29 luglio 2021

“Il coraggio di andare oltre”, in un nuovo docufilm il cammino centenario della Moto Guzzi

La pellicola verrà proiettata stasera, giovedì 29 luglio, al “De André” di Mandello Lario in una serata a inviti dedicata all’Aquila e a chi ne ha scritto la storia


Carlo Guzzi, Giovanni Ravelli e Giorgio Parodi in un acquerello del pittore bresciano Mario Raineri (per gentile concessione di Roberto Manieri).

(C.Bott.) Si intitola Il coraggio di andare oltre ed è un docufilm che celebra la Moto Guzzi e la passione per le “due ruote” nell’anno del centenario della Casa di  Mandello Lario.

Un secolo di storia che questa sera, giovedì 29 luglio, rivivrà idealmente al cineteatro “Fabrizio De André” per iniziativa del Moto club “Carlo Guzzi”.

Una serata a inviti (ne sono stati distribuiti 200, tanti quanti sono i posti che in tempo di pandemia è possibile occupare nella sala comunale di piazza Leonardo da Vinci) che avrà inizio alle 21 e che può contare sul patrocinio del Comune di Mandello.

Una serata per omaggiare Carlo Guzzi, Giorgio Parodi e Giovanni Ravelli e per testimoniare che genio, creatività e passione possono fare la storia e dar vita a un successo condiviso.

Già, Guzzi, Parodi e Ravelli. Tre amici, tre commilitoni negli anni della prima guerra mondiale che sognano di costruire una motocicletta innovativa. Una storia di tecnica e, insieme, di ardimento, quella di Guzzi, Parodi e Ravelli. 

Una storia tra emozione, ricordi e inevitabilmente un po’ di nostalgia e di rimpianto ripensando a personaggi che hanno legato il loro nome alla Guzzi quali Omobono Tenni, Duilio Agostini, Valentino Gatti, Giulio Cesare Carcano, Enrico Cantoni, Umberto Todero, Angelo Parodi, Giuseppe “Naco” Guzzi. E ancora il “Moretto”,  Mentasti, Liberati, Primi, Varzi, Lino Tonti e gli oltre trentamila dipendenti che nell’arco di un secolo hanno dato anima e corpo a quell’idea geniale di Giorgio Parodi e Carlo Guzzi.

Il docufilm Il coraggio di andare oltre si deve a un’idea di Massimo Zavaglia e Bruno Nava, appassionati collezionisti di motociclette Guzzi. Prodotto dalla “Alboran” per la regìa di Maurizio Pavone, è stato scritto da Laura Motta con la fotografia di Valerio Lamberti. Produttore esecutivo è Marida Galliani.



Dopo la tappa mandellese la pellicola, per la realizzazione della quale ha avuto un apporto determinante il Gruppo motociclistico Lavanderie di Segrate (Milano), verrà distribuita nelle sale cinematografiche nazionali e non è azzardato immaginare un considerevole ritorno di interesse da parte del pubblico.

Resta da aggiungere che tutti gli eventuali proventi derivanti dalla distribuzione e proiezione del docufilm saranno devoluti all’associazione di volontariato “Le Vele” di Pioltello, nel Milanese, attiva sul fronte della solidarietà sociale.

Alla serata al “De André” di stasera sono stati invitati, tra gli altri, coloro i quali si sono impegnati nel corso degli anni a garantire l’apertura del museo storico della Guzzi per dar modo agli appassionati di visitare la prestigiosa “galleria” di moto di ieri e di oggi che hanno tenuto alto il marchio e il prestigio della Casa dell’Aquila.


 

Giovanni Ravelli, bresciano, era un aviatore, pilota volontario nella Regia Marina. Figlio di una famiglia non certo altolocata, già da affermato pilota di motociclette in Spagna ottenne il brevetto di volo nel 1912 e conobbe durante la guerra il giovanissimo aviatore Giorgio Parodi, rampollo di una agiata famiglia di armatori di Genova, con il quale sigillerà nell’area di guerra al limitare del Carso un fortissimo sodalizio.

Il terzo amico era Carlo Guzzi, maresciallo motorista già impiegato alla Singer e alla “Isotta Fraschini” di Monza, progettista del monocilindrico orizzontale che a partire dal 1921 avrebbe sfidato i tempi, con soluzioni di fatto rimaste pressoché invariate per oltre 40 anni.

“Affrontare la ricerca storica di una vicenda industriale che risale a oltre un secolo fa - spiega il produttore del docufilm, Massimo Zavaglia - offre i termini di una sfida entusiasmante con limiti intrinseci enormi. Il problema, ovviamente, è basato sulla necessità di trovare le prove documentali di una serie di elementi spesso tramandati da una sorta di tradizione consolidata fatta di presunzioni, che in molti casi si rivelano essere frutto di una vulgata priva di fondamento o di qualsivoglia riscontro storico”.

Il coraggio di andare oltre riprende la storia personale e la nascita del mito della Moto Guzzi attraverso le vicende di quei tre amici che all’inizio degli anni Venti crearono una vera e propria start-up, precorrendo con il loro sogno l’idea vincente di costruire una motocicletta di media cilindrata in grado di vincere la resistenza dell’epoca e garantire ai centauri di allora affidabilità, costanza di funzionamento e praticità.

L’efficace risposta era data dalla precisione delle lavorazioni, dalla selezione dei materiali e dei trattamenti termici di qualità, dall’avere il cilindro orizzontale rispetto alla direzione di marcia, con la testa quindi esposta all’aria per il raffreddamento e il cambio in un tutt’uno con il gruppo termico. Negli anni si sarebbe aggiunta anche la sospensione elastica posteriore a comporre l’immagine vincente delle “gran turismo” di pregio che hanno saputo segnare un’epoca.

La Moto Guzzi seppe anche affermarsi nel mondo delle corse, considerato da Giorgio Parodi il vero trampolino delle vendite: alla data del suo ritiro dalle competizioni, nel 1957, la Guzzi conterà nel proprio palmarès qualcosa come 3.329 vittorie in gare ufficiali, 14 titoli mondiali e 11 vittorie al Tourist Trophy.

“Con questo film - spiega ancora Zavaglia - abbiamo voluto raccontare la vicenda umana dei protagonisti della nascita della Casa dell’Aquila. L’idea è di descriverne le passioni, le pulsioni che hanno determinato gli eventi. Abbiamo cercato di tornare al perché degli accadimenti, tralasciando una narrazione puramente descrittiva di cose materiali ma puntando ad arrivare al nocciolo delle cose attraverso le testimonianze di storici, di familiari e di persone che ne hanno condiviso le sorti”.

“Il film - conclude - ricostruisce le gesta dei fondatori della Moto Guzzi, inquadrandoli nel contesto in cui si sono trovati a vivere”.

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