25 luglio 2021

2001-2021, vent’anni fa moriva Casimiro Ferrari. “La sua carriera, un caleidoscopio di successi”

Renato Frigerio: “Il “Miro” è stato un protagonista di assoluto rilievo, un profilo di alto livello, una figura trainante nella sua passione per la montagna”



Vent’anni fa moriva Casimiro Ferrari, il “Miro. Era il settembre 2001 e l’alpinista lecchese ci lasciava all’età di 61 anni. Il mondo della montagna ma non solo. Fu tutta la città di Lecco a rendergli omaggio, ricordandolo con sincera commozione. Casimiro Ferrari continuerà a vivere nel cuore di tutti, così come sarà sempre nei pensieri di chi lo ha conosciuto. 

Il “Miro” era il prototipo dell’alpinismo di una intera generazione. A ricordarlo è Renato Frigerio, lecchese, esperto di storia dell’alpinismo. Quella che segue è la sua testimonianza:

Il nastro dei ricordi corre all’indietro, riavvolgendo aneddoti, stati d’animo e emozioni fino a quei giorni di inizio settembre del 2001. E’ da allora che Lecco ha perso il “Miro”. Era conosciuto semplicemente così, Casimiro Ferrari, classe 1940.

Poiché vent’anni sono passati dalla sua scomparsa non possiamo che rievocarne i meriti, onorando la sua memoria.



Casimiro Ferrari ha lasciato un segno indelebile nella mente, ma soprattutto nel cuore. Chi lo ha conosciuto o lo ha avuto come compagno di cordata lo ricorda uomo straordinario e grande alpinista, sempre pronto a mostrare l’attaccamento verso il “maglione rosso” dei suoi Ragni della Grignetta e più in generale verso la montagna.

“Miro” è stato un protagonista di assoluto rilievo, un profilo di alto livello, una figura trainante nella sua passione per la montagna. La sua carriera un caleidoscopio di onori e successi. Caparbio oltre ogni dire nei propositi e nei fatti, ricco di intuizioni e risorse geniali nel preparare e realizzare un’impresa.

Ha dato il meglio di sé sul Cerro Torre, il suo capolavoro, raggiungendo la vetta dopo aver scalato la parete Ovest e la cresta Sud-ovest, nel gennaio 1974, insieme a Mario “Zenin” Conti, Daniele Chiappa e Pino Negri.

Il “Miro” è stato rocciatore di spicco, un fuoriclasse, un punto di riferimento, con moltissime scalate, prime salite invernali e nuove vie aperte sull’arco alpino, con un prestigioso curriculum nelle Ande, ma soprattutto ha dedicato molti anni all’esplorazione della Patagonia. Inoltre ha formato a Lecco un’intera generazione di alpinisti. Per questo ripeteremo per sempre “grazie, Casimiro”.



Ognuno di noi conserva nel cuore la memoria dell’ultima volta in cui ti ha visto. Poi, quando nel pomeriggio di mercoledì 5 settembre 2001 ci siamo ritrovati come una affollata “squadra” all’estremo saluto e alle esequie officiate da monsignor Roberto Busti sul sagrato della chiesa di Ballabio è accaduto un fatto spontaneo ma profondo, di speciale sensibilità e significativa commozione.

Ciascuno di noi ti ha ritrovato negli occhi di chi aveva vicino o di fronte. Significa nei ricordi. Nell’affetto e la considerazione interiore che ha circondato la vita di Casimiro Ferrari.

Eravamo in tanti a dirti addio, ad avere stima per te. Lo sapevi, lo sai. C’erano tutti i tuoi compagni di avventura, di ogni generazione. Gente di montagna, venuta da altre città, anche da lontano.

E’ comprensibile che un durevole rimpianto colpisca tutti coloro che lo hanno conosciuto a fondo, con quell’ammirazione e quell’emozione mai spente, mai sopite.

Ci rimane tanto da ricordare. Tu hai lasciato il segno nelle vicende dei monti e delle pareti. Grazie, “Miro”, per quello che ci hai dato. Grazie davvero.

Renato Frigerio

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