04 marzo 2021

“Io, affetta da endometriosi, dico: attente donne, questa è una malattia subdola”

La storia di Alice Corlatti: “Io ho scoperto di averla quasi per caso, ma oggi sono mamma di Thiago, un bellissimo bimbo di 4 anni”. “Per questa patologia è fondamentale rivolgersi a un Centro specializzato”

Alice Corlatti in una foto che la ritrae con il figlio Thiago.


Si chiama Alice Corlatti, ha 39 anni, è originaria di Sondrio ma da una decina d’anni abita a Lecco. Mamma di Thiago, un bellissimo bimbo di 4 anni, è affetta da endometriosi, malattia cronica ancora poco conosciuta causata dalla crescita del tessuto endometriale al di fuori della cavità uterina.

Nel mese della consapevolezza di questa stessa patologia, marzo per l’appunto, questa giovane donna ha deciso di sensibilizzare l’opinione pubblica su questa delicata tematica con l’efficace testimonianza che di seguito pubblichiamo:

“Vorrei iniziare raccontandovi di me. Ho scoperto di essere affetta da questa malattia quasi per caso. Sin da ragazzina ho avuto irregolarità e dolori durante il ciclo mestruale, ma sono sempre stata curata per ovaio policistico. Crescendo è nato in me, come nella maggior parte delle donne, il desiderio di diventare mamma ma purtroppo il tempo passava (8 lunghissimi anni) e non riuscivo a realizzare il mio sogno.

Continuavo a fare visite e cure sempre per “ovaio policistico” ma niente. Alla fine mi è stato detto che “ero troppo stressata” e che per quel motivo non riuscivo a diventare mamma.

A fine ottobre 2004 (lo ricordo come fosse oggi) dovevo andare a Milano per un corso di cucina vegana (io abitavo già a Lecco) ma quel giorno non riuscivo neppure ad alzarmi dal divano.

Mi ritengo stoica, una persona con una soglia del dolore alta, non una che si lamenta… per niente, ma quel giorno proprio non riuscivo ad alzarmi. Avevo preso antidolorifici (cosa che accadeva raramente perché solitamente rispondevo efficacemente) ma proprio non riuscivo a muovermi.

Chiamai allora la dottoressa che mi aveva in cura e lei mi disse di stare tranquilla perché era una cistite e l’avrei risolta facilmente seguendo le sue indicazioni.

Il mese successivo si ripropose la stessa scena. Questa volta ero al lavoro (io mi occupo di bambini disabili e allora lavoravo all’Istituto neurologico “Carlo Besta” di Milano) e ricordo benissimo quel giorno perché rimasi sdraiata senza poter nemmeno alzarmi dai forti dolori pelvici (ringrazio ancora con tutto il cuore le mie colleghe che mi sostituirono).

Richiamai la mia dottoressa, che però era in vacanza. Mi visitò allora urgentemente un altro medico (il dottor S.L.) che già dall’anamnesi e da una prima visita ispettiva mi disse che secondo lui avevo l’endometriosi. La diagnosi venne in effetti confermata pochi giorni dopo dagli esami strumentali.

Endometriosi era per me una parola quasi sconosciuta. L’avevo sentita per caso una volta, ma non avevo mai approfondito di cosa si trattasse.

Nel giro di poche settimane venni operata e il medico mi disse che purtroppo la malattia era a uno stadio molto avanzato. L’intervento era durato molto e, nonostante lui avesse cercato di fare del suo meglio, purtroppo il mio apparato genitale (quindi riproduttivo) era particolarmente danneggiato e ciò avrebbe causato grandissimi problemi nel poter avere una gravidanza. Ovviamente sentirsi dire una cosa del genere causa un dolore indescrivibile.



Mi vennero date indicazioni su vari Centri a cui avrei potuto accedere per effettuare cure che potessero aiutarmi, anche se mi venne ulteriormente specificato che le probabilità che potessi restare incinta erano inferiori al 5%.

Sono stata in diversi Centri e anche qui le esperienze non sono state sempre delle migliori. Ricordo benissimo il primo Centro dove andai poco dopo essere stata operata (quindi ancora psicologicamente provata). Il dottore che mi visitò mi disse:  “Complimenti signora, gran bell’endometriosi”.

Ovviamente mi misi a piangere! Ora reagirei diversamente, ma a quei tempi ero molto fragile (tra l’altro, chi desidera avere i “complimenti” per una malattia del genere, quasi l’avesse cercata o voluta?). Ovviamente cambiai Centro e fui seguita a Milano alla “Mangiagalli” dall’équipe del dottor S.E.

Dopo tante cure dolorose sotto tanti punti di vista, 4 anni fa sono riuscita finalmente a realizzare il mio sogno e ora nella mia vita c’è Thiago, il mio bellissimo bimbo.

Ma cos’è l’endometriosi? Traggo queste informazioni dal sito Internet www.apendometriosi.it. L’endometriosi è una malattia molto complessa, cronica e ad oggi purtroppo ancora poco conosciuta, originata dalla presenza anomala del tessuto che riveste la parete interna dell’utero, chiamato endometrio, in altri organi (ad esempio ovaie, tube, peritoneo, vagina e talvolta anche intestino e vescica).

L’endometriosi è una malattia ormono-dipendente e tutti i mesi, sotto gli effetti del ciclo mestruale, il tessuto impiantato in sede anomala va incontro a un sanguinamento interno. Ciò dà origine a cisti, infiammazioni croniche degli organi nei quali si impiantano questi focolai, cicatrici, aderenze e, in alcuni casi, infertilità.



L’infiammazione di questi tessuti incide pesantemente sulla qualità di vita della donna in quanto il dolore che l’endometriosi (specialmente quella extragenitale) comporta invalida il normale svolgimento delle attività quotidiane, i rapporti interpersonali e di coppia.

Spessissimo questi dolori vengono associati o attribuiti alla sindrome del colon irritabile o a stress. Una diagnosi tempestiva è fondamentale affinché l’endometriosi non provochi danni importanti a carico di organi vitali (ad esempio il rene).

Dolore nei rapporti sessuali, dolori lombari cronici, stitichezza alternata a diarrea, sciatalgia presente durante la fase mestruale potrebbero essere sintomi legati alla patologia endometriosica.

La capacità di diagnosticare questa malattia è strettamente correlata alle competenze del ginecologo nella cura della stessa. Purtroppo, essendo una patologia come detto ancora poco conosciuta anche in ambito medico, si stima che il ritardo diagnostico nel nostro Paese si aggiri intorno ai 7 anni.

Per avere una diagnosi accurata è fondamentale rivolgersi a un Centro specializzato (sul sito da cui prima ho tratto le informazioni c’è l’elenco completo di tutti i Centri presenti in Italia).

L’endometriosi è una malattia da cui non si può guarire, ma ci sono alcune soluzioni per ridurre la sintomatologia dolorosa: terapia ormonale come i contraccettivi, la pillola presa continuativamente, in alcuni casi si arriva alla chirurgia (svolta prevalentemente in laparoscopia).

Un altro aiuto che può venire alle donne affette da questa patologia è l’alimentazione: ci sono infatti vari cibi che possono favorire l’insorgenza dell’infiammazione, di conseguenza del dolore. Se si riduce l’assunzione di questi cibi (ad esempio carni rosse, latticini, zuccheri semplici, farine raffinate) si può sicuramente ridurre la sintomatologia infiammatoria.



Perché ne parlo? Perché purtroppo io ho scoperto veramente molto tardi di esserne affetta e il mio desiderio è ora quello di informare più donne possibile circa l’esistenza di questa malattia, che è molto subdola.

Perché queste donne, che si ritrovano nei sintomi di cui ho parlato, non si sentano sole, perché non pensino che sia normale avere un ciclo così doloroso, perché ci si possa sostenere e aiutare (io faccio parte di diversi gruppi su Facebook di donne che hanno questa malattia e sono molto belli il confronto, l’aiuto e il sostegno che ci si dà) e perché prima si scopre di esserne affette meglio si può convivere con la malattia e, soprattutto, limitarne i danni.

Un altro motivo per cui ne voglio parlare è per sensibilizzare un’altra fetta di persone: quelle che quando ti incontrano per strada (a un’età in cui si ritiene tu possa avere un figlio ma in realtà non ce l’hai) non si fa problemi nel dirti: “Non è ora di avere un figlio?”, piuttosto che “Come mai le tue sorelle hanno un figlio, ora tocca a te, forza!”.

Oppure io ricordo benissimo quel giorno in cui, camminando tranquillamente per strada con mia mamma, una ragazza correndo all’asilo frequentato dalla sua bimba si voltò verso di me e mi disse: “Beata te che non hai figli”.

Beh, vorrei far capire a queste persone che questi commenti superficiali possono essere per la donna che li riceve una pugnalata! Uno non può sapere chi si trova di fronte, la storia della donna alla quale rivolge queste affermazioni, anche perché questa malattia esteriormente non ti cambia, non ci sono segni tangibili ma dentro hai un gran… casino.

Spesso dietro un sorriso si nasconde molto dolore (si calcola che una donna su 10 ne sia affetta) e potrebbe nascondersi una storia molto triste di sofferenza, infertilità o aborti.

Una frase che mi piace veramente tanto e che vorrei ricordare è questa: “Ho un debole per le persone che hanno cicatrici nascoste dietro un sorriso… ho un debole per gli animi rotti ma portatori sani di positività…”.

Quello che vorrei portare avanti io è questa positività.  Se le cose si conoscono, se non si è sole, si possono affrontare le difficoltà diversamente. Perciò se qualcuno ha bisogno di parlarne e di confrontarsi oppure di avere informazioni non esiti a contattarmi sul mio profilo Facebook (Alice Corlatti).

Vorrei infine ringraziare pubblicamente la Farmacia Centrale di Lecco per avermi dato la possibilità di esporre al suo interno materiale informativo. Inoltre un sentito “grazie”, di vero cuore, va a Nicoletta Aldeghi del negozio “Wit in” di Lecco perché, esponendo materiale nel proprio esercizio commerciale, mi darà l’opportunità di raggiungere tantissime ragazze e di far conoscere al maggior  numero possibile di persone questa patologia”.

Alice

1 commento:

  1. Bella storia. Bravo Claudio e bravissima Alice. Auguroni a tutta la famiglia !!! 😇🎶🌱🌈🌹

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