16 settembre 2021

“L’aquila della Moto Guzzi ha mille cuori, uno era quello dell'indimenticato Duilio Agostini”

La testimonianza del triestino Matteo Lenarduzzi: “E’ stato un grandissimo pilota mosso dall’amore per le motociclette e per le gare, che come un fuoco sacro gli ardeva dentro l’anima irrequieta”



(C.Bott.) Morì il 12 aprile 2008, all’età di 82 anni, ma l’uomo e il pilota non sono mai stati dimenticati. Si sta parlando di Duilio Agostini, che da pilota fece il suo esordio nel 1950 con una Guzzi Condor 500, ottenendo da subito ottimi risultati.

Il suo palmarès comprende importanti vittorie. Due su tutte: la Milano-Taranto del 1953 (tagliò vittorioso il traguardo con una media superiore ai 109 chilometri orari) e il Gran premio di Francia del ’55.

Il nome di Agostini si lega a filo doppio alla Moto Guzzi e al mito della Casa mandellese. E alla Milano-Taranto di motociclismo. Agostini si aggiudicò come detto la storica corsa a tappa con la “500 Dondolino” nel giugno del ‘53 (si trattava della ottava edizione della competizione), anno dell’ultimo successo della Guzzi in quella gara di “endurance” di 1.400 chilometri, su strade all’epoca non tutte asfaltate.

A ricordare quell’impresa e a onorare la memoria di Duilio Agostini nei giorni in cui la Guzzi “celebra” il traguardo del secolo di vita è Matteo Lenarduzzi, triestino, guzzista “doc”. Quella che segue è la sua testimonianza, il suo “ritratto” di un mandellese che nessuno ha dimenticato.

1953. 1.300 chilometri d’un fiato, guidando a fari accesi nella notte, respirando la polvere della strada e i vapori della benzina. La Guzzi corre veloce come una freccia scoccata da un abile guerriero e scagliata con forza contro il sorgere del sole. Gli occhi fissi sulla strada, stanchi della guida notturna, ora devono difendersi dalla luce di un nuovo giorno che sorge e illumina l’aquila dorata che campeggia fiera sul serbatoio del Dondolino.

Dopo 12 ore, a 110 Km/h di media, Duilio Agostini arriva primo assoluto e vince la Milano-Taranto. Un misto di stanchezza, orgoglio e gioia devono in quel momento avere pervaso l’animo del pilota. Lui, che da ragazzino sognava le motociclette e aveva fatto di tutto per entrare in Guzzi.

Lo avevano messo a consegnare motocarri Ercole e li usava per allenarsi alla velocità, consegnandoli a tempo di record, tanto che i dirigenti Guzzi lo avevano in seguito trasferito al reparto corse, prima come collaudatore poi come pilota.

Dai tempi dell’albergo “Giardinetto” che allora era della sua famiglia, dove pernottavano piloti del calibro di Omobono Tenni, Stanley Woods, Primo Moretti, Terzo Bandini e Ugo Prini e che, per un ragazzino dell’epoca, equivaleva a poter vedere da vicino i campioni di oggi quali Valentino Rossi, Marquez e Lorenzo, è chiaro che il passo verso le corse sarebbe stato breve, ma non privo di sacrifici.

E il Duilio si mise in luce guadagnandosi il rispetto del “Taj” in Guzzi vincendo la sua prima gara ad Asola con una moto prestata per l’occasione dal Galbiati di Sesto San Giovanni, per gentile intercessione di due amici di Lecco.

Per acquistare la benzina e la candela necessaria alla gara il Duilio aveva fatto una colletta per trovare i soldi per il raro e prezioso carburante.



Quella vittoria gli aprì le porte alle corse, perché la sera del dopogara, a una cena offerta da uno sponsor, Duilio ebbe l’occasione di acquistare una Guzzi da corsa con la quale avrebbe fatto cinque gare e ottenuto altrettanti primi posti.

Ma la strada non è priva di pericoli e il successo non si raggiunge soltanto con la determinazione e il coraggio. Molte sono le cadute, gli incidenti, le fratture. Ben 38 le ossa rotte e una gamba salvata dall’amputazione dal dottor Rizzoli di Bologna.

Si ruppe pure il naso, nel ’56, al Tourist Trophy dopo aver centrato un sidecar che trasportava bidoni del latte. Alla fine di un rettilineo di 5 chilometri a gas spalancato il Duilio se lo era trovato d’improvviso davanti e lo aveva centrato in pieno, volando letteralmente di faccia su un terrapieno. Gareggiò ugualmente, la faccia talmente gonfia e tumefatta da non poter indossare gli occhialoni.

Dopo la vittoria alla Milano-Taranto del 1953 Duilio sarà pilota ufficiale Guzzi e correrà al fianco di Kavanagh, Anderson e Lorenzetti, conquistando numerosi piazzamenti anche al Tourist Trophy. E proprio al Tourist Trophy il Duilio incontra e si innamora di una giovane australiana che diventerà la compagna della sua vita.

Nel 1957 si ritira dalle corse e si sposa. Apre la sua concessionaria Guzzi a Mandello Lario, che diventerà internazionale e conosciuta in tutti i continenti.

Sarà lui che per primo capirà l’importanza di collegare Mandello, la Guzzi e i guzzisti di tutto il mondo organizzando i primi raduni. Lui sarà il fondatore del club intitolato a Carlo Guzzi che si prenderà cura del museo della factory lariana.

I grandi uomini non scompaiono mai. L’aquila della Guzzi ha mille grandi cuori che con la passione, l’amore e il sudore hanno reso grande questo marchio. Duilio Agostini era uno di questi cuori. Ha dedicato la sua vita alla Guzzi, alle corse, alle moto, ha respirato benzina e passione Guzzi per tutta la vita sia nei momenti felici dell’azienda sia in quelli difficili.

Duilio è stato un grandissimo pilota mosso dall’amore per le motociclette e per le gare, che come un fuoco sacro gli ardeva dentro l’anima irrequieta, e non è stato facile per lui diventare pilota ufficiale Guzzi. Erano i tempi dove se volevi qualcosa dovevi dimostrare di saper fare quella cosa. Non c’erano concorsi né domande d’assunzione. Se volevi quel traguardo dovevi guadagnartelo, con sacrificio, sudore, determinazione.

Duilio Agostini in una foto che lo ritrae con la figlia Alis.


Lui ha dimostrato di meritare di stare tra i grandi del suo tempo. Ha aperto e gestito una concessionaria che è diventata uno dei simboli di Mandello. E’ stato un padre generoso e affettuoso, amato e mai scordato e la figlia Alis ha molto del carattere del padre. Anche lei ha vissuto e amato la Guzzi e i suoi occhi buoni tradiscono quel sentimento di nostalgia per i giorni felici accanto a un campione che lei semplicemente chiamava papà.

Duilio e la Moto Guzzi, due arterie dello stesso cuore… I guzzisti di tutto il mondo ricordano con affetto sincero questo campione che ha vissuto di asfalto e passione e che ha saputo mettere il cuore in sincrono con l’aquila dipinta sul serbatoio delle sue moto.

La Piaggio di oggi rileggendo la storia della Guzzi potrebbe scoprire, anche con un certo stupore, quanto grande è stata la gloria di questa azienda che delle corse e dell’innovazione ha fatto la sua bandiera grazie a uomini temerari, pionieri delle corse che, sprezzanti del pericolo, rasentavano in precario equilibrio balle di fieno e muretti a folle velocità e senz’altro troverebbe spunti interessanti per costruire nuove motociclette e tessere rapporti ancora più stretti con i clienti e i guzzisti del mondo intero. Duilio Agostini ha dimostrato, con la sua passione, che tutto questo è possibile.

Matteo Lenarduzzi - Trieste

Nessun commento:

Posta un commento