08 febbraio 2023

Andrea Nogara e "Progetto comune": "Continua la sistematica dismissione dell’ospedale di Bellano"

“Il Partito democratico e la nostra lista hanno tentato più volte di interessarsi e di affrontare la questione sollevando il problema nelle sedi competenti, purtroppo inascoltati”

 
Da Andrea Nogara, capogruppo di “Progetto comune” in consiglio comunale a Bellano e segretario del Circolo di Bellano-Dervio del Partito democratico, riceviamo e pubblichiamo:
E’ stato parzialmente aperto l’ospedale di comunità all’“Umberto I” di Bellano, struttura dotata attualmente di soli 5 posti letto sui 20 attivabili, senza personale adeguato e che ha comportato il trasferimento di 14 posti letto del reparto riabilitativo, eccellenza di Bellano, all’ospedale “Mandic” di Merate, affidandone la gestione a una cooperativa sociale.
E’ soltanto l’ultimo atto di una sistematica e duratura dismissione dell’ospedale bellanese sia per quanto riguarda i reparti di degenza sia per i poliambulatori specialistici.
Il Partito democratico e la lista “Progetto comune” hanno tentato più volte di interessarsi e di affrontare la questione sollevando il problema nelle sedi competenti, purtroppo inascoltati.
La dialisi ha ridotto l’operatività a un solo turno giornaliero, il centro prelievi apre dalle ore 8 alle 10, costringendo tanti utenti ad attendere all’esterno del nosocomio, numerose prestazioni specialistiche hanno traslocato o sono state fortemente ridotte nel corso degli anni: dal diabetologo all’oculista e al dentista.
L’unico presidio del Lago che doveva essere, secondo le promesse da anni millantate, l’eccellenza al servizio del territorio è oggi una struttura svuotata di reparti e servizi, sottosviluppata e depotenziata.
Dopo i notevoli investimenti pubblici spesi per la riconversione e ristrutturazione, l’“Umberto I” è diventato sede anche del CRA, struttura residenziale per malati psichiatrici che non dovrebbe, per definizione, trovare collocazione in una struttura ospedaliera e che è approdato a Bellano come soluzione temporanea ormai 8 anni fa e, nel silenzio generale, è qui rimasta.
L’ospedale di comunità sembrava un’opportunità di rilancio della struttura bellanese ma nei fatti è stata ancora una volta l’occasione per chiusure e trasferimenti da parte di Regione Lombardia, organo competente in materia di programmazione socio sanitaria.
L’operazione si inserisce nel modello sanitario regionale convintamente intrapreso e sviluppato da ormai 28 anni dal Pirellone, che ha nel suo fondamento l’affidamento al Privato a discapito di investimento sull’offerta pubblica, i cui limiti sono pericolosamente emersi a tutti in occasione della pandemia da Covid-19.
La maggior parte delle risorse finanziare regionali vengono destinate alla sanità e di queste una consistete quota del bilancio è erogata a favore del settore privato. Questa tendenza va cambiata, i fondi devono tornare a essere spesi nelle strutture pubbliche garantendo a tutti i cittadini l’accesso alle cure e alle prestazioni sanitarie.
La nostra lotta sarà sempre per una difesa della sanità pubblica e universale, aperta e fruibile da ciascuno, prevedendo investimenti e assunzioni per un rilancio e una ricostruzione di un servizio sanitario pubblico in grado di assicurare il diritto alla salute dei cittadini sancito dalla Costituzione italiana.
Troppe persone sono ad oggi, in Lombardia, costrette a dover scegliere se attendere mesi per poter godere di un servizio pubblico o convenzionato o pagare per ottenere la medesima prestazione in regime privatistico, in tempi brevi. Un’opportunità che per molti non è economicamente sostenibile e profondamente ingiusta.
Il 12 e il 13 febbraio, alle elezioni regionali, abbiamo tutti la possibilità di intervenire per cambiare finalmente questo modello regionale, per tornare a investire sui territori e sulla sanità territoriale in maniera seria e attenta alle peculiarità di ogni paese e, per Bellano, ad attuare finalmente un rilancio e un pieno sviluppo dell’“Umberto I”, degno della sua storia e di quello che ha rappresentato e rappresenta per la sponda orientale del Lario.

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