24 luglio 2019

Magda Fontanella e la filosofia, compagna di vita nella sofferenza


Ad affrontare l’argomento è il libro “L’identità umana come sistema complesso”
di Claudio Redaelli
Da anni, si sa, l’ambito sanitario a livello accademico e nelle pratiche quotidiane è caratterizzato da un’idea sempre più tecnica finalizzata alla guarigione della patologia acuta, nell’idea sottesa che la malattia costituisca una anomalia biologica da sconfiggere a ogni costo.
La ricerca di una saluta perfetta coinvolge direttamente anche ogni persona che, oltrepassata la soglia della malattia che la trasforma in paziente, non è più disposta a convivere con patologie croniche che fino a qualche decennio fa erano considerate come parte integrante della propria vita.
In un simile contesto tutto ciò che si allontana dall’atteso risultato di guarigione rischia di portare sia a vissuti patologici nei pazienti sia a contenziosi legali nei confronti dei mancati guaritori.
Ecco allora che per cercare di recuperare una dimensione della medicina meno conflittuale e maggiormente sostenibile negli ultimi anni si sono sviluppati movimenti di controtendenza che vedono nella “slow medicine” e nella medicina narrativa due tra gli approcci più interessanti.
Partendo anche da queste considerazioni appare evidente come la dimensione biologica della patologia non può essere separata dalla realtà soggettiva di chi vive la malattia, né dalla sua componente sociale di relazione con gli altri.
Ad affrontare queste e altre tematiche ancora è la dottoressa Magda Fontanella, autrice del libro L’identità umana come sistema complesso, il cui sottotitolo recita significativamente: “Da Edgar Morin alla filosofia in reparto”.
Si è così in presenza di un saggio che, muovendo appunto dall’opera del filosofo e sociologo francese Morin e arrivando alla pratica filosofica, presenta una visione sistemica e complessa dell’uomo, capace di offrire - anche sulla scorta dell’esperienza in reparto maturata dall’autrice - uno strumento efficace di accompagnamento e sostegno per i pazienti e per i loro familiari in ambito clinico-sanitario. E non solo.
Non a caso nella prefazione il direttore sanitario degli Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi di Lecco, Andrea Millul, afferma che “porre il focus sul rapporto fiduciario tra équipe e pazienti è il cambiamento culturale richiesto alla nostra società, perché la scelta consapevole del singolo si sviluppi all’interno di un processo comunicativo anche di confronto valoriale, ove la relazione fiduciaria deve essere obbligatoriamente biunivoca, distante dalle dinamiche proprie della medicina difensiva”.
I temi affrontati nel contesto della malattia, della fragilità e della paura della morte riguardano ciascuno di noi in quanto essere umani prima ancora che operatori o pazienti.
La filosofia, quindi, che da sempre si occupa delle domande che riguardano l’uomo in quanto tale, in ambito sanitario riscopre la sua peculiare capacità dialogica, in interazione con le altre discipline che trattano l’umano.
E ancora: “La filosofia in ambito sanitario - osserva sempre il direttore sanitario - interroga dunque nel concreto le variegate dimensioni della sofferenza, sfatando il mito che i filosofi trattino questioni astratte avulse dalla realtà e fungendo da collante e cornice di senso”.
Magda Fontanella ha conseguito la laurea specialistica in Filosofia della persona e bioetica nel 2010 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con una tesi dal titolo Il concetto di uomo nell’era della tecnologia.
Ha poi proseguito gli studi  ottenendo presso lo stesso ateneo del capoluogo lombardo il dottorato di ricerca in Persona, sviluppo, apprendimento prospettive epistemologiche, teoriche e applicative, presentando una tesi il cui titolo ricalcava esattamente quello del suo libro di recente pubblicazione, a proposito del quale piace evidenziare le considerazioni conclusive dell’autrice. “E’ bene sottolineare - scrive Magda Fontanella - che la filosofia in sé produce solitamente pensiero critico e una sorta di surplus di dubbi rispetto allo scorrere lineare dell’esistenza quotidiana, poiché appunto vivacizza il reale con il solo scopo di indagare la verità”.
“Tuttavia, quando la si mette al servizio di chi si trova in un disagio esistenziale - aggiunge - essa diviene compagna di vita nell’affrontare sofferenze o problemi che necessitano di un aiuto concreto e, dunque, diviene agire che ha di mira il sostegno di chi in quel momento è accorso ad essa per un bisogno radicale di senso”.

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