31 marzo 2021

Luciano Fascendini va in pensione: “I vigili del fuoco, la mia vita”

“Ho avuto la fortuna di incontrare persone che mi hanno forgiato e hanno dato un’impronta alla mia vita professionale… Ho sempre creduto nel lavoro svolto e non mi sono mai dato per vinto”



(C.Bott.) Una lettera di congedo, alla vigilia della pensione, che dice molto - se non tutto - della passione con cui ha svolto la professione e del suo attaccamento al corpo dei vigili del fuoco. Lui è Luciano Fascendini, classe 1961, da qualche anno residente a Robbiate, nella Brianza lecchese, ma con un legame forte con Mandello e Abbadia Lariana, dove ha vissuto a lungo e dove è stato anche pubblico amministratore.

Professionalmente ha vissuto in prima persona le esperienze del terremoto dell’Irpinia dell’80, dell’alluvione della Valtellina del 1987 (e dell’emergenza legata alla frana della Val Pola) e nel 2014 ha ricevuto a Roma l’attestato “Oscar per la sicurezza in mare” per aver salvato a Como, nel gennaio 2013, un aspirante suicida.

Ha operato in occasione del naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa, ricevendo l’anno successivo la medaglia d’oro al valor civile dal Comune di Lampedusa e Linosa.

Nel 2016 - in occasione del Giubileo delle forze armate e delle forze di polizia e a seguito del salvataggio nel Naviglio grande, avvenuto nell’aprile 2015 a Cuggiono, in provincia di Milano, di un quattordicenne sopravvissuto dopo essere rimasto oltre 40 minuti sott’acqua - ha presenziato in rappresentanza del corpo nazionale dei Vigili del fuoco all’udienza concessa in Vaticano da Papa Francesco.



Nel gennaio 2017 il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, gli ha conferito l’onorificenza di cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica.

Nello stesso anno è stato nominato coordinatore del Nucleo sommozzatori di Milano dalla direzione regionale lombarda dei vigili del fuoco.


 

Quello che segue è il testo della lettera di congedo dai vigili del fuoco scritta da Luciano Fascendini:

Non è semplice trovare le parole per un passaggio così importante della propria vita.

Sono passati oltre 40 anni dal momento in cui ho messo piede in una caserma. Era il lontano 1980, anno in cui indossai per la prima volta l’elmo da intervento.

A dire la verità sono nato in una caserma dei vigili del fuoco, in quel di Lomazzo in provincia di Como. Come si dice in gergo, figlio d’arte.

Ausiliario, permanente e poi la grande svolta: sommozzatore vigili del fuoco, una delle specializzazioni con radici lontane che risalgono al 1952.



Ho avuto la fortuna di incontrare, nel mio corso di sommozzatore, persone che mi hanno forgiato e hanno dato un’impronta alla mia vita professionale. Penso al cavalier Duilio Marcante padre della subacquea, al professor Luigi Ferraro, medaglia d’oro al valor militare, all’ingegner Gino Lo Basso comandante dei Vigili del fuoco di Napoli e uno dei primi ufficiali sommozzatori, all’ingegner Giorgio Chimenti comandante dei Vigili del fuoco di Genova e ufficiale sommozzatori, e al geometra Vittorio Barilli, istruttore e direttore dei corsi sommozzatori, pionieri della subacquea italiana a livello internazionale.

Ho ben impresso nella mente e nella memoria questi lunghissimi anni, pieni di lavoro svolto con grande dedizione, passione e professionalità.



Ho sempre creduto nel lavoro e non mi sono mai dato per vinto, neppure nei momenti più difficili e tristi. Questo è il messaggio che intendo lanciare in particolare alle nuove leve! Credere nel lavoro più bello del mondo, il vigile del fuoco.

Mi fa uno strano effetto e mi si stringe il cuore pensare che sono l’ultimo del XII Corso sommozzatori che conclude la propria carriera e sono orgoglioso di aver fatto parte di questa grande famiglia.

Da giovedì 1° aprile sarò in pensione e con questo mio scritto intendo ringraziare e salutare tutti coloro i quali in questi anni mi hanno affiancato in questo lungo cammino.

Le pinne, beninteso, non le attacco al chiodo. E continuerò ad amare la subacquea! Auguro a tutti buona fortuna.

Luciano











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