11 gennaio 2023

La lettera della mamma finlandese. “La scuola è di tutti e dobbiamo auspicarne un futuro migliore”

Adriana Lafranconi, mandellese, ex docente: “I problemi non sono generalizzabili ma effettivamente ci sono e non possiamo che sperare che questa sia la volta buona per un’inversione di rotta, senza preclusioni tra colori differenti”



In questi giorni su vari siti Internet, su blog in qualche modo “connessi” al mondo della scuola e dell’educazione e su testate giornalistiche online viene ripresa una lettera aperta pubblicata da SiracusaNews (https://www.siracusanews.it/lettera-aperta-di-una-mamma-finlandese-fuggita-da-siracusa-con-i-4-figli-il-sistema-scolastico-italiano-e-povero/) e scritta da una mamma finlandese.
In sintesi Elin Mattsson, pittrice, moglie di un manager che lavora da remoto, quattro figli, spiega di essersi trasferita in Sicilia con tutta la famiglia per godere del clima e della cultura italiani, ma che - dopo avere “assaggiato” per due mesi la qualità del nostro sistema scolastico - ha deciso di lasciare Siracusa, non per tornare in Finlandia ma per trasferirsi in Spagna, che - più o meno a parità di clima - offre una scuola migliore, come ha avuto modo di sperimentare direttamente.
La pubblicazione della lettera è accompagnata da commenti di persone a vario titolo interessate al tema: genitori, insegnanti, opinionisti. E proprio ieri il ministro dell'Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, ha affermato: "La scuola italiana ha docenti e dirigenti di assoluto valore e che con stipendi modesti svolgono un eccellente lavoro. Non generalizziamo giudizi estemporanei. Lavoriamo insieme per migliorare sempre più il nostro sistema scolastico, a partire dalla valorizzazione del ruolo dei docenti".
Qual è allora, in proposito, l’opinione di Adriana Lafranconi, da sempre particolarmente sensibile alle tematiche scolastiche? “Indubbiamente il caso in questione può essere occasione di riflessione anche per i lettori di questo blog - premette la ex docente ed ex dirigente scolastica di Mandello Lario - perciò inizio col dire la mia, sperando che poi si apra un dibattito su un tema, appunto quello della scuola, che deve stare a cuore a tutti”.
“Una prima osservazione - afferma - è che siamo di fronte a una famiglia per taluni aspetti particolare. Genitori aperti, coraggiosi e originali, certo, ma per quanti lavoratori, altrettanto aperti e coraggiosi, sarebbe possibile una scelta simile, sulla base del tipo di occupazione o della disponibilità economica? Si potrebbe anche obiettare che non sia corretto generalizzare all’intero sistema scolastico di un Paese i limiti, così come le qualità, di un’esperienza contestualizzata e per giunta molto breve. E liquidare in fretta la lettera. Ma la sua lettura integrale mi suggerisce che non sia corretto ritenerla soltanto espressione di eccentricità”.
“Mamma Elin - osserva dunque Adriana Lafranconi - spiega le ragioni della decisione assunta. Il sistema scolastico italiano a suo parere è povero, per vari motivi che provo a mettere in ordine di importanza: la scarsa formazione pedagogica dei docenti; la pretesa di insegnare troppo, troppo presto, prima che i bambini abbiano le potenzialità richieste dal compito: la limitata empatia dei docenti; l’organizzazione caotica della giornata scolastica, che non prevede tra le attività scolastiche, ahimè svolte soprattutto al chiuso, pause adeguate a ritemprarsi; l’insoddisfacente conoscenza dell’inglese da parte dei docenti; le scarse attrezzature e, per finire, il caos nel traffico dovuto a troppe figure adulte che accompagnano i piccoli a scuola e che le fa rimpiangere le scelte decisamente più improntate all’autonomia che ha avuto modo di apprezzare in Spagna e nel Regno Unito”.
Un bel cahier de doléances, non c’è dubbio. Ma allora, a suo giudizio, quali le risposte a questa sollecitazione o, se si preferisce, provocazione?
“Curiosando qua e là nella rete trovo conferma della diversa posizione di docenti e genitori sui problemi della scuola. C’è l’insegnante a mio parere molto equilibrato che, sulla base di una diretta conoscenza del sistema scolastico spagnolo, ne evidenzia il limite connesso alla varietà di lingue parlate nelle varie aree del Paese (catalana, valenziana, gallega) e quello di uno spazio irrisorio riconosciuto all’inglese, ma c’è anche il docente che si autoassolve e assolve acriticamente la scuola italiana, limitandosi a giudicare arrogante questa mamma e a invitarla a tornarsene in Finlandia. Tra i genitori c’è anche chi sottolinea come punto debole del nostro sistema scolastico il profilo dei docenti, la loro non rigorosa selezione che non li rende nemmeno capaci di utilizzare le attrezzature a disposizione. Ho avuto modo di leggere (https://www.huffingtonpost.it/blog/2023/01/08/news/famiglia_finlandese_scappa_italia_scuola-11030844/) anche il parere di Mila Spicola, insegnante, pedagogista e scrittrice, già consulente MIUR e già responsabile scuola del Pd a Palermo, la quale evidenzia la lontananza tra l’obiettivo della società finlandese - la priorità del benessere delle persone, garanzia di miglior apprendimento negli anni della formazione e di maggior produttività nel lavoro - e quello della società italiana, di cui denuncia: “L’obiettivo è il malessere come scelta educativa e sociale, il malessere proprio e altrui”. Dopo questa settaria faziosa affermazione, la Spicola passa a toccare un aspetto più circoscritto, ma per me fondamentale, che è quello della formazione e della selezione dei docenti, che la Finlandia a suo parere fa in modo virtuoso, avvalendosi di un lavoro fianco a fianco fra docenti e dipartimenti universitari di pedagogia e di didattica. Poi la conclusione: “La Finlandia lo ha deciso. E lo ha fatto. Noi, no. Non si tratta di copiare la Finlandia, ma di capire che possiamo decidere cosa vogliamo essere noi e disegnare una scuola aderente allo scopo. Una cosa la potremmo stabilire: basta malessere, basta umiliazioni e basta incompetenze pedagogiche”. Insomma, si torna al tema della formazione, della selezione e dell’agito dei docenti, che deve essere necessariamente competente. Senza tralasciare, pur se implicita, una tiratina d’orecchi al ministro Valditara per il suo recente riferimento al valore pedagogico dell’umiliazione. Non dice però, la Spicola, che in Finlandia un docente viene assunto a scuola per chiamata diretta, non per alchimia da una pluralità di graduatorie, come può essere da noi”.



Ma è proprio vero che l’Italia è ancora ferma ai blocchi di partenza? O, comunque, sono maturi i tempi perché si realizzi l’auspicio della voce del Pd sul superamento delle incompetenze pedagogiche dei docenti?
“Il problema non è generalizzabile ma è comunque presente nella scuola italiana, non escluso in quella del nostro territorio, come riconosce chi in merito non vuol fare il perbenista di turno. In questi giorni ho avuto modo di leggere il saggio di Giuseppe Bertagna Magisterialità pedagogica, abilitazione all’insegnamento e sviluppo della professionalità docente. Il passato, il presente e il futuro. In estrema sintesi, mentre si richiamano i passi già compiuti, pur in un percorso incerto, sulla realizzazione di un circolo virtuoso tra università e preparazione degli insegnanti, si sviluppa la tesi della necessità di “una grande alleanza tra scuola e università per la formazione iniziale e continua dei docenti”, nonché per la loro selezione e inquadramento nel ruolo. Parrebbe proprio un’ipotesi vicina alla via finlandese apprezzata da Mila Spicola. E se si aggiunge che Bertagna è consigliere del ministro Valditara, accanto ad altri professionisti con profili professionali e appartenenze politiche fra loro diversi e lontani (Max Bruschi, Marco Campione e Luciano Chiappetta…), collaboratori di ministri in governi con maggioranze differenti e opposte, mi auguro che, con una squadra bipartisan, possa essere la volta buona per un’inversione di rotta sul tema, senza preclusioni tra colori differenti. Perché la scuola è di tutti e tutti noi non possiamo che volere per questa fondamentale istituzione un futuro migliore dello stato attuale. Così che non ci sia un’altra mamma che concluda la propria lettera con un "Ciao ciao, Siracusa" e "Hola España". Purtroppo, indubbiamente, con non poche ragioni”.

3 commenti:

  1. Gentile professoressa Lafranconi, personalmente mi sento di dover dare molto di più di una tiratina d'orecchie al ministro Valditara per le sciagurate dichiarazioni di cui tutti siamo a conoscenza. Posto che le punizioni corporali (tirata d'orecchie compresa) non sono validi metodi educativi, per l'attuale ministro proporrei la deposizione dalla carica e l'espulsione dall'apparato educativo nazionale, affinché non possa continuare a provocare danni come già ha abbondantemente fatto. La citata dichiarazione, poi, non è da prendere affatto sottogamba in quanto è propriamente l'espressione di un modo di intendere l'educazione oscurantista e fascista, inteso quest'ultimo aggettivo come impositivo, dirigistico e nozionistico senza alcuna spinta verso l'innovazione e il piacere del conoscere, cioè verso quelle due qualità che alla scuola italiana nel suo complesso proprio mancano. Preciso che fascista non è colui che si dichiara tale, ma chi, pur negando di esserso si comporta come tale, come assai meglio di me hanno spiegato numerosi intellettuali e persone di cultura.

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