mi parlava con il cuore. Mi parlava del profumo delle cime e mi diceva che in montagna si sente più che in ogni altro luogo il bisogno di essere uniti. Sì, aveva un cuore generoso al di là del suo carattere burbero, critico e puntiglioso”.

Don Luigi si era poi soffermato sull’episodio del 1961 quando, durante la discesa dal Mc Kinley, Alippi diede i suoi scarponi a Jack Canali, compagno di spedizione, e con i soli calzettoni scese dal “campo 3” al “campo 2”. “Che bel gesto, quello del Gigi!”, sottolineò il sacerdote mandellese scomparso ieri notte, che subito aggiunse: “Questo vuol dire essere veri cristiani”.

Aveva quindi dato lettura di alcuni passaggi della lettera che Alippi, di ritorno da quella stessa spedizione alla montagna più alta dell’Alaska, aveva scritto ai propri genitori. E di un’altra lettera che l’alpinista aveva indirizzato a sua moglie Aurora nel maggio 2012 in cui le chiedeva scusa per non averla lasciata accanto a sua mamma e alla sua Premana. “Sono egoista - aveva scritto Gigi - e ti voglio vicina per sempre”.

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