12 marzo 2021

La “firma” del ricercatore mandellese Davide Corti nella cura contro il Covid-19

E’ direttore dell’azienda biotecnologica di Bellinzona dove è stato concepito il nuovo trattamento che riduce il rischio di ospedalizzazione e di morte fino all’85 per cento

Davide Corti, ricercatore mandellese.


(C.Bott.) Lo scorso anno, nelle prime settimane della pandemia, dalla Svizzera era arrivata una notizia che lasciava ben sperare sul futuro della lotta al coronavirus. I ricercatori avevano infatti identificato nei laboratori della “Humabs Biomed” di Bellinzona, filiale della californiana Vir Biotechnology, un anticorpo monoclonale in grado di riconoscere e neutralizzare il virus responsabile del Covid-19.

Tra quei ricercatori vi era Davide Corti, mandellese che da anni vive e lavora appunto a Bellinzona dopo avere intrapreso la professione al “San Raffaele” di Milano.

Era stato lui stesso, che all’interno della “Humabs” ricopre il ruolo di direttore della ricerca proprio sugli anticorpi, a spiegare che la capacità dell’anticorpo identificato  di neutralizzare il virus Sars-CoV-2 era già stata confermata in due laboratori indipendenti.

A inizio aprile 2020 Corti aveva parlato di quella scoperta in un servizio trasmesso nella trasmissione Petrolio Antivirus di Rai 2, condotta da Duilio Giammaria, che in quel periodo si occupava settimanalmente dell’emergenza in atto.

Poi, a inizio dicembre, anche un riconoscimento simbolico ma certamente meritato. Ad attribuirglielo l’istituto scolastico “Santa Giovanna Antida” di Mandello e in particolare gli alunni di quinta della primaria, che avevano cercato sul territorio persone impegnate per far fronte a vario titolo all’emergenza.

Un progetto, il loro, sfociato nella consegna della simbolica onorificenza di “cavaliere al merito dell’Istituto Santa Giovanna Antida” a dodici persone legate alla realtà della terra lariana. E tra quei dodici “cavalieri” c’era appunto anche il ricercatore Davide Corti.

Ora la notizia giunta sempre da Bellinzona che l’anticorpo monoclonale concepito nei laboratori dell’azienda biotecnologica ticinese riduce il rischio di ospedalizzazione e di morte sino all’85% ed è efficace anche contro le nuove varianti del virus. La condizione è di somministrare l’anticorpo in soggetti a rischio nelle fasi iniziali della malattia.

“Non è un vaccino bensì una terapia - ha confermato Davide Corti ai media elvetici - e ha funzionato talmente bene che si è deciso di interrompere lo studio per poter avviare una procedura di omologazione accelerata”.

“Ho dormito poco per l’emozione - ha confessato - proprio perché i risultati hanno confermato che il nostro anticorpo ha funzionato. E ha funzionato molto bene”.

C’è poi un’altra novità e cioè che questo anticorpo, a differenza degli altri due attualmente in commercio, potrà essere somministrato con un volume esiguo di liquido più economicamente e più semplicemente con una siringa e non via endovena.

Adesso non resta che attendere il “via libera” da parte delle autorità statunitensi e successivamente di quelle europee. Ma già ora sapere che dietro questa scoperta vi è il meticoloso lavoro di ricerca di Davide Corti è motivo di indubbio orgoglio per il Lario e in particolare per Mandello.

3 commenti:

  1. I miei più grandi complimenti per una scoperta grandiosa che e' una terapia, e non un vaccino ( che potrebbe essere pericoloso) dietro a qualcosa di grandioso c'è sempre un italiano, e questa volta un laghe'!

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