23 agosto 2021

Scrivono i familiari di Parodi: “Giorgio in guerra compì semplicemente il proprio dovere”

“Rientrato in Italia dall’Africa orientale, non prese parte alle fasi più cruente del conflitto. Ed escludiamo con forza qualsiasi tipo di azione su popolazioni civili nel corso di tutta la sua attività militare”



Uno scritto non per alimentare polemiche, ma al contrario per porvi fine e soprattutto per “spiegare” la figura e la personalità dell’aviatore, militare e imprenditore al quale si deve, unitamente a Carlo Guzzi, la fondazione - 100 anni fa - della Casa motociclistica dell’Aquila.

A inviarcelo sono i familiari di Giorgio Parodi dopo l’intervento di ieri dell’Anpi lecchese, che in una nota aveva rilanciato la presa di posizione diffusa dall’associazione partigiani di Genova in occasione dell’inaugurazione, lo scorso mese di maggio, della statua dedicata proprio a Parodi.

I familiari del co-fondatore della Guzzi tengono altresì a far sapere che ulteriori informazioni sulla vita di Giorgio Parodi e sulla statua collocata nel quartiere genovese di Carignano si possono trovare sul sito Internet www.giorgioparodi.it, così come facendo riferimento alla biografia dell’imprenditore riportata nel libro Giorgio Parodi - Le ali dell’Aquila (edizioni Tormena), acquistabile online sul sito dell’editore.

Quello che segue è dunque l’intervento dei familiari di Giorgio Parodi:

In riferimento all’articolo pubblicato in data 22 agosto circa la statua di Giorgio Parodi, fondatore della Moto Guzzi, la famiglia, profondamente colpita dalla strumentalizzazione di una figura ancora oggi ricordata per l’operosità a beneficio della comunità e amareggiata dalle diffamanti accuse attribuitegli, intende specificare con chiarezza quanto segue:

L’uniforme indossata da Giorgio è della Regia Aeronautica, identica a quella ancora in uso sino agli anni ‘90, con stellette sul bavero e aquila sul petto. Non ci risulta che indossare un’uniforme delle forze armate sia, o sia mai stato, riprovevole. Nessuno dovrebbe essere considerato un criminale di guerra senza alcuna cognizione di causa. Le guerre, per quanto da evitarsi, non sono decise dai militari e Giorgio, insieme a molti giovani di quella sfortunata generazione, compì semplicemente il proprio dovere.

Giorgio Parodi fu inquadrato nelle forze armate fin dal 1916, dapprima nelle file della Regia Marina, dove conobbe l’amico Giovanni Ravelli, con il quale condivise la passione per il volo e le motociclette, e successivamente - dal 1929 - nella Regia Aeronautica, ininterrottamente fino al 1943, come risulta chiaramente dal suo stato di servizio. Quale ufficiale pilota in congedo, fu più volte richiamato.

L’uniforme con la quale è rappresentato testimonia quindi la passione per il volo che Giorgio ebbe nella sua vita e il forte legame con quel mondo che caratterizza la “moto dell’Aquila”.  Fu Giorgio a scegliere l’aquila proprio in ricordo del sottotenente Ravelli, morto nel 1919 in un volo di collaudo, quando nel 1921 venne fondata a Genova la società.

Giorgio Parodi


Fu pilota sportivo di grande valore, come testimoniano le numerose affermazioni in gare internazionali e i primati di velocità conquistati. Fondò l’Aeroclub di Genova e ne divenne presidente e istruttore di volo.

Come risulta dallo stato di servizio, richiamato, fu inviato a novembre del 1935 in Africa orientale con la 105.ma Squadriglia e rientrò  in Italia il 7 giugno 1936. Dal Diario storico della stessa squadriglia risulta che egli partecipò su monomotori Romeo 37 esclusivamente a ricognizioni e azioni di supporto alle truppe impegnate sul terreno.

Rientrato in Italia, non prese parte alle fasi più cruente di quel conflitto nell’anno 1937. Escludiamo con forza qualsiasi tipo di azione su popolazioni civili nel corso di tutta la sua attività militare.

Ottenne la sua quinta medaglia d’argento al valore nel 1942, andando a cercare un compagno disperso. Nel corso dell’operazione fu ferito gravemente a un occhio; nonostante ciò, riuscì a riportare velivolo e equipaggio alla base, ma dovette rinunciare a volare. Venne infatti congedato nel 1943 come ‘mutilato di guerra’.

Si dedicò quindi all’azienda di Mandello Lario. Prima vicepresidente, poi presidente, sostenne il Cln e aiutò molte famiglie negli anni bui della guerra. Molti dipendenti furono salvati dalla deportazione in Germania e dall’arruolamento perché dichiarati indispensabili all’attività produttiva.

L’azienda era sempre collegata con il Comando americano e Giorgio stesso rischiò più volte la vita spostandosi di notte in motocicletta per andare a trattare con gli alleati per evitare il bombardamento della fabbrica. Fuori dall’azienda è affissa una targa che ricorda i dipendenti partigiani caduti. Tutto ampiamente documentato dall’Archivio comunale della memoria locale in più pubblicazioni.



Concluse le dolorosissime vicende belliche, Giorgio impegnò l’azienda in numerose opere a favore di chi lavorava in fabbrica. Negli anni furono realizzate case per gli operai cedute a prezzo di favore, biblioteche, asili, circoli ricreativi, colonie estive per i figli dei dipendenti, spaccio aziendale, studio dentistico e molto altro ancora.

Ciò documentato, pur rispettando la libera manifestazione di pensiero e azioni in un contesto di legalità e democrazia, invitiamo quanti hanno reagito così violentemente a meglio approfondire la materia, ad acquisire informazioni storicamente documentate e a disinnescare pericolose campagne di odio contro chi ha creato lavoro e portato benessere sociale per molte famiglie, oltre ad aver sempre generosamente sostenuto istituti come il “Don Orione”.

Giorgio Parodi non ricoprì alcuna carica politica, in nessun periodo storico. Fu semplicemente un genovese onesto e operoso, figura di raccordo tra il mondo civile e quello militare, che compì il proprio dovere, in un periodo assai difficile.

Le fonti, oggetto di studio, sono basate su documenti attendibili, hanno richiesto il lavoro di 2 anni e il supporto di storici e ricercatori e sono costituite anche da moltissimi documenti e lettere dell’epoca. Ci dichiariamo da subito disponibili, nel rispetto della piena espressione di libertà di pensiero, a fornire riscontri sulla vita e le opere di Giorgio Parodi, nella speranza di contribuire così a una dialettica costruttiva.

I familiari di Giorgio Parodi

2 commenti:

  1. Se L'ANPI ha dei documenti che contraddicono quanto detto dai familiari, sarebbe ora di pubblicarli. Altrimenti chiedano scusa per quanto scritto. In ogni caso penso che sia ora di chiudere queste continue diatribe. I militari hanno semplicemente servito la Patria. Sono stati commessi errori da tutte le parti e se vanno cercati dei colpevoli, non sono certamente tra chi ha solo ubbidito a degli ordini.

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  2. Fiorenzo Gilardi con 5 medaglie d'argento al valore, Giorgio Parodi è a pieno titolo un eroe nazionale e qualsiasi tentativo di infangarne la memoria è un'azione indegna e meschina di stampo politico.

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