26 luglio 2021

Con Andrea Panizza sogna il canottaggio italiano. E sognano la "Moto Guzzi" e Mandello Lario


 

(C.Bott.) E’ forse la barca più attesa dall’Italrermo. E’ il “quattro di coppia”, la barca che nei giorni scorsi con Giacomo Gentili, Luca Rambaldi, Simone Venier e naturalmente Andrea Panizza ha conquistato la finale ai Giochi olimpici di “Tokyo 2020”.

E’ la barca che ha regalato all’Italia l’oro ai Mondiali di Plovdiv del 2018 e il bronzo a quelli di Linz dell’anno successivo, oltre a due ori, ad altrettanti argenti e a un bronzo agli Europei dal 2017 al 2021.

Alle Olimpiadi il “quattro di coppia” ha fatto grande il canottaggio azzurro con l’oro di Seul 1988 e quello di Sydney 2000, ma anche con l’argento di Pechino 2008 e il bronzo di Barcellona 1992.

Quest’anno con Andrea Panizza a sognare, una volta di più, è il canottaggio mandellese, che anche alle Olimpiadi di Rio 2016 - per citare soltanto la precedente edizione dei Giochi - era rappresentato da Martino Goretti (in gara pure a Londra 2012), finalista con il “quattro senza” pesi leggeri, e da suo padre Eros, per l’occasione in veste di “team leader” della squadra di canottaggio ungherese.

Sogna Mandello Lario, sogna in particolare la frazione di Olcio, dove vive la famiglia Panizza. Sogna Giuseppe Moioli, che Andrea l’ha visto crescere e che a inizio agosto compirà 94 anni. E sogna la Canottieri Moto Guzzi, società gloriosa per la quale il ventitreenne vogatore è tesserato, unitamente al Gruppo sportivo Fiamme gialle.

A essere orgoglioso del traguardo raggiunto da Panizza è, tra gli altri, Livio Micheli, per 25 anni (ininterrottamente dal 1994 al 2019) presidente della “Guzzi”. “Sono fiero di poter dire che Andrea è un campione divenuto tale negli anni della mia gestione - afferma Micheli - Lui ha la grinta, la forza fisica, il carattere e la determinazione per centrare grandi  obiettivi e i risultati conseguiti in questi ultimi anni lo dimostrano”.

“Cosa sogno per la finale? Naturalmente una grande prestazione - aggiunge - ma ciò che occorre evidenziare è che aver raggiunto una finale olimpica è di per sé un grandissimo risultato. Partecipare a un’Olimpiade, indipendentemente dal risultato, è il traguardo di ogni atleta, il punto di arrivo di ogni carriera sportiva. La vittoria o comunque una medaglia ne sono la sublimazione”.

“Detto questo - conclude Micheli - un grande “in bocca al lupo” ad Andrea e ai suoi meravigliosi compagni di barca”.

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