18 luglio 2019

Mandello. Le bocce onorano Antonio Gatti, campione nel gioco e nella vita


Antonio Gatti, campione italiano di bocce nel 1967.

(C.Bott.) Ha vinto in carriera più di seicento gare ed è stato premiato dal Coni come miglior puntista a livello addirittura mondiale. Apprezzato da tutti per l’indiscussa bravura, si distingueva anche per il suo carattere gioviale e affabile e per il suo comportamento che, dentro e fuori i campi da gioco, lo portava a rispettare qualsiasi avversario. Un vero signore, insomma, nel senso più positivo del termine.
Lui è Antonio Gatti, scomparso lo scorso 4 marzo all’età di 94 anni e idealmente ricordato nelle scorse settimane a Mandello con una gara serale (individuale e a carattere regionale) che si è disputata alla Bocciofila Mandellese e che assegnava - oltre al trofeo intitolato appunto a Gatti, che fu campione italiano nel 1967 - anche le coppe alla memoria di Angelo Trevisan, Ivo Carminati e Angelo Tacchini Redaelli.
Padre di tre figli (Daria, Isella e Giovanni), Antonio Gatti si era avvicinato alle bocce quando aveva soltanto 12 anni e la sua carriera, come detto, è stata costellata di vittorie. Numerose quelle di assoluto prestigio e molteplici i podi conquistati in gare provinciali, regionali e nazionali, fino al già ricordato titolo tricolore del ’67 ottenuto a Fano.
Poco dopo i 70 anni la decisione di abbandonare le bocce a livello agonistico e di continuare a giocare esclusivamente per divertimento.
Forte era il legame di Gatti con la propria famiglia, tanto da gioire e da emozionarsi più per le vittorie di sua figlia Daria, giocatrice di categoria A (ha difeso i colori di una società di Brugherio e vestito la maglia della Nazionale italiana di bocce), che non per le sue. Non a caso il ricordo dei figli è racchiuso in poche ma esplicite parole: “E’ stato un grande papà!”.

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