18 luglio 2021

Giulia Molteni e il fascino dell’Abbazia di Piona. Fabrizio De André fa centro e regala emozioni

Nell’evento musicale un messaggio di solidarietà e di speranza, con i fondi raccolti a favore dell’Associazione Bianca Garavaglia per il sostegno all’oncologia pediatrica



di Claudio Bottagisi

Quando musica e bel canto fanno rima con solidarietà, quando talento e professionalità si fondono con il fascino di un palcoscenico naturale di rara bellezza, con il lago e le luci che vi si riflettono a fare da ideale quanto magico scenario.

Quando una cantante e pianista di classe, affiancata da due musicisti altrettanto bravi, sa rivisitare con raffinata dolcezza e, insieme, con la giusta dose di energia una tra le opere meglio riuscite di Fabrizio De André qual è La buona novella pubblicato nel 1970, uno tra gli album più significativi del grande cantautore genovese.

Quando una serata riesce a racchiudere tutto questo, nasce e prende forma un evento musicale a suo modo unico. E le emozioni fanno da corollario allo stupore che pervade chi si mette all’ascolto di brani frutto di un coinvolgimento e di un’ispirazione profonda, dove belle melodie si accompagnano all’intensità e alla poeticità dei testi.



Talento e professionalità, si è detto. Sono quelli di cui ha dato prova ieri all’Abbazia di Piona, una volta di più, Giulia Molteni. E Ranieri “Ragno” Fumagalli e Francesco Albarelli, che l’hanno accompagnata per buona parte del concerto (con flauti, ocarine e violino a dare ulteriore spessore alla serata),  non sono stati da meno.

La buona novella, dunque, il filo conduttore della serata. Con un ideale percorso attraverso la storia  della famiglia di Gesù raccontata dai Vangeli apocrifi, iniziato dall’infanzia di Maria e proseguita con il ritorno di Giuseppe e il sogno della madre del Messia, passando per il bellissimo inno alla maternità rappresentato dal brano Ave Maria e dall’incontro della Vergine con il falegname intento alla costruzione di tre croci: “due - per dirla con De André - per chi disertò per rubare, la più grande per chi guerra insegnò a disertare”.

Quindi la via della croce e il dolore umano in tutte le sue sfumature, le tre madri che al calvario piangono i loro figli e il testamento di Tito in cui il ladrone - Tito, per l’appunto - analizza uno dopo l’altro tutti i comandamenti per spiegare come li ha violati  e mettere in risalto la contraddizione tra chi fa le leggi e chi è obbligato a rispettarle perché il potere lo subisce.



Nella seconda parte della serata un’incursione, molto gradita dal folto pubblico, nel progetto “Umbre de muri” che la stessa Giulia Molteni aveva proposto gli anni scorsi con “Ragno” Fumagalli, con l'interpretazione di significativi brani in cui Fabrizio De André metteva al centro gli emarginati, gli ultimi o - come lo stesso cantautore amava chiamarli - “i futuri vincitori”.

E nel fascino di una serata dominata dalla musica, dalle canzoni e, lo si è detto, dalle emozioni - con ben cinque club rotariani, oltre al Rotaract lecchese, a supportare l’evento - a ritagliarsi uno spazio significativo è stata anche la solidarietà, con i fondi raccolti a favore dell’Associazione Bianca Garavaglia e da destinare a progetti di ricerca, cura e assistenza nell’ambito dell’oncologia pediatrica, in collaborazione con l’Istituto nazionale dei tumori di Milano.

Un messaggio di speranza e il dono di un sorriso nel contesto di un concerto da incorniciare.












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