17 marzo 2022

E’ morto Roberto Bernasconi. Classe 1951, era direttore della Caritas diocesana di Como

Il vescovo Oscar: “Ha saputo incarnare e rendere vita quotidiana le virtù teologali. Con la sua fede limpida e solida, radicata nel Vangelo e con la sua speranza, capace di guardare oltre”

Roberto Bernasconi (1951-2022)


E’ morto oggi Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana di Como. Nato a Cagno il 7 giugno 1951, era stato nominato direttore della Caritas diocesana il 19 luglio 2007 poche settimane dopo aver lasciato il suo lavoro alla “Bric’s” di Olgiate Comasco. E’ stato ordinato diacono il 5 settembre 1998. Viveva a Rebbio.

Non è facile riassumere in poche righe il percorso della Caritas diocesana di Como nei quindici anni in cui Bernasconi è stato direttore. Nel 2008 si ricorda l’apertura del Centro diurno “L’Incontro” in via Giovio a Como, nel 2009 l’intervento per il terremoto dell’Aquila, nel 2010 la raccolta per il terremoto di Haiti.

Quello stesso anno l’apertura del dormitorio comunale di via Napoleona, gestito dalla Caritas fin dal primo giorno, nel 2011 l’inizio dell’emergenza Nord Africa con l’apertura di un centro di accoglienza dai Padri comboniani a Rebbio e l’avvio dei percorsi di accoglienza in diocesi, con il coinvolgimento delle parrocchie e la nascita di una rete di cooperative promosse dalla Caritas.

E ancora: nel 2011 l’inaugurazione della “Casa di Lidia”, struttura di accoglienza a Morbegno, nel 2012 il terremoto in Emilia e l’inaugurazione del Centro di comunità di Quatrelle finanziato con le offerte raccolte in Diocesi di Como, nel 2013 il 40.mo della Caritas diocesana e la consegna dell’Abbondino d’oro alla stessa Caritas. Nel 2014 il lancio del Fondo “Dona lavoro”, primo di una serie di fondi diocesani di sostegno economico alle famiglie, nel 2015 la grande assemblea diocesana della Caritas a Nuova Olonio e nel 2016 la gestione dell’emergenza migranti alla stazione di Como - San Giovanni con l’attivazione della mensa di Sant’Eusebio, l’accoglienza in via Sirtori e l’assistenza a centinaia di minori stranieri non accompagnati e la successiva apertura del “Campo Cappelletti” della Croce Rossa.

Nel 2017 l’apertura del dormitorio di seconda accoglienza presso i padri Comboniani di Rebbio, nel 2018 la collaborazione con “Ali Onlus” per il sostegno al Venezuela colpito dalla crisi, nel 2019 l’incontro a Como tra i vescovi di Como e Lugano e le rispettive Caritas, punto di arrivo di un gemellaggio tra la Caritas diocesana e quella ticinese costruito nel corso degli ultimi anni.

Nel 2019 l’inaugurazione del Centro di comunità a Campi Ancarano, nel comune di Norcia, culmine degli interventi promossi dalla Caritas diocesana di Como nelle zone colpite dal terremoto del 2016, nel 2020 l’avvio del “Progetto Betlemme”, nel 2021 l’apertura di una nuova sede della Caritas a Sondrio e lo scorso anno l’apertura di “Casa Nazareth”, con relativa mensa di solidarietà.

A tutto ciò occorre aggiungere la presenza quotidiana al fianco degli operatori e il lavoro costante di dialogo e relazione con i vescovi che si sono succeduti, le comunità parrocchiali in tutti i vicariati della diocesi e le rispettive istituzioni locali.

Al Centro “Cardinal Ferrari” la camera ardente, lunedì alle 15 i funerali

La camera ardente di Roberto Bernasconi sarà allestita nella cappella della Santissima Trinità del Centro pastorale “Cardinal Ferrari” in viale Cesare Battisti a Como.

Domani, venerdì 18 marzo, sarà aperta dalle ore 15 alle 18, sabato 19 e domenica 20 con orario continuato dalle 9 alle 18. Sabato 19 marzo, alle 20.30, recita del rosario nella chiesa parrocchiale di Rebbio. Lunedì 21 marzo la camera ardente sarà aperta dalle 9 alle 12. I funerali si svolgeranno alle ore 15, in Cattedrale a Como, presieduti dal vescovo monsignor Oscar Cantoni.

“E’ stato un modello di vita cristiana e di umanità profonda”

Questo il ricordo che di Roberto Bernasconi ha delineato il vescovo Oscar: “E’ con il cuore gonfio di dolore che come Chiesa di Como, insieme alla famiglia, diamo notizia della nascita al Cielo di Roberto Bernasconi e, allo stesso tempo, esprimiamo una gratitudine sincera per averlo avuto fra noi. E’ stato per tutti un modello di vita cristiana e di umanità profonda, nei suoi tanti volti di battezzato, sposo, padre, nonno, lavoratore, diacono permanente, direttore della Caritas diocesana”.

“In questo momento - aggiunge - siamo disorientati, ci facciamo tante domande. Abbiamo la risposta e la troviamo in Dio, nella consolazione che solo la preghiera può donarci. Roberto ha saputo incarnare e rendere vita quotidiana le virtù teologali. Con la sua fede limpida e solida, radicata nel Vangelo. Con la sua speranza, capace di guardare oltre, di avere come orizzonte l’umanità e di trovare caparbiamente una soluzione a qualsiasi tipo di problema gli venisse sottoposto. Raramente gli ho sentito pronunciare un “no”. Il suo atteggiamento era sempre “vediamo cosa possiamo fare”. Infine con la sua carità. Una carità vera, alimentata dalla preghiera e dalla relazione con Gesù Eucaristia, che gli permetteva di cogliere in tutte le persone che incontrava lo sguardo di Dio e per questo sapeva metterle al centro di ogni pensiero e azione, rispettandole e valorizzandole nella loro dignità”.

“Ci stringiamo ai suoi familiari - conclude monsignor Oscar Cantoni - e a tutta la grande famiglia che per lui sono stati questa nostra diocesi, la Caritas diocesana, l’Azione cattolica, i confratelli diaconi permanenti, la comunità civile, i tanti fragili che hanno trovato nel suo volto e nel suo sorriso un punto di riferimento e di conforto. Roberto continuerà a vivere nell’eredità preziosa che ci ha lasciato e il cui futuro, ora, è consegnato a tutti noi”.

La Caritas: “Uomo concreto, energico, per noi un trascinatore, un entusiasta”

“Non è semplice in questo momento di dolore ricordare il nostro caro direttore Roberto. Ci stringiamo alla moglie Laura, alla figlia Sandra e alla sua famiglia, a tutti i volontari e agli operatori della Caritas, ai confratelli diaconi, ai sacerdoti e alle comunità con cui Roberto ha condiviso la sfida appassionante della carità. Roberto aveva a cuore la corresponsabilità nella Chiesa, per questo si era messo al servizio fin da ragazzo in numerose realtà ecclesiali, nel ministero diaconale e, infine, nella Caritas diocesana dove aveva iniziato il suo servizio dal basso, come volontario del dormitorio invernale per poi arrivare a essere chiamato dal vescovo Diego Coletti a svolgere il servizio di direttore nell’agosto 2007. “Questo incarico, accettato per obbedienza, si è subito trasformato in un servizio”, aveva ricordato nella sua prima intervista da direttore.

Roberto era un uomo concreto, energico, per tutti noi un trascinatore, un entusiasta. Non si è mai risparmiato: nei viaggi in lungo e in largo per la nostra diocesi, in Italia nelle missioni per portare aiuto nelle zone colpite dai terremoti, nell’accoglienza vivendo in prima persona e senza riserve i drammatici fatti della primavera-estate del 2016, quando Como divenne l’epicentro della crisi migratoria. Fino agli ultimi giorni, quando era in prima linea per gestire l’emergenza causata dalla guerra in Ucraina.

Un uomo d’azione che amava sporcarsi le mani - montando un letto o preparando semplicemente un piatto di pasta per un momento conviviale - ma altrettanto condividere pensieri, idee e progetti.

Con il suo impegno e la sua dedizione è stato capace di guadagnarsi la stima degli uomini e delle donne impegnati nelle istituzioni che hanno sempre trovato in lui un uomo di dialogo, un costruttore di ponti.

Roberto amava profondamente la Chiesa, tanto che fino all’ultimo ha partecipato attivamente al cammino del sinodo diocesano e alle visite dei vicariati insieme al nostro vescovo Oscar. Sentiva l’urgenza che la nostra Chiesa diocesana vivesse fino in fondo l’esperienza della carità come segno profetico dell’Amore.

Il 1° marzo scorso, al termine del rosario per la pace in Cattedrale, Roberto ha rivolto un invito all’accoglienza. Poche ore dopo è stato colto dal malore da cui non si è più ripreso. In quell’occasione aveva concluso il suo breve intervento dicendo: “Dopo una preghiera così intensa la nostra Chiesa propone anche delle opere a favore di questi nostri fratelli…”. E ancora: “Sarebbe bello trovarsi insieme, imparare a conoscerci sempre di più perché possiamo diventare insieme un’unica famiglia”.

Parole che oggi suonano per noi come un mandato: continuare come una famiglia a tenere insieme preghiera e azione vivendo da fratelli.

Uniti, lo affidiamo all’abbraccio materno della Madonna di Lourdes, a cui era tanto devoto con l’amata moglie Laura”.

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