18 ottobre 2021

Silvano Stefanoni: “In ogni sfida della vita ciò che più conta è continuare a mettersi in gioco”

Il sindaco di Lierna si racconta al settimanale “Confidenze”: “L’importante è trovare la forza di rialzarsi dopo ogni inevitabile caduta. E quando sembra che manchino risorse e possibilità, c’è sempre qualcosa che si può fare”

Silvano Stefanoni, da maggio 2019 sindaco di Lierna.


“C’era una volta un piccolo liernese che un giorno non riuscì più a vedere il cielo stellato…”. Per me è andata proprio così. Un bambino vivace e curioso, con una immensa voglia di diventare grande e di scoprire il mondo, si ritrovò ben presto a essere un adolescente tormentato e angosciato dall’idea di perdere completamente la vista. Mi diagnosticarono infatti la retinite pigmentosa, una malattia genetica dell’occhio che porta alla cecità. A lungo mi sono rifiutato di accettare la mia condizione di disabilità e di chiedere aiuto. Fino a trent’anni ho potuto comunque svolgere, almeno durante il giorno, le mie attività. La notte, invece, la vista era sempre più offuscata. La situazione col tempo peggiorò, finché giunse il momento in cui il buio assoluto mi avvolse e sconvolse”.

Inizia così la testimonianza - significativa già nel titolo “Non fermiamoci mai” - pubblicata sul numero 43 del settimanale Confidenze in edicola da martedì scorso. A raccontarla (e a raccontarsi) è Silvano Stefanoni, da maggio 2019 sindaco di Lierna.

Una storia, la sua, che ha la delicatezza di una favola, non soltanto perché (come ogni favola che si rispetti) inizia con il classico “C’era una volta…”. A raccoglierla è stata Francesca Stucchi, lei pure liernese, partendo dal presupposto che ogni giorno ci si confronta con sempre nuove sfide e che l’importante è non abbattersi e trovare le forze e le energie per superarle.

“Fu il periodo più terribile - così prosegue il racconto di Stefanoni - ma proprio allora, inaspettatamente, scoprii che dentro di me c’era un altro ragazzo, che aveva una voglia pazza di agire e che non si sarebbe fatto schiacciare dalla paura, né si sarebbe arreso. Da qual momento decisi di lasciar fare a lui. Aprii un negozio di fiori e mi resi subito conto di quanto mi piacesse quel lavoro. Vivere immerso in una meravigliosa natura profumata, creando composizioni floreali, mi dava grande soddisfazione. Quei fiori portavano gioia e allegria nelle case, regali sempre graditi per ricordare un avvenimento speciale, per suggellare una promessa, sorprendere l’amata o semplicemente regalare un sorriso”.

“Presi poi in gestione un chiosco bar - aggiunge il primo cittadino liernese - un’altra impegnativa sfida. Gli scambi confidenziali e vivaci di pensieri e opinioni con i clienti mi hanno fatto capire che non sempre le persone, per offrirti amicizia e rispetto, ti chiedono di essere perfetto. Mi accettavano e mi stimavano com’ero, anche con la mia disabilità, dunque perché non avrei dovuto farlo anch’io con me stesso? Sono stati anni indimenticabili. Evidentemente la vita mi stava dando più di quanto avessi immaginato”.

“Qualche anno più tardi - così prosegue il racconto - ebbi l’opportunità di un altro cambiamento professionale: fui assunto presso una pubblica amministrazione come operatore centralinista. Un lavoro umile che in realtà si rivelò interessante: i contatti con le persone erano per lo più legati all’ascolto, eppure ben presto mi accorsi che quelle voci trasmettevano frammenti di vita e un’infinità di emozioni: ansia, preoccupazione, bisogno di risolvere un problema o di essere ascoltati. La mia semplice mansione si trasformò in una missione di vicinanza, solidarietà, empatia, a volte persino condivisione. E in tutto questo mi rendo conto di quanto sia stato importante e non scontato l’affetto dei miei familiari e dei miei amici, che con il loro sostegno mi hanno aiutato a compiere coraggiosi passi verso l’autonomia. Me ne accorgo soprattutto adesso che sto vivendo la mia seconda esperienza matrimoniale, che giorno dopo giorno mi dà la forza e l’amore di cui ho bisogno”.

Quindi il passaggio in cui Stefanoni parla di Koda, che per 12 anni è stata la sua fedele e inseparabile compagna di viaggio. “Decisivo - ammette il sindaco - è stato avere al mio fianco Koda, un labrador color miele che ogni giorno mi ha preceduto di qualche passo. Affidarmi a lei è stata l’alternativa al bastone bianco e mi ha consentito di avere relazioni sociali e di vivere bellissime esperienze. E’ incredibile il senso di responsabilità che si assume un cane guida quando conduce un non vedente, la sua attitudine a dare prima di ricevere, la sua attenzione amorevole e silenziosa. Con lei ho camminato per il mondo, abbiamo condiviso affanni e preoccupazioni, ma anche momenti sereni e scherzosi”.

E ancora: “La mia guida a quattro zampe è stata un esempio costante di generosità. Ricordo quando ha condiviso la sua ciotola di pappa con un cagnolino appena conosciuto, oppure quando su una nave le fu chiesto di accompagnare all’ascensore una mamma che si era persa nei corridoi con i suoi bambini e Koda portò a termine il compito che le era stato affidato. Era anche dotata di una memoria formidabile, sapeva ritrovare un luogo anche se l’aveva visto pochissime volte. E poi è sempre stata molto paziente: era capace di aspettare per ore che terminassi i miei impegni senza mai lamentarsi”.

Stefanoni all'esterno del municipio di Lierna con King.


Poi i passaggi legati anche alla sua attività amministrativa: “Nel 2009 decisi di candidarmi alle elezioni comunali, di mettermi a disposizione della mia Lierna, da cui avevo ricevuto tanto. Pensai che fosse giunto il momento di restituire. Nel primo mandato fui eletto consigliere comunale, nel secondo ricoprii la carica di vicesindaco e ora sono il sindaco del mio paese. Al di là della voglia di mettermi in gioco, queste esperienze mi hanno dimostrato la fiducia che i miei concittadini hanno riposto in me e questo mi ha riempito il cuore di gioia”.

Ma com’è fare il sindaco? E soprattutto farlo nella sua condizione? “Fare il sindaco è un compito tanto difficile quanto appassionante. La tecnologia mi permette di svolgere molti atti amministrativi in autonomia, anche in assenza della vista, ma la mia vera forza è la collaborazione del team amministrativo, dei dipendenti comunali e di tutti i cittadini che quotidianamente, sostituendosi ai miei occhi, mi offrono uno sguardo sul paese e sulle sue necessità. Il destino ha voluto che il mio mandato coincidesse di fatto con la pandemia, che ha condizionato i progetti e le scelte, rovesciando le priorità. Eppure, quando l’angoscia e la paura dominavano, quando le strade del paese erano immerse in un silenzio assordante e serenità e speranza sembravano chimere, la collaborazione tra le amministrazioni comunali e la solidarietà delle persone si sono rafforzate”.

Infine la parte conclusiva della testimonianza di Silvano Stefanoni: “Alla luce di quanto ho vissuto, credo che soltanto continuando a condividere obiettivi e sacrifici e ad aspirare tutti assieme al bene sociale possiamo contribuire a dar vita a un presente e a un futuro migliori per il nostro paese. La vita ci propone sempre nuove sfide, nelle quali viene alzata ogni volta un po’ di più l’asticella del limite di ciascuno di noi, persone con disabilità o meno: l’importante è trovare la forza di rialzarsi dopo ogni inevitabile caduta e continuare a mettersi in gioco. Ora, camminando per le vie di Lierna insieme a King, il cucciolotto appena arrivato dal morbido mantello tutto nero, che ha già deciso di affiancarmi qualsiasi strada prenderò, penso a ciò che è stato e a tutto quello che c’è da fare. Una cosa mi sento di dire a tutti: anche quando sentite la fatica e l’asprezza della vita, quando sembra che vi manchino risorse e possibilità, c’è sempre qualcosa che potete fare. Date retta al ragazzo coraggioso che è in voi e non fermatevi mai! In fondo non c’è buio che non si possa illuminare. King abbaia deciso, evidentemente è d’accordo con me”.

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